venerdì 23 settembre 2011

Il Papa: nel cuore di Maria c’è lo spazio per l’amore che il suo Figlio divino vuole donare al mondo. Solo il dono di sé ci fa trovare noi stessi

Con la visita al Santuario di Etzelsbach, della diocesi tedesco-orientale di Erfurt, e la celebrazione dei Vespri mariani presso la "Wallfahrtskapelle" (Cappella del pellegrinaggio) si è conclusa la seconda giornata del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Germania. Il Papa ha celebrato i Vespri, dopo aver compiuto un giro in auto panoramica, con 90mila fedeli nella spianata di Etzelsbach, la zona a più alta densità cattolica nella regione della Turingia. I cattolici di questa regione orientale della Germania, secondo i dati forniti dalla diocesi di Erfurt, sono il 7,8% della popolazione.
"Fin dalla mia giovinezza ho sentito parlare tanto dell’Eichsfeld che ho pensato: devo vederlo una volta e pregare insieme con voi", ha esordito il Papa nell'omelia. "Così sono molto felice che si sia realizzato il mio desiderio di visitare l'Eichsfeld e di ringraziare, assieme con voi, la Vergine Maria qui a Etzelsbach. 'Qui, nell'amata vallata tranquilla' - come dice un canto di pellegrini - e 'sotto i vecchi tigli', Maria ci dona sicurezza e nuova forza. In due dittature empie - ha detto Papa Ratzinger - che hanno mirato a togliere agli uomini la loro fede tradizionale, la gente dell'Eichsfeld era sicura di trovare qui, nel santuario di Etzelsbach, una porta aperta e un luogo di pace interiore". "L’amicizia particolare con Maria che è cresciuta da tutto questo - ha detto il Papa - la vogliamo continuare, anche con la celebrazione dei Vespri mariani di oggi. Quando i cristiani in tutti i tempi e in tutti i luoghi si rivolgono a Maria, si fanno guidare dalla certezza spontanea che Gesù non può rifiutare le richieste che gli presenta sua Madre". Quando i cristiani in tutti i tempi e in tutti i luoghi si rivolgono alla Vergine, ha spiegato, “si fanno guidare dalla certezza spontanea che Gesù non può rifiutare le richieste che gli presenta sua Madre”, “e si poggiano sulla fiducia incrollabile che Maria è al tempo stesso anche Madre nostra – una Madre che ha sperimentato la sofferenza più grande di tutte, che percepisce insieme con noi tutte le nostre difficoltà e pensa in modo materno al loro superamento”.
"Quante persone - ha aggiunto - nel corso dei secoli sono andate in pellegrinaggio a Maria per trovare davanti all'immagine dell'Addolorata, come qui ad Etzelsbach, consolazione e conforto!". "Guardiamo la sua immagine - ha continuato il Papa - una donna di mezza età con le palpebre appesantite dal molto pianto e al contempo lo sguardo trasognato rivolto lontano, come se stesse meditando nel suo cuore su tutto ciò che era accaduto. Sulle sue ginocchia riposa il corpo esanime del Figlio; Ella lo stringe delicatamente e con amore, come un dono prezioso. Sul corpo denudato del Figlio vediamo i segni della crocifissione. Il braccio sinistro del Crocifisso cade verticalmente verso il basso". "Una scultura della Pietà che, come spesso si usava, era originariamente collocata sopra un altare". "Così - ha spiegato Papa Ratzinger - il Crocifisso rimanda con il suo braccio disteso a quanto accade sull'altare dove il santo sacrificio da Lui compiuto è reso presente nell'Eucaristia". Secondo il Papa, “una particolarità dell’immagine miracolosa di Etzelsbach è la posizione del Crocifisso”, perché nella maggior parte delle rappresentazioni della Pietà “Gesù morto giace con il capo verso sinistra”, “così l’osservatore può vedere la ferita del costato del Crocifisso”.A Etzelsbach, invece, “la ferita del costato è nascosta, perché la salma, appunto, è orientata verso l’altro lato”. Per il Pontefice, questa rappresentazione nasconde “un profondo significato, che si svela solo ad un’attenta contemplazione: nell’immagine miracolosa di Etzelsbach i cuori di Gesù e di sua Madre sono rivolti l’uno verso l’altro; s’avvicinano l’uno all’altro. Si scambiano a vicenda il loro amore”. “Nel cuore di Maria c’è lo spazio per l’amore che il suo Figlio divino vuole donare al mondo”, ha osservato. “I fedeli - ha proseguito il Pontefice -, nella preghiera, nella sofferenza, nel ringraziamento e nella gioia, hanno trovato sempre nuovi aspetti e titoli che possono meglio dischiudere a noi questo mistero, per esempio l’immagine del Cuore immacolato di Maria come simbolo dell’unità profonda e senza riserve con Cristo nell’amore”. "Non è l'autorealizzazione a compiere il vero sviluppo della persona, cosa che oggi viene proposta come modello della vita moderna, ma che può facilmente mutarsi in una forma di egoismo raffinato". È invece per il Papa "l’atteggiamento del dono di sé, la rinuncia a se stessi, che si orienta verso il cuore di Maria e con ciò anche verso il cuore di Cristo, come pure verso il prossimo, e solo in questo modo ci fa trovare noi stessi". “In Maria, Dio ha fatto concorrere tutto al bene e non cessa di far sì che, attraverso Maria, il bene si diffonda ulteriormente nel mondo”. “Dalla Croce, dal trono della grazia e della redenzione, Gesù ha dato agli uomini come Madre la propria Madre Maria. Nel momento del suo sacrificio per l’umanità, Egli rende Maria in certo modo mediatrice del flusso di grazia che deriva dalla Croce. Sotto la Croce, Maria diventa compagna e protettrice degli uomini nel loro cammino di vita”. "La nostra fiducia nell'intercessione efficace della Madre di Dio e la nostra gratitudine per l'aiuto sempre nuovamente sperimentato portano in sè - ha aggiunto - in qualche modo l'impulso a spingere la riflessione al di là delle necessità del momento". "Che cosa vuol dirci veramente Maria, quando ci salva dal pericolo?", ha chiesto. “Vuole aiutarci a comprendere l’ampiezza e la profondità della nostra vocazione cristiana – ha risposto –. Con delicatezza materna vuole farci capire che tutta la nostra vita deve essere una risposta all’amore ricco di misericordia del nostro Dio”, “come se dicesse a noi: comprendi che Dio, il quale è la fonte di ogni bene e non vuole nient’altro che la tua vera felicità, ha il diritto di esigere da te una vita che si abbandoni senza riserve e con gioia alla sua volontà e si adoperi perché anche gli altri facciano altrettanto”. “'Dove c’è Dio, là c’è futuro'. In effetti: dove lasciamo che l’amore di Dio agisca totalmente sulla nostra vita, là è aperto il cielo – ha concluso il Papa –. Là è possibile plasmare il presente così che corrisponda sempre di più alla Buona Novella del nostro Signore Gesù Cristo. Là le piccole cose della vita quotidiana hanno il loro senso e là i grandi problemi trovano la loro soluzione”.
Al termine dei Vespri, dopo l'adorazione e la benedizione eucaristica, Papa Benedetto XVI si è avvicinato all’immagine miracolosa del Santuario e quale segno di profonda venerazione ha lasciato un rosario.

TMNews, Zenit

VIAGGIO APOSTOLICO IN GERMANIA (22-25 SETTEMBRE 2011) (X) - il testo integrale dell'omelia del Papa