Il Giornale, Il Sole 24 Ore, Asca
martedì 11 gennaio 2011
Ancora sangue di cristiani, 13 morti in Nigeria e uno in Egitto. Paradossale: l’ambasciatore egiziano in Vaticano richiamato per consultazioni
Nuovo attacco ai cristiani in Nigeria. All’alba di oggi è stato preso d'assalto il villaggio di Wareng nello Stato centrale di Plateau, vera e propria cerniera tra il Nord islamico e il Sud prevalentemente cristiano o animista. Da settimane questa area è teatro di continui e sanguinosi scontri inter-religiosi. Nell’assalto di questa mattina sarebbero morte almeno tredici persone. Il villaggio attaccato è abitato in maggioranza proprio da cristiani. L’eccidio è stato denunciato da fonti politiche locali, citate da un portavoce della polizia di Plateau, Abdulrahman Akano. Una pattuglia di agenti è stata inviata a Wareng per accertare l’accaduto. A meno di due settimane dall'attentato contro una chiesa rivelatosi il più sanguinoso attacco interconfessionale in Egitto negli ultimi anni, ecco una nuova giornata di sangue e polemiche anche in questo Paese africano. Fonti sanitarie e della sicurezza hanno confermato la morte di un cristiano ucciso con colpi d'arma da fuoco su un treno nell'Egitto meridionale. Nella sparatoria almeno altri tre sono rimasti feriti. Le notizie sono ancora confuse e non è chiaro se si tratti di un nuovo attacco politico-religioso contro i copti, dopo il sanguinoso attentato alla Chiesa dei Santi ad Alessandria la notte di Capodanno, o di una sparatoria per altri motivi. Cinque cristiani feriti a colpi di arma da fuoco sono attualmente ricoverati in un ospedale nel sud dell'Egitto, secondo quanto riferito da una fonte medica, la dottoressa Mariam Salah. Una fonte della sicurezza ha detto che un sesto cristiano è stato ucciso. Intanto, l'Egitto ha richiamato la sua ambasciatrice presso la Santa Sede per consultazioni. Lo ha reso noto il portavoce del ministero degli Esteri. Il Cairo, ha spiegato il portavoce senza citare mai esplicitamente Benedetto XVI, si è preoccupato di mettersi in contatto col Vaticano dopo le dichiarazioni in seguito all'attentato terroristico di Alessandria e il ministro degli Esteri Ahmed Abul Gheit ha inviato una lettera al suo omologo vaticano nella quale "ha smentito parecchi punti tra le dichiarazioni emesse dal Vaticano". All'indomani dell'attacco alla chiesa di Alessandria, Benedetto XVI aveva chiesto "un concreto e costante impegno ai leader delle nazioni" in quello che aveva definito un "compito difficile". Il Pontefice aveva sostenuto che "l'umanità non può rassegnarsi di fronte alle forze negative dell'egoismo e alla violenza, non si può abituare ai conflitti che causano vittime e mettono in pericolo il futuro della gente". Domenica il Papa aveva ancora espresso vicinanza e solidarietà ai cristiani copti egiziani. "Questi punti - ha continuato Zaki - riguardano la posizione dei copti in Egitto e la relazione fra musulmani e copti. Abul Gheit ha respinto tutti i tentativi di fare propaganda su quello che viene chiamata la protezione dei cristiani in Medio Oriente, partendo dal crimine di Alessandria". Zaki ha aggiunto che nella lettera il ministro si concentrava sulla "preoccupazione dell'Egitto di evitare l'escalation dello scontro e delle tensioni per motivazioni religiose". Il ministro ha anche parlato della volontà dell'Egitto di puntare al dialogo, incitando "i responsabili del Vaticano ad evitare di evocare gli affari interni egiziani nelle loro dichiarazioni e nei loro contatti con certi Paesi europei". Dalla Santa Sede è giunto solo un no comment. ''Non ho niente da dire'', ha dichiarato all'AFP padre Federico Lombardi, portavoce della Sala stampa vaticana. Un'altra fonte del Vaticano ha confermato la notizia, aggiungendo tuttavia che non si tratta di ''una rottura delle relazioni diplomatiche''.