sabato 17 ottobre 2009

I temi più controversi per i lefebvriani sul tavolo dei colloqui dottrinali. La Fraternità pensa allo status di 'prelatura personale'

È un appunto di lavoro di poche pagine quello che è stato predisposto per l’inizio dei colloqui fra la Santa Sede e la Fraternità San Pio X fondata da Lefebvre. Un appunto che elenca alcuni dei temi considerati più controversi dai lefebvriani – la collegialità episcopale, la libertà religiosa, l’ecumenismo e il rapporto con le religioni non cristiane – proponendo un’interpretazione dei testi del Concilio Vaticano II alla luce della tradizione, secondo quella che Benedetto XVI ha definito "l’ermeneutica del rinnovamento nella continuità". Una lettura di tutt’altro segno rispetto a quell’"ermeneutica della discontinuità", che secondo il Papa ha avuto la meglio nei mass media e in parte della teologia moderna, e che presenta il Vaticano II come un evento di totale rottura con il passato affermando la necessità di spingersi oltre gli stessi documenti conciliari in nome dello "spirito del Concilio". Il primo incontro tra le due delegazioni avverrà la mattina di lunedì 26 ottobre nel palazzo del Sant’Uffizio. La delegazione della Fraternità, che ha ottenuto il permesso di celebrare la Messa antica in Vaticano prima dell’inizio dei lavori, sarà guidata dal vescovo Alfonso de Gallareta, direttore del seminario dell’Argentina. Due erano le condizioni previe che la Fraternità aveva posto al Vaticano: la liberalizzazione del messale preconciliare e la revoca della scomunica per i quattro vescovi consacrati illecitamente. Benedetto XVI, con grande magnanimità, ha acconsentito ad entrambe le richieste. Ora si entra nel vivo del confronto. "Nessuno vuole tornare indietro o cancellare il Concilio – spiegano a Il Giornale autorevoli fonti vaticane –. Si tratta invece di leggerlo e interpretarlo correttamente, come è già stato fatto nel Catechismo della Chiesa Cattolica pubblicato nel 1992". Il percorso non sarà breve. I lefebvriani, comunità piccola ma diffusa in vari Paesi, puntano a ottenere dal Vaticano lo status di "prelatura personale", fino ad oggi riconosciuto soltanto all’Opus Dei.

Andrea Tornielli, Il Giornale