sabato 1 maggio 2010

Festa di San Giuseppe Lavoratore. Il Papa: valenza etica del lavoro umano. Da stili di vita sobri e solidali una società giusta e un futuro migliore

Oggi, primo maggio, la Chiesa celebra fa Festa di San Giuseppe Lavoratore, istituita da Pio XII nel 1955 per dare un protettore ai lavoratori e un senso cristiano alla festa internazionale del lavoro che ricorre in questo giorno. Benedetto XVI nei suoi cinque anni di Pontificato ha dedicato molti suoi interventi alla questione. Il Papa, che sin dalla sua elezione si definisce “un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore”, guarda, soprattutto in questo periodo di crisi, ai tanti disoccupati nel mondo, ai precari che non possono progettare il futuro e a quanti sono sfruttati: “Desidero esprimere il mio incoraggiamento alle autorità sia politiche che civili, come anche agli imprenditori, affinché con il concorso di tutti si possa far fronte a questo delicato momento. C’è bisogno, infatti, di comune e forte impegno, ricordando che la priorità va data ai lavoratori e alle loro famiglie” (Angelus, 1° marzo 2009).
Va alle cause della crisi attuale: un’economia dominata dalle speculazioni finanziarie, in cerca di rapidi e facili guadagni, una mentalità individualistica e materialistica. Ma indica una causa più profonda, l'attaccamento al denaro, l'avarizia umana: “L'avarizia umana è idolatria. Noi dobbiamo denunciare questa idolatria che sta contro il vero Dio e la falsificazione dell'immagine di Dio con un altro Dio, "mammona". Dobbiamo farlo con coraggio ma anche con concretezza" [Incontro con i parroci e il clero della diocesi di Roma (26 febbraio 2009)].
Benedetto XVI invita a non scoraggiarsi: la crisi può diventare un’opportunità per rivedere i modelli di sviluppo. Ma occorre cambiare gli stili di vita: “Forse mai come oggi la società civile comprende che soltanto con stili di vita ispirati alla sobrietà, alla solidarietà ed alla responsabilità, è possibile costruire una società più giusta e un futuro migliore per tutti” [Agli Amministratori della Regione Lazio, del Comune e della Provincia di Roma (12 gennaio 2009)].
Il Papa non demonizza il profitto, che è necessario, ma non deve essere l’unico scopo dell’economia e del lavoro di cui mette in evidenza la valenza etica: “Dal primato della valenza etica del lavoro umano, derivano ulteriori priorità: quella dell’uomo sullo stesso lavoro, del lavoro sul capitale, della destinazione universale dei beni sul diritto alla proprietà privata: insomma la priorità dell’essere sull’avere” [Ai dirigenti delle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani - ACLI (27 gennaio 2006)].
Chiede “un lavoro dignitoso per tutti”. “Il lavoro – afferma - riveste primaria importanza per la realizzazione dell’uomo e per lo sviluppo della società”, ma aggiunge: “Al tempo stesso, è indispensabile che l'uomo non si lasci asservire dal lavoro, che non lo idolatri, pretendendo di trovare in esso il senso ultimo e definitivo della vita” (19 marzo 2006: Santa Messa per i lavoratori).
Benedetto XVI ricorda l’importanza del riposo domenicale, scelta di civiltà che rimanda alla santificazione del lavoro. Affida quindi a San Giuseppe i giovani che fanno difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro. E a tutti i lavoratori indica lo stile del loro patrono, sposo di Maria, uno stile, del resto, fatto proprio anche da Gesù: “La sua grandezza risalta ancor più perché la sua missione si è svolta nell'umiltà e nel nascondimento della casa di Nazaret … Dall'esempio di San Giuseppe viene a tutti noi un forte invito a svolgere con fedeltà, semplicità e modestia il compito che la Provvidenza ci ha assegnato” (Angelus, 19 marzo 2006).

Radio Vaticana