Questa mattina, nel corso del viaggio aereo verso la Croazia, Papa Benedetto XVI ha incontrato i giornalisti del volo papale. Un popolo che vive la fede “con il cuore” e che guarda “con grande gioia”, e qualche cautela, all’ingresso del proprio Paese nell’Unione Europea: sono le due immagini che il Papa ha regalato della gente croata, rispondendo a tre domande dei cronisti, che gli hanno anche chiesto una riflessione sul Beato cardinale Stepinac.
Rispondendo alla prima domanda, il Papa ha ricordato di essere già stato due volte in Croazia venendo a contatto con la pietà popolare del popolo croato che, ha detto, “è molto simile a quella delle mie terre” e una fede realmente incarnata: “Una fede vissuta con il cuore, dove il soprannaturale diventa naturale e il naturale è illuminato dal soprannaturale. E così ho visto e vissuto questa Croazia, con la sua millenaria storia cattolica, sempre molto vicina alla Santa Sede...Ho visto che qui c’è una fratellanza molto profonda nella fede, nella volontà di servire Dio per l’uomo, nell’umanesimo cristiano. In questo senso, mi sembra, c’è un collegamento naturale in questa vera cattolicità, che è aperta a tutti e che trasforma il mondo, o che vuol trasformare il mondo secondo il progetto del Creatore”.
“Noi non siamo Balcani, ma siamo Mitteleuropa”. C’è più dell’orgoglio nelle parole dei cardinali croati Sipac, Kuharic, Posanic, che Benedetto XVI ha citato rispondendo alla domanda sulla Croazia e il suo ingresso nell’Unione Europea. C’è in quelle parole la consapevolezza di un Paese che, ha riconosciuto il Papa, si colloca dove “storicamente e culturalmente” è sempre stato, “nel centro dell’Europa, della sua storia e della sua cultura”. In questo senso è logico, giusto e necessario che entri". Il Pontefice ritiene “che il sentimento prevalente sia quello di gioia”, per un approdo in quelle strutture comunitarie che oggi esprimono la nuova unità continentale.
E tuttavia, ha osservato con realismo Benedetto XVI, “si può capire anche un certo scetticismo se un popolo numericamente non grande entra in questa Europa già fatta e già costituita. Si può capire che forse c’è una paura di un burocratismo centralistico troppo forte, di una cultura razionalistica, che non tiene sufficientemente conto della storia, della ricchezza della storia e anche della ricchezza della diversità storica...L’identità europea è un’identità propria nella ricchezza delle diverse culture, che convergono nella fede cristiana, nei grandi valori cristiani”. Le radici cristiane sono il cuore della questione. Il Papa ha augurato che, “nel processo reciproco di dare e avere” rappresentato dall’ingresso nell’Ue, la Croazia possa rafforzare, “contro un certo razionalismo astratto”, la “storicità” e la “ricchezza” che le viene da una cultura intrisa di Vangelo. In questo senso il Papa ha incoraggiato i croati: il processo di ingresso nell’Ue è un processo reciproco di dare e ricevere. Anche la Croazia offre qualcosa con la sua storia, con la sua capacità umana ed economica, e riceve qualcosa allargando il proprio orizzonte, non solo economico ma anche culturale e spirituale.
La terza risposta ai cronisti sull’aereo è stata un breve e intenso ritratto del cardinale Stepinac. Ricordando come, prima contro il regime degli ustascia, strumentalizzato da Hitler, e poi contro il regime comunista, il Beato Stepinac abbia combattuto contro due ideologie antiumane e difeso “il vero umanesimo”, quello che dipende dalla presenza di Dio, che dona all’uomo la sua dignità. In definitiva, ha concluso Benedetto XVI, il destino del Beato Stepinac si può sintetizzare “in due lotte diverse e contrastanti e proprio in questa decisione per il vero contro lo spirito dei tempi, questo vero umanesimo che viene dalla fede cristiana, è un grande esempio non solo per i croati, ma per tutti noi”.
Radio Vaticana
VIAGGIO APOSTOLICO IN CROAZIA (4-5 GIUGNO 2011) (III) - il testo integrale dell'intervista al Papa