Il Papa all'ambasciatore belga: la Chiesa reclama solo la libertà di proporre il suo messaggio senza imporlo. La vita e la dignità umane bene prezioso
“Avendo come obiettivo il bene comune, la Chiesa non reclama altro che la libertà di poter proporre” il suo “messaggio senza imporlo”, “nel rispetto della libertà delle coscienze”: è quanto ha detto oggi il Papa nel suo discorso all’ambasciatore del Belgio, Charles Ghislain, in occasione della presentazione delle credenziali (foto). Ricordando l’importante ruolo del Belgio nell’ambito delle istituzioni europee, Benedetto XVI ha sottolineato quanto il Paese si sia distinto “nella ricerca di un consenso in situazioni assai complesse”. Per Benedetto XVI, quella ricerca del consenso che ha distinto il Belgio nelle questioni politiche europee è da incoraggiare anche per le “sfide interne”. “Per portare frutto a lungo termine – ha aggiunto il Papa – l’arte del consenso non si riduce ad una abilità puramente dialettica, ma deve cercare il vero e il bene”. Nel chiedere al nuovo ambasciatore di porgere i propri saluti al re Alberto II, Benedetto XVI ha voluto ricordare le due dolorose tragedie che hanno colpito il Belgio quest’anno: il crollo di una palazzina a causa di una fuga di gas a Liege a gennaio, e l’incidente ferroviario di Buizingen a febbraio. “Queste catastrofi – ha osservato il Pontefice – ci fanno misurare la fragilità dell’esistenza umana e la necessità, per proteggerla, di una autentica coesione sociale, che non indebolisce la legittima diversità delle opinioni”. “La vita e la dignità umane costituiscono un bene prezioso – ha proseguito il Papa – che bisogna difendere e promuovere con risoluzione appoggiandosi sul diritto naturale”. Benedetto XVI ha poi ribadito che “la Chiesa si inscrive pienamente nella storia e nel tessuto sociale” della nazione belga ed “auspica di continuare ad essere un fattore di convivialità armoniosa fra tutti”, apportando “un contributo assai attivo, specialmente, attraverso le sue numerose istituzioni educative, le sue opere a carattere sociale, e tramite l’impegno benevolo di numerosi fedeli”. Dal canto suo, il nuovo ambasciatore del Belgio presso la Santa Sede ha richiamato i principi della laicità che ispirano i movimenti politici del Paese, dove diverse culture e religioni convivono in armonia. “Abbiamo edificato una società in cui tutte le confessioni, filosofie e culture rispettano in maniera costruttiva le specificità di ciascuno” ha spiegato il diplomatico precisando che, se il Belgio appare un Paese diviso, la sua Conferenza episcopale è unita e pratica una sussidiarietà che tutti apprezzano, così come il Consiglio belga dei leader religiosi ha un indirizzo comune solidale, uno spirito aperto ed è impegnato nella difesa dei diritti umani. All’ambasciatore che ha espresso la volontà di apportare il proprio contributo al dialogo per la pace, il Papa ha risposto che “la Chiesa è...felice di mettersi a servizio di tutte le componenti della società belga” e che essa, “come istituzione, possiede un diritto ad esprimersi pubblicamente”, diritto condiviso “con tutti gli individui e tutte le istituzioni per manifestare il proprio parere sulle questioni di interesse comune”. Il Pontefice ha inoltre richiamato la figura del belga Joseph de Veuster recentemente canonizzato, esempio di carità cristiana di cui i belgi devono esser fieri. E si è detto convinto che, “malgrado le evoluzioni sociali, il concime cristiano è ancora ricco” in terra belga e che “può nutrire generosamente l’impegno di un numero crescente di volontari”. Infine, Benedetto XVI ha rivolto un pensiero ai vescovi del Belgio, che saranno a Roma in visita 'ad Limina apostolorum' a partire dal 3 maggio, e ancora ai sacerdoti e alla comunità cattolica belga, esortando ad una testimonianza audace della fede e di “valori che rispettino la natura umana e che corrispondano alle aspirazioni spirituali più profonde e più autentiche della persona”.