Radio Vaticana, Apcom
giovedì 15 luglio 2010
Mons. Scicluna: appena eletto il Papa ha voluto che le facoltà della Dottrina della Fede fossero norma. La confidenzialità non impedisce la denuncia
Il promotore di giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede, mons. Charles Scicluna, presente al briefing con i media per la presentazione dell'aggiornamento delle "Norme sui delitti più gravi", ha spiegato che i 10 anni intercorsi tra la prima promulgazione delle norme e il loro attuale aggiornamento ha comunque visto, nella prassi, l’applicazione di quelle che erano state inizialmente concesse come “facoltà”, ma che ora sono state stabilizzate in un quadro normativo più organico: “Questo è un segnale forte, perché le facoltà hanno una vita un po’ effimera: dipendono molto dalla volontà dei Sommi Pontefici. Invece, Papa Benedetto XVI – appena eletto nel 2005 – ha espresso il desiderio che le facoltà di cui godeva la Dottrina della Fede fossero stabilizzate nella normativa”. Parlando dell’innalzamento della soglia di prescrizione da 10 a 20 anni, mons. Scicluna ha detto che ora la “facoltà di derogare diventa diritto” per la Congregazione per la Dottrina della Fede, mentre una cancellazione della prescrizione non è concepibile in quanto essa riguarda tutti i casi gravi, non solo quelli di abuso sessuale. "Bisogna obbedire alle leggi civili già dall'inizio - ha spiegato il presule - e non aspettare l'esito del processo canonico". La frase è stata inserita nelle linee guida per "dare il segnale che la confidenzialità dei procedimenti canonici non è mai un impedimento al dovere di denuncia e non va mai a scapito dell'obbedienza alle leggi civili", ha aggiunto Scicluna. Anche la conferma della confidenzialità nei processi canonici relativi ai 'delicta graviora', "Le cause di questo genere sono soggette al segreto pontificio", va letto, secondo Scicluna, come "tutela della dignità di tutte le persone coinvolte. Ma - ha aggiunto - nella Chiesa c'è anche un bene che richiede non confidenzialità, bensì pubblicità, ad esempio nel caso di una sentenza di assoluzione: il sacerdote ha il diritto alla riabilitazione pubblica. Il segreto pontificio è un valore ma non assoluto, è il bene comune che deve prevalere". Scicluna ha anche risposto a diverse domande sulla collaborazione tra giustizia ecclesiastica e giustizia civile. A chi faceva notare che lo stesso Benedetto XVI ha più volte esortato i vescovi a denunciare i colpevoli alle autorità civili, mons. Scicluna ha risposto: "Le norme le ha fatte il Papa. Non ha fatto un passo indietro, ha rispettato le sue competenze. Non è compito del Papa dare indicazioni sul diritto civile. L'indicazione di obbedire alle leggi dello Stato viene già da San Paolo, non c'è bisogno di richiamare tutti i principi del buon vivere in un testo tecnico come questo. E' un limite imposto già dalla natura del testo". E al giornalista che chiedeva come mai il caso di tentata ordinazione di una donna sia stato inserito in un complesso normativo che parla anche di abusi sessuali, il promotore di giustizia vaticano ha spiegato: “La gravità dipende dal fatto che viene capovolto il pensiero della Chiesa e la fede della Chiesa nel Sacramento dell’Ordine. E’ una gravità di tipo diverso dalla gravità, che colpisce, dell’abuso sessuale di minori: non sono sullo stesso livello. Ma evidentemente si trovano in un documento che cerca di sistemare tutta la competenza sui delitti che sono riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede”. Molto ha interessato i giornalisti della facoltà concessa ai vescovi di inserire laici competenti nei tribunali diocesani nei casi di processo canonico. Mons. Scicluna ne ha spiegato così il motivo: “A livello diocesano, l’input dei laici è essenziale. L’input dei laici è essenziale quando il vescovo ha bisogno di un parere sulla valutazione di un caso, perché ha bisogno della competenza degli psicologi, dei sociologi, degli esperti di psicologia del bambino, dell’influsso che l’abuso ha sulla vittima...E qui, non possiamo trovare tutto questo tipo di competenza nel clero. Sappiamo di vescovi che si sono serviti della competenza di ex poliziotti per le loro indagini e questo perché volevano arrivare alla verità. E questo per noi è molto importante”.