È un’Africa che ha voce quella che esce oggi dall’Aula del Sinodo, un’Africa che ha voglia di rialzarsi e dire basta con lo stare ai margini del mondo, un’Africa che vuole prendere in mano il proprio destino. Non conta solo le sue piaghe, questo continente vivo, ma suggerisce anche i modi per rimettersi in marcia. Ed eccoli, i modi: queste 57 Proposizioni finali che il Sinodo dei Vescovi ha elaborato. Si parte con il ribadire l’importanza della comunione ecclesiale e del Sacramento della Riconciliazione, poiché essa apre la strada allo sviluppo. Tutti i belligeranti, allora, cessino le ostilità, chiedono i Padri Sinodali. Poi, il dialogo, declinato nella forma ecumenica, interreligiosa e con la tradizione africana. Nel primo caso, il Sinodo ricorda che la cristianità divisa è uno scandalo e invita la Chiesa a ricordare la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani. ''Poichè la religione è costantemente politicizzata e diviene causa di conflitti, si richiede con urgenza il dialogo religioso con l'islam e la religione tradizionale africana a tutti i livelli''. ''Questo dialogo - proseguono i vescovi - sarà autentico e produttivo nella misura in cui ogni religione si muove dal profondo della propria fede e incontra l'altra in verità e apertura. I Padri Sinodali pregano che l'intolleranza e la violenza religiose diminuiscano e vengano eliminate per mezzo del dialogo interreligioso''. I vescovi invitano anche a ''superare qualsiasi forma di discriminazione, di intolleranza e di fondamentalismo religioso'' e ''per quanto riguarda la libertà religiosa'', ribadiscono che ''il diritto al culto deve essere messo in risalto''. Quanto alle religioni tradizionali africane, non si rifiuta ciò che di buono e santo contengono, si suggerisce la ricerca scientifica su di loro, si richiede un’azione pastorale per liberare l’Africa dalla piaga della stregoneria. Quindi, la pagina dedicata alla giustizia, articolata in vari punti: sicurezza della società, con l’appello ai governi perché fermino gli omicidi e i sequestri e ridistribuiscano i beni, creando così condizioni di vita migliori e fermando la “fuga dei cervelli”. Altro punto, l’eliminazione della povertà, attraverso un fondo continentale di solidarietà gestito dalla Caritas, la cancellazione del debito e dell’usura. E ancora: il tema dell’evangelizzazione dell’Africa, che deve vedere una maggiore diffusione della Dottrina sociale della Chiesa, e quello dell’educazione, perché anche questo continente vive un’emergenza educativa. Le scuole cattoliche siano tutelate nel diritto di frequenza, chiedono i Padri Sinodali, e lo Stato le sostenga. Centrale anche la difesa dell’ambiente, delle risorse naturali dell’Africa, dei beni essenziali come l’acqua e la terra. Per questo, il Sinodo mette in guardia dallo sfruttamento perpetrato dalle multinazionali, incoraggia le energie rinnovabili, guarda alla difesa degli agricoltori, condanna la cultura del consumismo a favore di quella della moderazione. Quindi, la pagina politica che vede la lotta alla corruzione, l’auspicio di una good governance, la promozione del diritto contro sistemi dispotici e militari in espansione. Le elezioni siano libere, trasparenti e sicure, dice il Sinodo, i leader religiosi siano imparziali, i membri del Parlamento siano assistiti dalla Chiesa. Poi, i temi dell’inculturazione e dell’evangelizzazione, da portare avanti grazie all’aiuto dei teologi, delle piccole comunità cristiane, di laici e catechisti ben preparati, che sappiano anche vincere la sfida di movimenti religiosi esoterici. Il Sinodo guarda anche ai sacerdoti, seminaristi e consacrati: chiede loro di vivere il celibato come dono di Dio, di accertare la propria vocazione, di guardare all’esempio del Curato d’Ars. Inoltre, i Padri Sinodali si soffermano sulle categorie più vulnerabili: famiglie, donne, giovani, bambini, disabili. Per tutti chiedono un maggiore inserimento nella società, la fine delle violenze di cui sono vittime, una cura pastorale attenta. Centrale anche la questione del rispetto