Accogliere Gesù Bambino con una coscienza rinnovata dalla scelta del bene, per toccare con mano la bontà di Dio. E’ l’auspicio che Benedetto XVI ha espresso durante l’Udienza generale di questa mattina in Aula Paolo VI. Il Papa ha interamente dedicato la catechesi all’imminente Solennità del Natale. Un’autentica preparazione al Natale si gioca tutta sull’attesa e sui sentimenti di gioia e di stupore che l’evento di duemila anni fa continua a portare con sé. Il Papa ha ricordato i protagonisti di allora, da Zaccaria a Elisabetta e specialmente Maria e Giuseppe, che trepidano per la “grande promessa” e insieme il “mistero di questa nascita”. Attesa di un mistero che avvolge e coinvolge i credenti del Terzo millennio cristiano: “Così, accanto all’attesa dei personaggi delle Sacre Scritture, trova spazio e significato, attraverso i secoli, anche la nostra attesa...Tutta l’esistenza umana, infatti, è animata da questo profondo sentimento, dal desiderio che quanto di più vero, di più bello e di più grande abbiamo intravisto e intuito con la mente ed il cuore, possa venirci incontro e davanti ai nostri occhi diventi concreto e ci risollevi”. Citando a più riprese Sant’Ireneo, che ebbe parole ispirate sull’Incarnazione di Cristo, Benedetto XVI ha ricordato fra l’altro che una delle idee centrali di questo antico Padre della Chiesa era che il cristiano deve abituarsi “a percepire Dio”, il quale attraverso suo Figlio bambino “ci chiama alla somiglianza con Lui”. “Ci ricorda che noi dovremmo essere simili a Dio. E dobbiamo imitarlo...Con la sua venuta tra noi, Dio ci indica e ci assegna anche un compito: proprio quello di essere somiglianti a Lui e di tendere alla vera vita, di arrivare alla visione di Dio nel volto di Cristo...Il Verbo fatto bambino ci aiuta a comprendere il modo di agire di Dio, affinché siamo capaci di lasciarci sempre più trasformare dalla sua bontà e dalla sua infinita misericordia”. “Nella notte del mondo, lasciamoci ancora sorprendere e illuminare da questa venuta, dalla Stella che, sorta ad oriente, ha inondato di gioia l’universo”. La “piccola luce” che illumina “la notte del mondo” e le luci sgargianti che inondano le strade in questo periodo. E’ la similitudine che da lungo tempo accompagna l’arrivo del Natale e che per il cristiano accende il momento di un esame di coscienza. Benedetto XVI lo ha messo in risalto in un passaggio della catechesi, quando ha invitato i cristiani a non farsi trovare “impreparati” dall’arrivo del Bambino di Betlemme, presi cioè soprattutto dal “rendere più bella e attraente la realtà esteriore”. “La cura che poniamo per rendere più splendenti le nostre strade e le nostre case ci spinga ancora di più a predisporre il nostro animo ad incontrare Colui che verrà a visitarci, che è la vera bellezza e la vera luce. Purifichiamo quindi la nostra coscienza e la nostra vita da ciò che è contrario a questa venuta: pensieri, parole, atteggiamenti e azioni, spronandoci a compiere il bene e a contribuire a realizzare in questo nostro mondo la pace e la giustizia per ogni uomo e a camminare così incontro al Signore”. “Segno caratteristico del tempo natalizio” è il presepe, ha ricordato Benedetto XVI: “Anche in Piazza San Pietro, secondo la consuetudine, è quasi pronto e idealmente si affaccia su Roma e sul mondo intero, rappresentando la bellezza del Mistero del Dio che si è fatto uomo e ha posto la sua tenda in mezzo a noi”. Il presepe, ha spiegato il Papa, “è espressione della nostra attesa, ma anche del rendimento di grazie a Colui che ha deciso di condividere la nostra condizione umana, nella povertà e nella semplicità”. “Mi rallegro perché rimane viva e, anzi, si riscopre la tradizione di preparare il presepe nelle case, nei posti di lavoro, nei luoghi di ritrovo. Questa genuina testimonianza di fede cristiana possa offrire anche oggi per tutti gli uomini di buona volontà una suggestiva icona dell’amore infinito del Padre verso noi tutti. I cuori dei bambini e degli adulti possano ancora sorprendersi di fronte ad essa”. Benedetto XVI ha concluso la catechesi con questo augurio: “In mezzo all’attività frenetica dei nostri giorni, questo tempo ci doni un po’ di calma e di gioia e ci faccia toccare con mano la bontà del nostro Dio, che si fa Bambino per salvarci e dare nuovo coraggio e nuova luce al nostro cammino. E’ questo il mio augurio per un santo e felice Natale: lo rivolgo con affetto a voi qui presenti, ai vostri familiari, in particolare ai malati e ai sofferenti, come pure alle vostre comunità e a quanti vi sono cari”.