sabato 24 ottobre 2009

Concluso l'incontro tra cattolici e ortodossi a Cipro. Sul ruolo del vescovo di Roma le delagazioni si riuniranno di nuovo il prossimo anno a Vienna

Si è concluso con un rinvio l'incontro tra cattolici e ortodossi che ha avuto luogo da venerdì scorso a ieri a Paphos (Cipro). Le due delegazioni si sono date appuntamento a Vienna a settembre dell'anno prossimo per cercare un accordo su un tema solo apparentemente tecnico - il ruolo del vescovo di Roma nel primo millennio - che presenta, in realtà, profonde implicazioni ecumeniche. Il nodo, infatti, è il ruolo del papato, all'origine dello scisma che allontanò ortodossi e cattolici dal 1054 ad oggi. Nessuno, in realtà, avrebbe scommesso su un successo veloce e il rinvio non va letto, di conseguenza, come un fallimento. Anzi, i cattolici, guidati dal card. Walter Kasper, leggono l'incontro di Cipro come un passo avanti importante nel quadro della prosecuzione "ponderata, rigorosa e serena" del dialogo con l'Ortodossia. La bozza del documento su cui cattolici e ortodossi lavorano, redatta a Creta, a quanto si apprende è stata esaminata per una buona metà. Anche dopo l'approvazione di questo punto, comunque, restano altri due capitoli aperti: il ruolo del Pontefice nel secondo millennio, a scisma avvenuto, e le prospettive per il futuro. A questi temi verranno dedicati altri incontri dopo quello di Vienna del 2010. Un lavoro di lunga lena, insomma, a cui la Santa Sede guarda con estrema attenzione. Tanto più che tanto Benedetto XVI quanto gli ortodossi - e in particolare il Patraircato di Mosca e di tutte le Russie - tengono molto ad un dialogo visto come la riprova della comune testimonianza della tradizione cristiana in un mondo secolarizzato. Quella tradizione, peraltro, alla quale Papa Ratzinger attribuisce una tale importanza da avere aperto le porte della Chiesa Cattolica tanto ai tradizionalisti anglicani quanto ai lefebvriani. Sui dialoghi tra cattolici e ortodossi gravano, tra l'altro, problemi interni all'ortodossia. In particolare, è la rivalità tra il Patriarcato di Mosca, il più numeroso e quello con l'endorsement politico più forte, quello di Putin e di Medvedev, e il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, giuridicamente il 'primus interpares' tra le Chiese ortodosse. Proprio per uno scontro tra queste due Chiesa la delegazione russa abbandonò i lavori dell'ultima riunione ortodosso-cattolica a Ravenna, mandando all'aria i lavori. Quest'anno i russi sono tornati al tavolo delle trattative, ma è stata palpabile, per i partecipanti, la tensione ancora esistente tra Mosca e Istanbul. A contestare il dialogo con i cattolici, inoltre, si è impegnata anche una minoritaria ma rumorosa fronda greca di oltranzisti anti-ecumenici. Gruppi di monaci e sacerdoti ortodossi di Larnaca hanno disturbato l'incontro chiedendo di bloccarlo. Il Patriarca cipriota Krisostomos li ha sconfessati nell'omelia di apertura dei lavori, sostenendo che sulla strada del dialogo la Chiesa Ortodossa non intende retrocedere.

Apcom