Questa mattina a conclusione della 19° Congregazione generale, Benedetto XVI ha pranzato con i Padri Sinodali, numerosi collaboratori e ospiti nell'atrio dell'Aula Paolo VI. Al termine il Papa ha rivolto un breve discorso. "È adesso - ha detto Benedetto XVI - l'ora di dire grazie. Grazie anzitutto al Signore che ci ha convocato, ci ha riunito, ci ha aiutato ad ascoltare la sua Parola, la voce dello Spirito Santo. E così ha dato anche la possibilità di trovare la strada dell'unità nella molteplicità delle esperienze, l'unità della fede e la comunione nel Signore. Perciò l'espressione "Chiesa famiglia di Dio" non è più solo un concetto, un'idea, è un'esperienza viva di queste settimane. Siamo realmente stati qui riuniti come famiglia di Dio". "Abbiamo fatto, con l'aiuto del Signore, un buon lavoro", ha proseguito Benedetto XVI, che ha sottolineato come il tema non fosse una sfida facile, con due pericoli: "Il tema "riconciliazione, giustizia e pace" implica certamente una forte dimensione politica, anche se è evidente che riconciliazione, giustizia, pace non sono possibili senza una profonda purificazione del cuore, senza un rinnovamento del pensiero, una metànoia, senza una novità che deve risultare proprio dall'incontro con Dio. Ma anche se è così, se questa dimensione spirituale è profonda e fondamentale, pure la dimensione politica è molto reale, perché senza realizzazioni politiche queste novità dello Spirito comunemente non si realizzano. Perciò la tentazione poteva essere di politicizzare il tema, di parlare meno da pastori e più da politici, con una competenza che non è nostra". Per evitare la politicizzazione, l'altro pericolo - ha continuato il Papa - era quello di ritirarsi in un mondo puramente spirituale, magari astratto e bello ma non realistico: "Il discorso di un pastore deve essere realistico, deve toccare la realtà, ma nella prospettiva di Dio e della sua Parola". Quindi la mediazione consiste nell'essere da una parte realmente attenti alla realtà, e dall'altra nel non cadere in situazioni tecnicamente politiche; cioè "indicare - ha sottolineato Benedetto XVI - una parola concreta, ma spirituale"; era questo il grande problema che il Sinodo doveva superare e "siamo, grazie a Dio, riusciti" a farlo. "E per me è anche questo motivo di gratitudine perché facilita molto l'elaborazione del documento post-sinodale". Il Papa ha poi ringraziato i presidenti delegati - "che hanno moderato con grande sovranità e anche con allegria, le sedute del Sinodo" ha detto Benedetto XVI - e i relatori rilevando che "hanno portato il più grande peso del lavoro", anche di notte, anche di domenica, anche durante i pranzi, e che "adesso meritano realmente un grande applauso da parte nostra", ha aggiunto il Papa tra gli applausi che si sono poi moltiplicati quando ha poi annunciato di avere nominato il card. Turkson presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace come successore del card. Martino: "Grazie, Eminenza, per aver accettato. Siamo contenti - ha detto Benedetto XVI - di averla tra poco fra noi. Grazie poi a tutti i Padri, ai delegati fraterni, agli uditori, agli esperti". E "grazie soprattutto al segretario generale, al suo team, che ci ha guidato e organizzato silenziosamente tutto molto bene. Il Sinodo finisce e non finisce. I lavori vanno avanti non solo con l'Esortazione post-sinodale. Synodos vuol dire cammino comune. E rimaniamo - ha concluso il Papa - nel comune cammino con il Signore, andiamo avanti al Signore per preparargli le strade, per aiutarlo ad aprirgli le porte del mondo in modo che possa creare il suo regno tra di noi".