Oramai è la terza volta di fila che accade. Prima c’è stato il viaggio in Gran Bretagna; poi la Giornata mondiale della Gioventù, a Madrid; e adesso il viaggio in Germania. Tutti appuntamenti presentati dai mass media come delle mezze ordalie per Benedetto XVI, obbligato, nelle previsioni e anticipazioni, a camminare a piedi nudi sui carboni ardenti delle contestazioni di piazza, o ad affrontare in singolar tenzone chissà quali tremendi campioni dell’anticattolicesimo. E a quanto pare questa volta anche il Papa, in genere sanamente scettico verso i giornali, ci aveva creduto; tanto che chi gli è vicino lo diceva seriamente, profondamente emozionato (per non dire timoroso) per le prospettive del viaggio in patria, il terzo e il primo ufficiale; una trasferta presa con tanta serietà da fargli annullare l’udienza generale di mercoledì scorso. E ancora una volta il quadro fosco e drammatico offerto dai mass media è svanito nella realtà del viaggio. La contestazione di massa di Berlino, città in cui dopo mezzo secolo in cui non era permesso niente si permette assolutamente tutto e anche di più, si è ridotta a una sfilata folcloristica di al massimo tremila persone (se ne aspettavano decine di migliaia). Il Bundestag “boicottante” ha applaudito l’anziano pontefice; Erfurt e Friburgo l’hanno salutato con calore di strada. E persino critici impietosi e accaniti hanno commentato, un editoriale per altro dottrinalmente duro in questo modo: “Basta la simpatia comunicativa per rimettere in moto la fede, per rilanciare un solido dialogo ecumenico, per ricominciare un dialogo con il mondo laico che da tempo si è interrotto? In realtà il viaggio di Papa Ratzinger in Germania si conclude con il paradosso di un successo mediatico che nella sostanza lascia le cose come stanno”. Altri scrivono che “all'opinione pubblica tedesca, che Joseph Ratzinger si è davvero conquistato in questa quattro giorni straordinaria su e giù per il Paese”, il viaggio di Benedetto si è rivelato come “un grandissimo recupero. Una stampa diffidente e ricca di spunti polemici lo accoglieva al suo arrivo...Oggi, parole e toni usati per il bilancio di questa visita del Papa a Berlino, Erfurt e Friburgo, suonano molto diversamente”. Con toni e sfumature diverse ne hanno parlato tutti o quasi in maniera più o meno positiva; salvo il New York Times che in mancanza della “Pravda” di buona memoria si è assunto l’onere di giornale più pregiudizialmente anti-cattolico, e soprattutto anti-Papa, del mondo. Ma se per la terza volta di seguito in dodici mesi i mass media sbagliano così clamorosamente sulle previsioni di un avvenimento, non è legittimo il sospetto che siano i loro occhi a soffrire di una qualche forma di miopia ideologica?
Mario Tosatti, San Pietro e dintorni