Esequie del card. Mayer. Il Papa: Chiesa anticipo imperfetto della Gerusalemme celeste, con limiti e peccati, bisognoso di conversione e purificazione
E’ la speranza, per i cristiani, il carattere distintivo di ogni funerale: così il Papa nell’omelia pronunciata questa mattina, durante il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio, al termine della Messa funebre per il card. Paul Augustin Mayer, celebrata dal cardinale decano Angelo Sodano, nella Basilica Vaticana. Con parole commosse Benedetto XVI ha ripercorso l’itinerario di vita dell’anziano porporato tedesco, spentosi venerdì scorso all’età di 98 anni, nato “nella mia stessa terra”, ha ricordato il Papa, ad Altötting in Baviera “dove sorge il celebre Santuario mariano”. “Ogni nostra celebrazione esequiale si colloca sotto il segno della speranza.” Se “nell’ultimo respiro di Gesù sulla croce, - ha spiegato il Santo Padre - Dio si è donato interamente all’umanità, colmando il vuoto aperto dal peccato e ristabilendo la vittoria della vita sulla morte”, allora “ogni uomo che muore nel Signore partecipa per la fede a questo atto di amore infinito, in qualche modo rende lo spirito insieme con Cristo, nella sicura speranza che la mano del Padre lo risusciterà dai morti e lo introdurrà nel Regno della vita”. “In un’epoca come la nostra, nella quale la paura della morte getta molte persone nella disperazione e nella ricerca di consolazioni illusorie, il cristiano si distingue per il fatto che pone la sua sicurezza in Dio, in un Amore così grande da poter rinnovare il mondo intero”. E se “il desiderio più profondo dell’umanità”, espresso nella visione della nuova Gerusalemme, è “quello di vivere insieme nella pace, senza più la minaccia della morte, ma godendo della piena comunione con Dio e tra di noi”. La Chiesa ha indicato Benedetto XVI è “una prefigurazione sulla terra di questa meta finale”. "E’ un anticipo imperfetto, segnato dai limiti e dai peccati, e dunque bisognoso sempre di conversione e purificazione; e, tuttavia, nella comunità eucaristica si pregusta la vittoria dell’amore di Cristo su ciò che divide e mortifica". “L’amore di Cristo ci ha raccolti nell’unità”: questo è il motto episcopale del defunto card. Mayer, che formatosi alla scuola dei Padri benedettini, a soli 20 anni divenne monaco, per lungo tempo apprezzato docente e poi rettore del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, consacrato vescovo nel 1972 negli anni a venire ha ricoperto prestigiosi incarichi: tra i quali segretario della Congregazione per i religiosi e gli istituti secolari, impegnato ad attuare le nuove disposizioni del Concilio Vaticano II, quindi prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti; creato cardinale nel 1985 è stato in seguito presidente della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”. Radio Vaticana