venerdì 23 settembre 2011

Il Papa: l’unità cresce non con la ponderazione di vantaggi e svantaggi ma solo con un sempre più profondo penetrare nella fede con pensiero e vita

Dopo l'incontro con i rappresentanti del Consiglio della Chiesa evangelica tedesca, nella chiesa annessa all’ex Convento degli Agostiniani di Erfurt si è svola la Celebrazione Ecumenica. Erano presenti circa 300 persone, inclusi alcuni rappresentanti di altre chiese protestanti tedesche, il presidente federale Wulff e la cancelliera Angela Merkel. La preghiera di Cristo “non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola”, ha spiegato il Papa nell'omelia, “non è semplicemente una cosa del passato”, perché Cristo è sempre “davanti al Padre intercedendo per noi”. “Nella preghiera di Gesù si trova il luogo interiore, più profondo, della nostra unità – ha sottolineato –. Diventeremo una sola cosa, se ci lasceremo attirare dentro tale preghiera”. “È rimasta inascoltata la preghiera di Gesù?”, ha chiesto il Santo Padre, esortando a vedere due aspetti: “Il peccato dell’uomo, che si nega a Dio e si ritira in se stesso, ma anche le vittorie di Dio, che sostiene la Chiesa nonostante la sua debolezza e attira continuamente uomini dentro di sé, avvicinandoli così gli uni agli altri”. Per questo, ha osservato, “in un incontro ecumenico, non dovremmo soltanto lamentare le divisioni e le separazioni, bensì ringraziare Dio per tutti gli elementi di unità che ha conservato per noi e sempre di nuovo ci dona”. “E questa gratitudine deve al contempo essere disponibilità a non perdere, in mezzo ad un tempo di tentazione e di pericoli, l’unità così donata”. "L'uomo ha bisogno di Dio, oppure le cose vanno abbastanza bene anche senza di lui?", si è chiesto Benedetto XVI.
"Quando, in una prima fase dell'assenza di Dio, la sua luce continua ancora a mandare i suoi riflessi e tiene insieme l'ordine dell'esistenza umana, si ha l'impressione che le cose funzionino anche senza Dio. Ma quanto più il mondo si allontana da Dio, tanto più diventa chiaro che l'uomo, nell'hybris del potere, nel vuoto del cuore e nella brama di soddisfazione e di felicità, 'perde' sempre di più la vita". "La sete di infinito è presente nell’uomo in modo inestirpabile. L’uomo - ha detto i Pontedice - è stato creato per la relazione con Dio e ha bisogno di Lui. Il nostro primo servizio ecumenico in questo tempo deve essere di testimoniare insieme la presenza del Dio vivente e con ciò dare al mondo la risposta di cui ha bisogno". “Naturalmente di questa testimonianza fondamentale per Dio fa poi parte, in modo assolutamente centrale, la testimonianza per Gesù Cristo, vero uomo e vero Dio, che è vissuto insieme con noi, ha patito per noi, è morto per noi e, nella risurrezione, ha spalancato la porta della morte”. “Fortifichiamoci in questa fede! - ha esortato -. Aiutiamoci a vicenda a viverla! Questo è un grande compito ecumenico che ci introduce nel cuore della preghiera di Gesù”. "La serietà della fede in Dio si manifesta nel vivere la sua parola", ha detto Benedetto XVI in una celebrazione ecumenica a Erfurt. "Si manifesta, nel nostro tempo, in modo molto concreto, nell'impegno per quella creatura che Egli volle a sua immagine, per l'uomo. Viviamo in un tempo in cui i criteri dell'essere uomini sono diventati incerti. L'etica viene sostituita con il calcolo delle conseguenze. Di fronte a ciò noi come cristiani dobbiamo difendere la dignità inviolabile dell'uomo, dal concepimento fino alla morte - nelle questioni della diagnosi pre-impiantatoria fino all'eutanasia. Senza la conoscenza di Dio, l’uomo diventa manipolabile".
In questo senso, il Papa ha ricordato che “la disponibilità ad aiutare, nelle necessità di questo tempo, al di là del proprio ambiente di vita è un compito essenziale del cristiano”. Ciò, ha spiegato, vale anzitutto nell’ambito della vita personale di ciascuno, ma anche “nella comunità di un popolo e di uno Stato, in cui tutti devono farsi carico gli uni degli altri”, in Europa e “al di là di tutte le frontiere”, perché “la carità cristiana esige oggi il nostro impegno anche per la giustizia nel vasto mondo”. Accennando “ad una dimensione più profonda del nostro obbligo di amare”, ha poi indicato che la serietà della fede “si manifesta soprattutto anche quando essa ispira certe persone a mettersi totalmente a disposizione di Dio e, a partire da Dio, degli altri”. “I grandi aiuti diventano concreti soltanto quando sul luogo esistono coloro che sono totalmente a disposizione dell’altro e con ciò rendono credibile l’amore di Dio – ha concluso –. Persone del genere sono un segno importante per la verità della nostra fede”. "Alla vigilia della visita del Papa - ha continuato Benedetto XVI - si è parlato diverse volte di un dono ecumenico dell'ospite, che ci si aspettava da questa visita. Non c'è bisogno che io specifichi i doni menzionati in tale contesto. Al riguardo - ha proseguito Papa Ratzinger - vorrei dire che questo costituisce un fraintendimento politico della fede e dell'ecumenismo. Quando un Capo di Stato visita un Paese amico, generalmente precedono contatti tra le istanze, che preparano la stipulazione di uno o anche di più accordi tra i due Stati: nella ponderazione dei vantaggi e degli svantaggi si arriva al compromesso che, alla fine, appare vantaggioso per ambedue le parti, così che poi il trattato può essere firmato. Ma la fede dei cristiani non si basa su una ponderazione dei nostri vantaggi e svantaggi. Una fede autocostruita è priva di valore. La fede non è una cosa che noi escogitiamo o concordiamo. È il fondamento su cui viviamo. L'unità cresce non mediante la ponderazione di vantaggi e svantaggi, bensì solo attraverso un sempre più profondo penetrare nella fede mediante il pensiero e la vita. In questa maniera - ha detto il Papa - negli ultimi 50 anni, e in particolare anche dalla visita di Papa Giovanni Paolo II, 30 anni fa, è cresciuta molta comunanza, della quale possiamo essere solo grati".

Zenit, TMNews

VIAGGIO APOSTOLICO IN GERMANIA (22-25 SETTEMBRE 2011) (IX) - il testo integrale del discorso del Papa