della diversità etnica, che va vista come unità nella diversità, piuttosto che come uniformità. E ancora, la questione sanitaria, segnata da Aids, malaria, droga e alcool: contro tutte queste piaghe, l’Africa dice no a stili di vita promiscui che ne aumentano la diffusione, vuole un accesso paritario e a basso costo ai medicinali, chiede la produzione di vaccini, incoraggia il lavoro della Chiesa. Il Sinodo dei vescovi denuncia ufficialmente il diffondersi di una ''legislazione che penalizza tutti gli ingressi clandestini nelle nazioni straniere e consolati e polizia di frontiera che discriminano negli aeroporti i passeggeri africani''. ''Nel continente africano ci sono circa 15 milioni di migranti'', ricordano i vescovi. ''Molti - aggiungono - considerano gli immigranti un peso e li considerano con sopspetto e li ritengono un pericolo e una minaccia''.''Tutto ciò spesso porta ad espressioni di intolleranza, xenofobia e razzismo'', osservano i vescovi, che notano come come alcuni recenti sviluppi siano ''preoccupanti''. ''I Padri sinodali - si legge ancora nella proposizione - credono innanti tutto che le politiche e le leggi migratorie restrittive del mondo contro gli Africano violino sempre più il principio della destinazione universale dei beni creati e gli insegnamenti della Chiesa sui diritti umani, sulla libertà di movimento e sui diritti dei lavorati migranti''. Per questo, chiedono ai governi di applicare ''la legge internazionale sulle migrazione in modo giusto e conveniente senza discriminare i passeggeri africani'' e di ''propugnare un giusto trattamento dei rifugiati''. Analoga attenzione è riservata ai detenuti, i cui diritti fondamentali non vanno violati. Il Sinodo per l'Africa chiede l'abolizione totale e universale della pena di morte. ''La dignità della persona - recita infatti la proposizione 55 - richiede che i suoi diritti fondamentali siano rispettati anche quando essa non rispetta i diritti degli altri. La pena di morte fa fallire tale intenzione. A volte, la pena di morte è usata per eliminare gli oppositori politici. Inoltre, la povera gente che non può difendersi da sola, è più facilmente soggetta a questa pena definitiva e inappellabile. Questo sinodo invoca l'abolizione totale e universale della pena di morte''. I vescovi africani riuniti in Vaticano condannano poi come ''inaccettabile'' il Protocollo di Maputo sui diritti delle donne approvato dall'Unione Africana nel 2003, che all'articolo 14,2/c raccomanda l'aborto terapeutico ''nei casi di violenza sessuale, stupro, incesto e quanto portare avanti la gravidanza comprometterebbe la salute mentale e fisica della donna o la vita della donna o del feto''.''Secondo l'insegnamento della Chiesa - scrivono i vescovi nella proposizione numero 20 - l'aborto e' contrario alla volonta' di Dio. Inoltre questo articolo è in contraddizione con i diritti umani e con il diritto alla vita. Banalizza la serietà del crimine dell'aborto e svaluta il ruolo della maternità. La Chiesa condanna questa posizione sull'aborto, proclamando che per valore e dignità la vita umana sia protetta dal concepimento fino alla morte naturale''. ''I Padri Sinodali - conclude la proposizione - invitano la Chiesa in Africa e nelle sue isole ad usare i mezzi e le strutture necessarie per accompagnare donne e coppie tentate di abortire. Inoltre lodano il coraggio dei governi che combattono l'aborto nella loro legislazione''. Proposizioni singole sono poi dedicate alla globalizzazione, definita ambigua e che deve basarsi sulla solidarietà. Un’altra proposizione è riservata alla comunicazione, perché la Chiesa sia più presente nei mass media e il giornalismo sia etico, lontano da sensazionalismi e disinformazione. Infine, il Sinodo affida la Chiesa d’Africa a Maria, vero modello di riconciliazione, giustizia e pace. Il “Sinodo della Nuova Pentecoste”, così lo definiscono i Padri Sinodali, apre dunque la strada ad un’Africa di speranza, piena di voglia di fare e di fare anche da sola. E il mondo cerchi di non dimenticarlo.
Radio Vaticana, Asca