mercoledì 14 aprile 2010

Il Papa: la forza profetica del sacerdote nel mostrare l’unica novità per l'autentico rinnovamento dell’uomo, Cristo il Dio Vivente che dona la Verità

Il “primo compito” del sacerdote è il “munus docendi”, cioè “quello di insegnare”: un “compito” che oggi, “in piena emergenza educativa”, “risulta particolarmente importante”, se “esercitato concretamente attraverso il ministero di ciascun sacerdote”. Lo ha detto il Papa, che ha dedicato la catechesi dell’Udienza generale di questa mattina, in una Piazza San Pietro affollata da più di 30mila fedeli, alla “realtà feconda della configurazione del sacerdote a Cristo Capo, nell’esercizio dei ‘tria munera’ che riceve, cioè dei tre uffici di insegnare, santificare e governare”. Il sacerdote che “insegna”, ha puntualizzato subito dopo Benedetto XVI, “non propone mai se stesso, il proprio pensiero o la propria dottrina, ma, come Cristo rivela all’umanità il volto del Padre, la profonda comunione d’amore che Dio vive in se stesso e la ‘via’ che conduce a Lui, così il sacerdote è chiamato ad indicare agli uomini la realtà e la presenza di Dio, vivo ed operante nel mondo, annunciando tutto ciò che Dio stesso ha rivelato di Sé, che la tradizione ci ha consegnato e che il magistero autentico ha ininterrottamente interpretato per duemila anni”. “Rendere presente, nella confusione, nel disorientamento dei nostri tempi, la luce che è la Parola di Dio, che è Cristo stesso nel mondo”. In un’ampia parentesi a braccio, Benedetto ha spiegato che “il sacerdote non insegna le proprie idee. Non parla da sé e non parla per sè, per crearsi ammiratori o un proprio partito: il sacerdote insegna in nome di Cristo, propone la verità che è Cristo stesso, la sua Parola, il suo modo di vivere, di andare avanti”. In un’epoca in cui non si sa più “cosa è il mondo, da dove viene, come dobbiamo vivere”, ha proseguito il Papa sempre fuori testo, e in cui “su tutto questo ci sono filosofie contrastanti” e domina “una grande confusione”, il sacerdote ci insegna “come vivere, perché non sappiamo più per che cosa siamo fatti, dove andiamo”. Gesù stesso, ha ricordato Benedetto XVI, dice “la mia dottrina non è mia”, cioè “non propone se stesso, ma da Figlio propone la Parola del Padre”: “Così il sacerdote deve dire: la mia dottrina non è mia, ma sono la bocca e il cuore di Cristo”. “Il sacerdote non annuncia le proprie idee”, ha ribadito il Papa, “ma ciò – ha precisato – non significa che sia neutro, un semplice portavoce”. Anche in questo, “vale il modello di Cristo, che affermava: ‘Io sono non da me non vivo per me, ma vengo dal Padre’”. Di qui la “profonda identificazione” del sacerdote con Cristo, a partire dalla consapevolezza che “la dottrina di Cristo è la dottrina del Padre, Cristo è uno con il Padre”. Ed ecco il secondo imperativo: “Il sacerdote che annuncia la fede della Chiesa, non le proprie idee – le parole di Benedetto XVI – deve anche dire: ‘Io non vivo da me e per me, ma da Cristo e con Cristo’. La sua vita deve identificarsi in Cristo”, come raccomanda Sant’Agostino. “L’insegnamento che si è chiamati ad offrire, le verità della fede da comunicare devono essere interiorizzate e vissute in un intenso cammino spirituale personale”, ha affermato il Pontefice, secondo il quale “il sacerdote crede, accoglie e cerca di vivere, prima di tutto come proprio, quanto il Signore ha insegnato e la Chiesa ha trasmesso, in quel percorso di immedesimazione con il proprio ministero di cui san Giovanni Maria Vianney è testimone esemplare”. La “forza profetica” del sacerdote consiste “nel non essere mai omologato, né omologabile, ad alcuna cultura o mentalità dominante, ma nel mostrare l’unica novità capace di operare un autentico e profondo rinnovamento dell’uomo, cioè che Cristo è il Dio vicino, il Dio che opera nella vita e per la vita del mondo”. “Nella preparazione attenta della predicazione festiva, senza escludere quella feriale, nello sforzo di formazione catechetica, soprattutto dei giovani e degli adulti, nelle scuole e nelle istituzioni accademiche e, in modo speciale, attraverso quel libro non scritto che è la sua stessa vita – le parole di Benedetto XVI – il sacerdote è sempre docente”. “Ma non con la presunzione di chi impone proprie verità – ha puntualizzato il Santo Padre - bensì con l’umile e lieta certezza di chi ha incontrato la Verità, ne è stato afferrato e trasformato, e perciò non può fare a meno di annunciarla”. Il sacerdozio, infatti, “nessuno lo può scegliere da sé, non è un modo per raggiungere una sicurezza nella vita, per conquistare una posizione sociale: nessuno può darselo, né cercarlo da sé. Il sacerdozio è risposta alla chiamata del Signore, alla sua volontà, per diventare annunciatori non di una verità personale, ma della sua verità”. “Il Signore ha affidato ai sacerdoti un grande compito”, ha detto il Papa rivolgendosi ai preti: “essere annunciatori della Sua Parola, della Verità che salva; essere sua voce nel mondo per portare ciò che giova al vero bene delle anime e all’autentico cammino di fede”. “San Giovanni Maria Vianney sia di esempio per tutti i sacerdoti”, l’auspicio di Benedetto XVI, che ha definito il curato d’Ars “uomo di grande sapienza ed eroica forza nel resistere alle pressioni culturali e sociali del suo tempo per poter condurre le anime a Dio: semplicità, fedeltà ed immediatezza erano le caratteristiche essenziali della sua predicazione, trasparenza della sua fede e della sua santità”. “Il popolo cristiano – ha fatto notare il Papa - ne era edificato e vi riconosceva ciò che si dovrebbe sempre riconoscere in un sacerdote: la voce del Buon Pastore”. Secondo il Papa, infatti, “il popolo cristiano domanda di ascoltare dai nostri insegnamenti la genuina dottrina ecclesiale, attraverso la quale poter rinnovare l’incontro con Cristo che dona la gioia, la pace, la salvezza”. La Sacra Scrittura, gli scritti dei Padri e dei Dottori della Chiesa, il Catechismo della Chiesa Cattolica: questi i “punti di riferimento imprescindibili” nell’esercizio del “munus docendi” del sacerdote, “essenziale per la conversione, il cammino di fede e la salvezza degli uomini”,e per realizzare il “mandato missionario”.

SIR

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa