venerdì 20 maggio 2011

Il Magistero del Papa sulle meraviglie del cosmo: entriamo nel cielo nella misura in cui ci avviciniamo a Gesù ed entriamo in comunione con Lui

Alla vigilia del collegamento audio-video del Papa con la Stazione spaziale internazionale, riproponiamo alcuni pensieri di Benedetto XVI sulla bellezza del Cosmo. In ogni suo intervento, il Pontefice ci rammenta che il Cielo non è lontano da noi, perché è creato dall’amore di Dio. Benedetto XVI guarda con gioia e stupore al cielo, perché oltre le stelle vede l’amore di Dio. E’ il Papa stesso a confidarlo più volte come quando nella Messa per Solennità dell’Epifania del 2009, cita la Divina Commedia di Dante per sottolineare che Dio è “l’amor che move il sole e l’altre stelle”. Questo, è la riflessione del Papa, “significa che le stelle, i pianeti, l’universo intero non sono governati da una forza cieca, non obbediscono alle dinamiche della sola materia”. Un pensiero che il Papa ha ripreso anche quest’anno alla Veglia Pasquale: "Se l’uomo fosse soltanto un tale prodotto casuale dell’evoluzione in qualche posto al margine dell’universo, allora la sua vita sarebbe priva di senso o addirittura un disturbo della natura. Invece no: la Ragione è all’inizio, la Ragione creatrice, divina" (23 aprile 2011, Veglia Pasquale nella Notte Santa).
“E’ siccome è Ragione – ha aggiunto – essa ha creato la libertà”. Il cielo e la terra, ribadisce il Papa non sono inseparabili, ma piuttosto sono uniti grazie a Cristo. E proprio nell’Ascensione di Cristo al cielo, rassicura il Papa, “l’essere umano è entrato in modo inaudito e nuovo nell’intimità di Dio; l’uomo trova ormai per sempre spazio in Dio”: “Il ‘cielo’ non indica un luogo sopra le stelle, ma qualcosa di molto più ardito e sublime: indica Cristo stesso, la Persona divina che accoglie pienamente e per sempre l’umanità, Colui nel quale Dio e uomo sono per sempre inseparabilmente uniti” (24 maggio 2009, Concelebrazione Eucaristica a Cassino).
“L’essere dell’uomo in Dio – soggiunge – questo è il cielo. E noi ci avviciniamo al cielo, anzi, entriamo nel cielo, nella misura in cui ci avviciniamo a Gesù ed entriamo in comunione con Lui”. Ecco perché esplorare le meraviglie del cosmo, sono anche un modo di ringraziare il Creatore per la bellezza del Creato. Parole, particolarmente significative, giacché Benedetto XVI le pronuncia all’inizio dell’Anno internazionale dell’Astronomia: “Se i cieli, secondo le belle parole del salmista, 'narrano la gloria di Dio', anche le leggi della natura, che nel corso dei secoli tanti uomini e donne di scienza ci hanno fatto capire sempre meglio, sono un grande stimolo a contemplare con gratitudine le opere del Signore” (Angelus, 21 dicembre 2008).
E citando le toccanti parole scritte in un gulag sovietico da padre Pavel Florenskij, ci invita a guardare il cielo, perché lì già su questa terra possiamo pregustare la vita divina: “Osservate più spesso le stelle. Quando avrete un peso nell’animo, guardate le stelle o l’azzurro del cielo. Quando vi sentirete tristi, quando vi offenderanno...intrattenetevi...col cielo. Allora la vostra anima troverà la quiete” (Regina Cæli, 16 maggio 2010).

Radio Vaticana