Anzitutto, quel giorno, il nuovo Papa comunica alla Chiesa una certezza: sei viva. Sei giovane. Come quei giovani, e non più tanto giovani, che per giorni, in un gigantesco e paziente affluente umano, hanno voluto portare l’ultimo bacio e il sussurro di una preghiera a Giovanni Paolo II. All’ombra del grande Papa adesso c’è un nuovo inizio, dice il nuovo Papa. E dalla cifra di una personalità per anni descritta con stucchevoli clichè, attribuibili a un burbero quanto generico “sorvegliante”, si staglia uno sconosciuto ma autentico tratto caratteriale, l’umiltà: “Il mio vero programma di governo è quello di non fare la mia volontà, di non perseguire mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parola e della volontà del Signore e lasciarmi guidare da Lui, cosicché sia Egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia”.
L’uomo diventato Papa parla del ruolo del Pastore. E’ un ruolo che richiede una consapevolezza che lui ha maturato servendo la Chiesa da un vertice che esigeva equilibrio, misura, trasparenza. Ed è consapevole dell’esistenza di “deserti” umani che fanno spavento e sono conosciuti, la miseria, la fame, e di abissi interiori che lui e in pochi conoscono: “Vi è il deserto dell’oscurità di Dio, dello svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell’uomo. I deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi. Perciò i tesori della terra non sono più al servizio dell’edificazione del giardino di Dio, nel quale tutti possano vivere, ma sono asserviti alle potenze dello sfruttamento e della distruzione”.
E’ riconosciuto il male, ma anche la direzione della salvezza. Sono la Chiesa e i Pastori, afferma il nuovo Papa, che “come Cristo devono mettersi in cammino per condurre gli uomini fuori dal deserto verso l’amicizia con il Figlio di Dio”. Per quello e solo per quello si è chiamati al sacerdozio, si è cristiani: “Noi esistiamo, pastori e cristiani, per mostrare Dio agli uomini. E solo laddove si vede Dio, comincia veramente la vita. Solo quando incontriamo in Cristo il Dio vivente, noi conosciamo che cosa è la vita. Non siamo il prodotto casuale e senza senso dell’evoluzione. Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario. Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con lui”.
Altre parole ispirate, altre immagini che valgono da sole cento omelie: “noi soffriamo per la pazienza di Dio” verso chi compie il male, “e nondimeno abbiamo tutti bisogno della sua pazienza” perché “ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai suoi crocifissori”. Il nuovo Papa ha appena preso la parola e le sue parole rivelano una sapienza consumata. Ma il sapiente è, nel più profondo, un uomo umile, ai suoi primi colpi nella Vigna del Signore. Il nuovo capo di un corpo al quale chiede, e lo fa ancora oggi, il suo sostegno: “Pregate per me, perché io impari ad amare sempre più il suo gregge – voi, la Santa Chiesa, ciascuno di voi singolarmente e voi tutti insieme. Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi”.
Radio Vaticana