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giovedì 15 luglio 2010
'L'Osservatore Romano': la proposta sulle donne vescovo nella Chiesa anglicana non tiene conto delle diverse tradizioni e del futuro del dialogo
"Il dibattito sulla consacrazione delle donne vescovo si è venuto ampliando e approfondendo in questi ultimi anni, mostrando la pluralità delle posizioni presenti in Inghilterra, la cui comunità si è dovuta confrontare anche con le ricadute ecumeniche, in senso lato, delle conseguenze di questa decisione, dal momento che era evidente che su essa si misurava la capacità di proseguire il dialogo per una piena e visibile comunione non solo con la Chiesa cattolica, ma anche con le Chiese ortodosse". E' quanto si legge su L'Osservatore Romano a commento della decisione presa dall'annuale sinodo degli anglicani d'Inghilterra che si è tenuto a York dall'8 al 13 luglio ed ha approvato le modifiche alle norme per la consacrazione dei vescovi in modo che essa possa essere aperta anche alle donne, tanto che si pensa che già nel 2014 sarà possibile consacrare la prima donna vescovo. "Il dibattito, la votazione e i commenti successivi hanno mostrato quanto si sia polarizzata la discussione su questo tema, tanto che alcuni hanno pubblicamente contestato il risultato - scrive il quotidiano del Vaticano -, sostenendo che con esso si mette a rischio non solo il futuro del dialogo ecumenico, ma la stessa esistenza della comunità anglicana inglese, poiché si va a toccare un elemento fondamentale della tradizione anglicana, evocando il 1994, l'anno dell'ordinazione sacerdotale della prima donna nella Chiesa di Inghilterra, che provocò l'abbandono di migliaia di fedeli, che non si riconobbero nelle decisioni del sinodo". "Nel sermone a conclusione dell'incontro di York, l'arcivescovo di Canterbury Rowan Williams (nella foto con Benedetto XVI) ha invitato alla riflessione e a tornare alla centralità della testimonianza di Cristo nel mondo", scrive ancora L'Osservatore Romano, sottolineando che dal sinodo degli anglicani "è emersa la debolezza di una proposta che non tenga conto delle diverse tradizioni presenti in una stessa comunità ecclesiale. E che pensa di risolvere le questioni aperte con una votazione a maggioranza semplice, con la quale sembra offuscarsi la centralità della missione e della testimonianza della Buona Novella ut unum sint".