venerdì 23 settembre 2011

Il Papa: in quanto uomini religiosi a partire dalle rispettive convinzioni diamo una testimonianza importante in molti settori cruciali della società

“A partire dagli anni ’70 – ha ricordato il Papa – la presenza di numerose famiglie musulmane è divenuta sempre di più un tratto distintivo di questo Paese”. “Sarà tuttavia necessario impegnarsi costantemente per una migliore reciproca conoscenza e comprensione”. Molti musulmani ''attribuiscono grande importanza alla dimensione religiosa'' e questo a volte viene interpretato ''come una provocazione in una società che tende ad emarginare questo aspetto o ad ammetterlo tutt'al più nella sfera delle scelte individuali dei singoli''. “La Chiesa cattolica – ha aggiunto il Santo Padre – si impegna fermamente perché venga dato il giusto riconoscimento alla dimensione pubblica dell’appartenenza religiosa. Si tratta di un’esigenza non irrilevante nel contesto di una società maggiormente pluralista. Ma va fatta attenzione – ha spiegato il Pontefice – che “il rispetto verso l’altro sia sempre mantenuto”. Per il Papa, il ''rispetto reciproco'' tra le religioni ''cresce solo sulla base dell'intesa su alcuni valori inalienabili, propri della natura umana, soprattutto l'inviolabile dignità di ogni persona'' che ''non limita l'espressione delle singole religioni; al contrario, permette a ciascuno di testimoniare in modo propositivo ciò in cui crede, non sottraendosi al confronto con l'altro. In Germania – come in molti altri Paesi non solo occidentali – tale quadro di riferimento è rappresentato dalla Costituzione". “Potremmo chiederci – ha osservato il Pontefice – come possa un tale testo, elaborato in un’epoca storica radicalmente diversa, in una situazione culturale quasi uniformemente cristiana, essere adatto alla Germania di oggi, che vive nel contesto di un mondo globalizzato ed è segnata da un notevole pluralismo in materia di convinzioni religiose”. I padri della Costituzione, ha ricordato il Papa, "non prescindevano dalla propria appartenenza religiosa" e "per molti di loro la visione cristiana era la vera forza ispiratrice”. Dovendosi confrontare con uomini con una “base confessionale diversa o addirittura non religiosa”, il terreno comune fu trovato nel “riconoscimento di alcuni diritti inalienabili”.
“Non è pensabile, infatti, che una società possa sostenersi nel lungo termine senza un consenso sui valori etici fondamentali”. La collaborazione feconda tra cristiani e musulmani oltre ad essere possibile, hato sottolinea il Santo Padre, può contribuire ''alla costruzione di una società che, sotto molti aspetti, sarà diversa da ciò che abbiamo portato con noi dal passato. In quanto uomini religiosi, a partire dalle rispettive convinzioni possiamo dare una testimonianza importante in molti settori cruciali della vita sociale. Penso, ad esempio, alla tutela della famiglia fondata sul matrimonio, al rispetto della vita in ogni fase del suo naturale decorso o alla promozione di una più ampia giustizia sociale''. Ai musulmani ha quindi ricordato Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia del mondo ad Assisi, "a 25 anni dallo storico incontro di Assisi guidato dal mio Predecessore, il Beato Giovanni Paolo II". “Con tale raduno – ha concluso - vogliamo mostrare, con semplicità, che da uomini religiosi noi offriamo il nostro particolare contributo per la costruzione di un mondo migliore, riconoscendo al tempo stesso la necessità, per l’efficacia della nostra azione, di crescere nel dialogo e nella stima reciproca”.
Una testimonianza dei cristiani e musulmani, ha sottolineato rivolgendosi al Papa il prof. Mouhanad Khorchide, docente di Pedagogia della Religione islamica , che deve sempre attingere all’amore e alla misericordia di Dio: “Dove si tende una mano misericordiosa e benevola – ha osservato - lì Dio si manifesta, lì c’è la misericordia, lì c’è Dio”. “Dove una madre abbraccia il suo bambino, dove si sorride a una persona, dove si compie un gesto di bontà...lì si rende percepibile Dio”.

Radio Vaticana, Asca

VIAGGIO APOSTOLICO IN GERMANIA (22-25 SETTEMBRE 2011) (VII) - il testo integrale del discorso del Papa