Sicuramente si tratta di una casualità, tuttavia una notazione di cronaca merita la coincidenza del viaggio che Benedetto XVI compie a San Marino-Montefeltro, ad appena quindici giorni dal suo rientro dalla Croazia, con un grande evento storico non del tutto estraneo all’attualità. Infatti e come se il Papa ripercorresse l’itinerario che, qualcosa come mille e settecentocinquantaquattro anni fa, traccio proprio il fondatore di quella Repubblica che oggi lo accoglie, l’anacoreta e diacono Marino (foto): un dalmata tagliapietre fuggito dall’isola di Arbe, per scampare alle persecuzioni dell’imperatore Diocleziano. Marino, così narra la leggenda, lasciate le coste della Dalmazia su un’imbarcazione di fortuna, approdo a Rimini. Alcune agiografie del Santo datano l’evento attorno all’anno 257. Sopravvisse esercitando l’arte dello scalpellino, il tagliatore di pietre. E sempre secondo l’antica narrazione scoprì la meraviglia del monte Titano andando a cercare, fin sulla vetta, nuove pietre da tagliare. Rimase impressionato da quel luogo ameno tanto da decidere di farne la sua dimora da eremita. Dalmata era anche l’altro apostolo alle origini della fede sammarinese, San Leone, sacerdote amico fraterno di Marino. Con lui condivise parte della vita sia come tagliatore di pietre, sia come predicatore del Vangelo. Entrambi si ritirarono sul Monte Titano dove accolsero moltissime persone, attratte dalla loro spiritualità. Difficile stabilire quante ne convertirono. Certo e che il loro predicare fu talmente incisivo e permeante che al nome di Marino si volle legare quello dell’antica repubblica, e a quello di Leone la celebre rocca del Montefeltro, territorio della medesima diocesi che li ebbe sede nel XVI secolo. La fotografia più incisiva di questa antica terra e nella pubblicazione curata dalla Prefettura della Casa Pontificia per illustrare il viaggio. San Marino e presentata come la res pubblica per eccellenza, nel senso che è sempre stata dominata dal suo popolo. Non fu mai una signoria, ne un protettorato. L’attributo di repubblica fu adottato nel gennaio 1448. Da allora e diventata un’oasi di pace, consolidatasi nel tempo. Dal 1463 non si combattono battaglie; tanto meno il popolo sammarinese partecipa a guerre. Non possiede nemmeno un esercito. A svolgere servizio di vigilanza e ordine pubblico e la Compagnia Uniformata delle Milizie, che raccoglie le tradizioni delle antiche Guardia Nobile, Guardia di Rocca e della Milizia. Saranno proprio loro, con le sgargianti divise dei giorni importanti, a rendere gli onori al Papa quando porra piede sul suolo della Repubblica domani mattina, poco dopo le 9.00. Nessuna cerimonia ufficiale e partenza immediata per lo stadio di Serravalle. Il Papa vi giungera poco prima delle 10.00 per celebrare la Messa. La mattinata si concluderà in località Valdragone dove, nella Casa San Giuseppe, sosterà per un breve riposo. Alle 16.30 visita ufficiale alle istituzioni della Repubblica di San Marino. In Piazza della Liberta sarà accolto dai Capitani Reggenti Maria Luisa Berti e Filippo Tamagnini. Due figure, quelle dei Reggenti, che più di ogni altra forma istituzionale conosciuta, rappresentano l’aspetto più significativamente democratico di uno Stato. La loro nascita risale all’alto medioevo. Esercitando un’autorita praticamente illimitata in campo legislativo, esecutivo e giudiziario, avevano finanche potere di vita e di morte sui cittadini. Ma l’antico legislatore conosceva bene i vizi dell’uomo; per questo stabilì che fossero in due, uno a rappresentare il popolo rurale e l’altro quello cittadino, cioe le due classi sociali più importanti. Ciascuno dei due esercitava il diritto di veto sull’altro e cosi si creava un sistema di contrappesi perfetto. Per cui ogni decisione doveva essere presa di comune accordo. Pena la nullità. Il momento in cui con più evidenza si esprimeva il senso vero della democrazia era alla scadenza del mandato, dopo appena sei mesi. Dovevano infatti sottoporsi al Sindacato della Reggenza, cioe al giudizio dei cittadini sul "fatto e non fatto". Era il momento in cui si valutavano le promesse non mantenute, i programmi non sviluppati, le lusinghe rivelatesi tali. Il sistema e tutt’ora in vigore, pur se con le necessarie modifiche dovute all’ammodernamento delle istituzioni. Il Papa dunque sara accolto dai due custodi attuali di questa civilissima tradizione. Lo accompagneranno nel Palazzo Pubblico dove, nella Sala del Consiglio dei XII gli verranno presentati i ministri. Dopo un breve colloquio in privato con i Reggenti Benedetto XVI sarà introdotto nella storica sala del Consiglio grande e generale, dove avverrà lo scambio dei discorsi. Conclusa la visita ufficiale il Papa raggiungerà la Basilica di San Marino per un momento di preghiera davanti al santissimo sacramento e per venerare le reliquie del santo. Il congedo avverrà alle 18.30 circa dall’eliporto di Torraccia. Destinazione Pennabilli, la cittadina posta tra le Torri degli antichi casati dei Billi e dei Penna, da qui il nome, sede della curia vescovile. Breve sosta di preghiera nella Basilica, anche questa volta chiusa al pubblico, e poi il Pontefice raggiungera in auto Piazza Vittorio Emanuele dove saranno ad attenderlo i giovani. C’e da prevedere che ancora una volta sara un momento particolarmente significativo dell’intera visita pastorale. Il rientro in Vaticano e previsto per le 21.00. Sara dunque una giornata intensissima, cosi come lo fu quella vissuta dai sammarinesi il 29 agosto del 1982 quando a visitarli fu Giovanni Paolo II. Anche quella volta il Papa incontrò prima gli adulti della comunità e poi, a Rimini, i giovani. In quell’occasione c’erano anche i partecipanti al Meeting. Ma il messaggio fu unico per tutti. E sicuramente ancora attuale: "Vivere un cristianesimo maturo - disse Papa Wojtyła - non comporta una fuga dal mondo". Benedetto XVI torna per confermarli nella loro scelta di vivere, con coraggio, da cristiani.
Mario Ponzi, L'Osservatore Romano