sabato 17 ottobre 2009

La presentazione della bozza del Messaggio finale chiude la seconda settimana dei lavori sinodali. Un messaggio che farà bene all'Africa

Alla presenza di Benedetto XVI, si è svolta stamani la sedicesima Congregazione generale del Sinodo dei Vescovi per l’Africa. A chiudere la seconda settimana di lavori è stata la presentazione della bozza del Messaggio finale dell’Assemblea, letto da mons. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, presidente della commissione che si è occupata della redazione. Il documento provvisorio verrà poi rivisto, sottoposto al voto dell’Aula e presentato ufficialmente venerdì prossimo. Ricco, pieno di speranza, che colpisce al cuore e potrà essere cibo per la fede di molti africani. I Padri Sinodali hanno definito così il Messaggio provvisorio presentato stamani in Aula. Un testo letto da quattro voci diverse in quattro lingue diverse: inglese, italiano, francese e portoghese. Quattro lingue e quattro voci, dunque, ma per un unico contenuto cruciale: il tema della riconciliazione, della giustizia e della pace è della massima urgenza in Africa e deve permeare tutto il continente. Il Messaggio provvisorio del Sinodo parte da qui e le linee tracciate finora, e in attesa della versione definitiva, fanno riferimento all’importanza di pace e giustizia nella famiglia, nei confronti delle donne, in un mondo politico che deve essere al servizio del bene comune; fanno riferimento al bisogno di tutelare i bambini e l’ambiente, alla necessità di sviluppare la comunicazione sociale della Chiesa e di cambiare i principi che regolano la finanza mondiale. La bozza di Messaggio guarda anche alla preparazione culturale dei fedeli laici, alla necessità di sostegno e di formazione per i giovani, che rappresentano più del 60% delle popolazione africana, e alla cooperazione in tutto il sud del mondo. Nel testo provvisorio, i Padri Sinodali pensano, poi, ai tanti migranti africani nel globo, riflettono su una maggiore diffusione della Dottrina Sociale della Chiesa, rendono omaggio ai tanti missionari, in Africa e nel resto del mondo, che si prodigano per il cristianesimo. Nonostante in tutti questi anni sia stato profuso un notevole impegno e nonostante le considerevoli conquiste tecnologiche, povertà, malattie e fame ancora uccidono migliaia di persone nel mondo, in Africa in maniera impressionante. Naturale dunque che l'appello ricorrente in aula sia stato in questi giorni, ma sabato mattina in modo ancor più evidente, quello ad aiutare presto e concretamente l'Africa, perché la gente continua a morire ogni giorno e sempre più numerosa. Il Messaggio ancora in bozza, inoltre, si sofferma sull’importanza del dialogo interreligioso ed ecumenico, da coltivare sempre, perché l’unità è fonte di grande forza. Infine, i Padri Sinodali invitano l’Africa a non disperarsi perché il continente è ricco delle benedizioni di Dio e ribadiscono che il destino del Paese è nelle mani degli africani stessi e che tocca soprattutto a loro dare nuovo slancio al continente. Comune identità di vedute anche per quanto riguarda le cause delle situazioni drammatiche in cui versano molti Paesi. Si tratta di un duplice ordine di responsabilità: gruppi di pressioni esterne all'Africa, capaci di imporre linee ideologiche e scelte economiche compiacenti per i propri interessi egoistici; uomini di governo africani facilmente corruttibili, del tutto insensibili alle sorti delle loro popolazioni, avidi di facili guadagni. Ma se nel messaggio questo quadro sarà rimarcato, come chiesto dall'assemblea sinodale anche nei ventisei interventi liberi di questa mattina, con altrettanta chiarezza si dovrà delineare la responsabilità pastorale della Chiesa chiamata ad assistere il popolo di Dio che è in Africa. Le potenzialità ci sono, perché si tratta di una comunità ecclesiale viva e vivace, che si trova, tuttavia, di fronte a una grande difficoltà: quella di comunicare ciò che di bello e di buono riesce a fare. Questo perché si è fatto poco sino a oggi - e al Messaggio del sinodo si chiede di ribadire la necessità di un'inversione di tendenza in questo senso - per cercare uno sbocco nel mondo dei media. Se non si presterà attenzione all'importanza che la comunicazione ha assunto oggi, sarà inutile anche continuare a lamentarsi perché i giornali parlano solo delle disgrazie dell'Africa e mai delle tante ricchezze morali e spirituali che la gente africana riesce a esprimere. Proprio in questo senso vanno le congratulazioni che il sinodo rivolge pubblicamente a quei tanti Paesi africani che, da diversi anni, sono usciti dal clima di violenza e di guerra civile che aveva sconvolto la popolazione e sono stati capaci di intraprendere, con successo, la strada della vera democrazia. La conoscenza di questi successi - ne sono convinti i Padri Sinodali - sarebbe sicuramente un ottimo incentivo per tutti quei Paesi che invece ancora oggi convivono con la violenza. Sono stati fatti i nomi della Somalia, dell'Uganda settentrionale, del Sudan meridionale ed è stata evocata la tragicità della situazione di milioni di persone nella regione dei Grandi Laghi. A quanti hanno in mano le sorti di questi popoli, attraverso il messaggio si potrebbe chiedere una piena assunzione di responsabilità. Anche se a farlo dovrebbe essere la stessa comunità internazionale, perché la conseguenza negativa di questo comportamento deplorevole, è la denuncia del Sinodo, è davanti agli occhi del mondo intero: non solo povertà e morte violenta o per fame, ma anche recrudescenza di malattie letali, tra le quali si chiede di inserire, oltre all'Aids, anche malattie "storiche" come la malaria, che colpisce oltre duecentocinquanta milioni di persone, o la tubercolosi, che affligge oltre duecento milioni. L'Hiv infetta trenta milioni di individui, anche se causa ancora il maggior numero di vittime. Durante la congregazione l'arcivescovo Eterovic ha presentato ai Padri Sinodali il libro di Gianfranco Svidercoschi "Un Papa che non muore" dedicato a Giovanni Paolo II.