Cambiano gli equilibri di potere nella Curia romana. Guidata da Joseph Ratzinger per oltre un ventennio, dal 1981 all'anno in cui è stato eletto Papa, il 2005, la Congregazione per la Dottrina della Fede esce significativamente rafforzata dall'aggiornamento delle norme sulla pedofilia e sugli altri delitti eccezionalmente gravi per la Chiesa Cattolica, pubblicate oggi dalla sala stampa della Santa Sede e approvate lo scorso 21 maggio dallo stesso Benedetto XVI. L'ex Sant'Uffizio si vede infatti riconosciuto un potere sanzionatorio più invasivo per quanto riguarda gli abusi sessuali sui minori compiuti da un sacerdote. L'iter canonico standard invalso sinora prevedeva che questo delitto fosse trattato dai tribunali ecclesiastici costituiti dai singoli vescovi dopo aver verificato la consistenza delle accuse. La Congregazione per la Dottrina della Fede veniva avvisata dell'avvio dell'istruttoria, dava indicazioni al vescovo su come procedere e interveniva direttamente solo come tribunale responsabile di un eventuale appello. Il dicastero guidato dal 2005 dal cardinale americano William Levada, potrà ora infliggere direttamente le diverse pene previste, in casi gravi, con una decisione extra-giudiziale presa ex officio o su richiesta del vescovo. In casi estremamente gravi poi, potrà proporre al Papa l'immediata riduzione del prete colpevole allo stato laicale. Estendendo poi il campo penale agli adulti con handicap mentale, equiparati ai minori, e al possesso di materiale pedo-pornografico, il dicastero vaticano allarga, sempre in caso di appello, il proprio potere sanzionatorio. Sono però le altre novità del documento pubblicato oggi a rappresentare la più evidente prova degli aumentati poteri della Congregazione per la Dottrina della Fede. Aggiornando l'elenco dei 'delicta graviora', infatti, l'ex Sant'Uffizio diviene tribunale d'appello nei casi di eresia, apostasia, scisma, ordinazione sacerdotale femminile e registrazione e diffusione 'maliziosa' delle confessioni. Il dicastero, inoltre, potrà condurre delle indagini preliminari su cardinali e vescovi che si macchiano di tutti i delitti gravi contro la fede, i costumi e i sacramenti. Una nota storica diffusa oggi dalla Sala stampa vaticana ricorda come già da prefetto della Congregazione, l'allora card. Ratzinger, insieme a Giovanni Paolo II, promosse un accentramento di competenze nelle mani della Dottrina della Fede. Per quanto riguarda in particolare la pedofilia, la nota vaticana ricorda che nel 1922 il Santo Uffizio stilò un'istruzione sul crimine della molestia sessuale ("sollecitazione") compiuto da un prete in confessionale, la "Crimen sollicitationis", e la inviò "ai vescovi che avessero la necessità di trattare casi particolari che riguardavano la sollecitazione, l'omosessualità di un chierico, l'abuso sessuale di bambini e la bestialità". Il periodo successivo al Concilio Vaticano II poi "fu contrassegnato da differenti tendenze fra gli studiosi di diritto canonico in merito ai fini della legge penale canonica e alla necessità di un approccio decentralizzato ai casi, valorizzando l'autorità e il discernimento del Vescovi locali. Venne preferito un 'atteggiamento pastorale' nei confronti delle condotte inappropriate; i processi canonici venivano da alcuni ritenuti anacronistici. Spesso prevalse il 'modello terapeutico' nel trattamento dei casi di condotte inappropriate dei chierici. Ci si attendeva che il vescovo fosse in grado di 'guarire' più che di 'punire'". Infine, con la riforma del Codice del diritto canonico del 1983 e il successivo indulto comminato ai vescovi americani nel 1994, gli vennero riservati alla Rota Romane e i ricorsi amministrativi alla congregazione per il clero. "Durante questo periodo (1994-2001) non si fece alcun riferimento all'antica competenza del Sant'Uffizio per questi casi", sottolinea la nota. Col rischio di insabbiamenti da parte di alcune diocesi o altri dicasteri vaticani. Solo con il Motu Proprio "Sacramentorum sanctitatis tutela" promulgato da Wojtyla nel 2001 e accompagnato da una lettera firmata dal card. Ratzinger e da Tarcisio Bertone, rispettivamente prefetto e segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, vennero riservati al dicastero alcuni delitti canonici tra i quali la pedofilia. E, oggi, quel documento è stato aggiornato, per dare ancora più potere all'importante dicastero vaticano.