Asca
martedì 16 febbraio 2010
Consegnate al Papa le richieste delle vittime dei preti pedofili in Irlanda: non un monumento commemorativo, ma giustizia e una richiesta di perdono
Nessun ''monumento'' per le vittime degli abusi sessuali da parte dei preti in Irlanda, ma un meccanismo chiaro per il pagamento dei risarcimenti da parte degli ordini religiosi, dimissioni immediate di tutti i vescovi coinvolti, una ristrutturazione delle diocesi irlandesi, troppe per un Paese così piccolo, e una ''chiara richiesta di perdono'' da parte di Papa Benedetto XVI: sono queste le richieste delle vittime dello scandalo pedofilia nella Chiesa irlandese, per il quale è stato convocato, ieri e oggi, un vertice straordinario a cui partecipano il Papa, i vescovi dell'isola e i capi di numerosi dicasteri della Curia romana. Alcune di queste richieste, contenute in una lettera firmata da John Kelly, coordinatore dell'Irish Survivors of Child Abuse, sono state consegnate dai vescovi direttamente al Pontefice. In particolare, Kelly chiede che la Chiesa cooperi ad assicurare alla giustizia civile i responsabili degli abusi o della loro copertura, e auspica la creazione di una commissione interna per esaminare la condotta di preti ed ordini religiosi complici dello scandalo. Le associazioni chiedono anche al Vaticano di farsi garante dei beni che alcuni ordini religiosi, quelli che gestivano le scuole pubbliche teatro degli abusi sistematici evidenziati dal cosiddetto Ryan Report, hanno affidato al governo perchè ne facesse un fondo che paghi i risarcimenti per le vittime. In questo modo, protestano pero' le associazioni, i soldi rimangono bloccati: di qui la richiesta che i beni degli ordini vengano liquidati immediatamente e che i proventi delle vendite vengano versati direttamente alle vittime stesse. Altrimenti, minacciano, queste chiederanno i danni direttamente alla Chiesa per via giudiziaria, una mossa che potrebbe portare alla bancarotta di numerose diocesi come già accaduto negli Stati Uniti. Quello che le vittime non vogliono, invece, è un monumento commemorativo, come raccomandato sempre dal Ryan Report: ''Se ci fanno un monumento adesso in qualche parte dell'Irlanda - ha detto Michael O'Brien dell'associazione Right to Peace -, la gente penserà che abbiamo ottenuto quello che vogliamo''. Tra le altre richieste delle vittime, ci sono le dimissioni di tutti quei vescovi ''che hanno cooperato alla cultura della copertura degli abusi'', e questo ''senza aspettare di vedere fino a che punto verranno criticati in qualche futuro rapporto sulla situazione nelle loro diocesi''. Il riferimento, in particolare, è al caso di mons. Martin Drennan, vescovo di Galway ed ex-ausiliare di Dublino, citato dal rapporto Murphy sugli abusi in quest'ultima diocesi ma che, fino ad oggi, ha respinto sdegnosamente le richieste di dimissioni che gli sono arrivate ed è in questi giorni a Roma per partecipare al summit con Benedetto XVI. Infine, le vittime si aspettano da Papa Benedetto XVI, nei prossimi giorni oppure in occasione del suo viaggio nel Regno Unito del settembre di quest'anno, una ''chiara richiesta di perdono'', non delle ''deboli scuse'', a tutti gli irlandesi, insieme ad una ristrutturazione delle ben 26 diocesi dell'isola: troppe, per un Paese con solo 6 milioni di abitanti. Infine, l'ex-provinciale dei gesuiti in Irlanda, l'influente padre Gerry O'Hanlon, ha chiesto al Papa di convocare un Sinodo nazionale e di rivedere le regole di nomina dei vescovi per renderle ''più trasparenti, rappresentative e responsabili per i fedeli''.