Dopo l'intervento di mons. Eterovic, largo spazio alla “Relazione prima della discussione” del relatore generale, il patriarca di Alessandria dei Copti, in Egitto, Antonios Naguib. Tanti i temi affrontati per dettare la linea generale dei lavori sinodali. Innanzitutto, ribadita l’importanza delle Sacre Scritture: la Parola di Dio, ha detto, “è la fonte della teologia, della spiritualità e della vitalità apostolica e missionaria”. Poi, il patriarca è sceso nello specifico della situazione dei cristiani in Medio Oriente: ha sottolineato l’unità nella molteplicità, la necessità di cooperare e di incoraggiare le vocazioni, i giovani, le famiglie, gli istituti di vita consacrata. Centrale l’attenzione alla laicità positiva degli Stati, che permetta alla Chiesa di dare un contributo efficace e fruttuoso per aiutare lo status dei cittadini sulla base dell’uguaglianza e della democrazia. Benché i cristiani siano piccole minoranze, ha detto il relatore generale, il loro dinamismo è illuminante e vanno sostenuti e incoraggiati. Fondamentale, quindi, la promozione della difesa della vita dell’educazione e l’attenzione anche ai nuovi mass media. Poi, il patriarca Naguib ha aperto l’ampia pagina delle sfide che i cristiani devono affrontare in Medio Oriente. Al primo punto, i conflitti politici nella regione: nei Territori palestinesi, ha detto, la vita è molto difficile e spesso insostenibile. Pur condannando la violenza da dovunque provenga, ha aggiunto, ed invocando una soluzione giusta e durevole del conflitto israelo-palestinese, si esprime la solidarietà al popolo palestinese, la cui situazione attuale favorisce il fondamentalismo. Poi, la questione della libertà di religione e di coscienza, definite componenti essenziali dei diritti dell’uomo. Ferma la condanna di ogni tipo di proselitismo ed il richiamo al dialogo, favorito anche dagli istituti di formazione cristiani. E ancora, il tema della migrazione, declinata sia come emigrazione che come immigrazione e dovuta ai conflitti, all’avanzata del fondamentalismo musulmano, alla restrizione delle libertà, alla situazione economica. "No" al disfattismo, ha ribadito il patriarca Naguib, "sì" al rafforzamento dei legami con i fedeli emigrati, esprimendo poi perplessità per la liquidazione delle proprietà in patria. E "sì" anche all’accoglienza degli immigrati, per lo più africani ed asiatici, spesso vittime di ingiustizie ed abusi. Il relatore generale ha poi affrontato il tema della comunione, nella Chiesa cattolica e tra le diverse Chiese, così come tra i vescovi, il clero ed i fedeli. Ribadita la necessità di una buona catechesi che promuova i valori morali e sociali, il rispetto dell’altro, la cultura della pace, della la giustizia e dell’ambiente. Auspicato l’impegno dei cristiani nella vita pubblica, attraverso il superamento del confessionalismo e del settarismo, ed il rinnovamento della liturgia, per favorire i giovani e i bambini.E ancora, l’ampia pagina dedicata al dialogo, sia ecumenico che interreligioso.
“La divisione dei cristiani costituisce uno scandalo”, ha detto Naguib, bisogna superare i pregiudizi, purificare la memoria, cercare l’unità pensando, ad esempio, ad unificare le feste di Natale e Pasqua.Quanto al rapporto con gli ebrei, il relatore generale ha condannato l’antisemitismo e le interpretazioni tendenziose della Bibbia, usate per giustificare la violenza. Auspicata, poi, la soluzione “due popoli, due Stati” per il conflitto israelo-palestinese. Nel rapporto con i musulmani, invece, il patriarca Naguib ha sottolineato l’importanza delle radici comuni ed ha ricordato che i musulmani, in generale, non fanno distinzione fra religione e politica, provocando una situazione da non-cittadini dei cristiani. “Con l’avanzata dell’integralismo – ha detto – aumentano gli attacchi contro i cristiani”. Per questo, la questione va affrontata nell’ottica del bene comune, per passare dalla tolleranza alla giustizia e all’uguaglianza. Perché la religione è costruttrice di unità e di armonia. Centrale, quindi, la pedagogia della pace, la purificazione dei libri scolastici dai pregiudizi, la giusta attenzione alla modernità, spesso ambigua, perché porta nuovi valori, ma ne fa perdere altri. Infine, il relatore generale ha sottolineato il contributo specifico ed insostituibile dei cristiani nella società, portatori di giustizia e pace, con l’auspicio che “una fede adulta” trasformi i credenti in cittadini attivi.Alla fine della mattinata, il Patriarca Naguib ha incontrato i giornalisti presso la Sala Stampa della Santa Sede. Ribadito il sostegno ai cristiani dell’Iraq, spesso dimenticati dalla politica mondiale, e il ruolo della comunità internazionale per assicurare pace e prosperità alla regione mediorientale. Il relatore generale si è poi soffermato sulla questione delle persecuzioni, sottolineando come si preferisca parlare di difficoltà dei cristiani, in quanto parlare di persecuzioni indica una normativa esplicita che regoli il comportamento dei cristiani. Il che non si verifica. Interpellato poi dalla stampa sul progetto ventilato dallo Stato di Israele di introdurre, per i nuovi cittadini, un giuramento di fedeltà alle leggi dello Stato inteso come “Stato ebraico”, il patriarca Naguib ha espresso perplessità, definendo il progetto “contraddittorio”, poiché uno Stato non può dirsi democratico e, al contempo, imporre una scelta religiosa. Infine, si è specificato che, nelle prossimi celebrazioni sinodali, si seguirà anche la liturgia orientale.