Udienza Generale questa mattina, svoltasi nuovamente in Piazza San Pietro dove Benedetto XVI, proveniente in elicottero dalla residenza estiva di Castel Gandolfo, ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi il Papa, continuando il ciclo sulla preghiera, ha concentrato la sua meditazione sul Salmo 3, riferito dalla tradizione ebraica a Davide nel momento in cui fugge dal figlio Assalonne. La situazione di pericolo e di angoscia sperimentata da Davide fa “da sottofondo a questa preghiera e aiuta a comprenderla, presentandosi come la situazione tipica in cui un tale Salmo può essere recitato. Nel grido del Salmista – ha evidenziato il Pontefice -, ogni uomo può riconoscere quei sentimenti di dolore, di amarezza e insieme di fiducia in Dio che, secondo la narrazione biblica, avevano accompagnato la fuga di Davide dalla sua città”. La descrizione che l’orante fa della sua situazione “è segnata da toni fortemente drammatici”: “Una moltitudine – ricorda il Santo Padre - incombe e insorge contro di lui, generando una paura che ingigantisce la minaccia facendola apparire ancora più grande e terrificante; ma l’orante non si lascia vincere da questa visione di morte, mantiene saldo il rapporto con il Dio della vita e a Lui per prima cosa si rivolge, in cerca di aiuto”. Però “i nemici tentano anche di spezzare questo legame con Dio” e “insinuano che il Signore non può intervenire, affermano che neppure Dio può salvarlo”. “L’aggressione – ha spiegato Benedetto XVI - non è solo fisica, ma tocca la dimensione spirituale, il nucleo centrale dell’animo del Salmista. È l’estrema tentazione a cui il credente è sottoposto, la tentazione di perdere la fede, la fiducia nella vicinanza di Dio”. Ma “il giusto supera l’ultima prova”, “resta saldo nella certezza della verità e nella piena fiducia in Dio e proprio così trova la vita e la verità e mi sembra che qui il Salmo ci tocchi molto personalmente in tanti problemi. Siamo tentati di pensare che forse Dio non mi salva, non mi conosce, forse non ha la possibilità. La tentazione contro la fede è l'ultima aggressione del nemico e a questo dobbiamo resistere, così troviamo Dio e troviamo la vita”. Anche l’orante del Salmo 3 “è chiamato a rispondere con la fede agli attacchi degli empi: i nemici negano che Dio possa aiutarlo, egli invece Lo invoca, Lo chiama per nome, ‘Signore’, e poi si rivolge a Lui con un ‘tu’ enfatico, che esprime una rapporto saldo, solido, e racchiude il sé la certezza della risposta divina”. Il Signore “è aiuto, difesa, salvezza; come scudo protegge chi si affida a Lui”. La visione dei nemici ora scompare, “essi non hanno vinto perchè chi crede in Dio è sicuro che Dio è il suo amico”. Il Signore “è aiuto, difesa, salvezza; come scudo protegge chi si affida a lui”. “L’uomo non è più solo, i nemici non sono imbattibili come sembravano, perché il Signore ascolta il grido dell’oppresso e risponde dal luogo della sua presenza, dal suo monte santo. L’uomo grida, nell’angoscia, nel pericolo, nel dolore; l’uomo chiede aiuto, e Dio risponde – ha affermato Benedetto XVI -. Questo intrecciarsi di grido umano e risposta divina è la dialettica della preghiera e la chiave di lettura di tutta la storia della salvezza. Il grido esprime il bisogno di aiuto e si appella alla fedeltà dell’altro; gridare vuol dire porre un gesto di fede nella vicinanza e nella disponibilità all’ascolto di Dio”. La preghiera esprime “la certezza di una presenza divina già sperimentata e creduta, che nella risposta salvifica di Dio si manifesta in pienezza. Questo è importante: che nella nostra preghiera ci sia la certezza della presenza di Dio”. Nel Salmo “alla visibilità dell’assalto nemico, massiccio, imponente, si contrappone l’invisibile presenza di Dio, con tutta la sua invincibile potenza”. Perciò il Salmo si chiude “con la visione della liberazione dal pericolo che uccide e dalla tentazione che può far perire”. L’orante descrive la vittoria divina: i nemici che “sono simbolo di tutto ciò che si oppone a Dio e al suo piano di salvezza vengono sconfitti. Colpiti alla bocca, non potranno più aggredire con la loro distruttiva violenza e non potranno più insinuare il male del dubbio nella presenza e nell’azione di Dio: il loro parlare insensato e blasfemo è definitivamente smentito e ridotto al silenzio dall’intervento salvifico del Signore”. “Il Salmo 3 ci ha presentato una supplica piena di fiducia e di consolazione – ha osservato il Papa -. Pregando questo Salmo, possiamo fare nostri i sentimenti del Salmista, figura del giusto perseguitato che trova in Gesù il suo compimento. Nel dolore, nel pericolo, nell’amarezza dell’incomprensione e dell’offesa, le parole del Salmo aprono il nostro cuore alla certezza confortante della fede”. “Dio è sempre vicino - anche nelle difficoltà, nei problemi, nelle oscurità della vita - ascolta, risponde e salva nel suo modo – ha ricordato il Pontefice -. Ma bisogna saper riconoscere la sua presenza e accettare le sue vie, come Davide nella sua fuga umiliante dal figlio Assalonne, come il giusto perseguitato del Libro della Sapienza e, ultimamente e compiutamente, come il Signore Gesù sul Golgota”. Così “quando, agli occhi degli empi, Dio sembra non intervenire e il Figlio muore, proprio allora si manifesta, per tutti i credenti, la vera gloria e la definitiva realizzazione della salvezza”. “Che il Signore ci doni fede, venga in aiuto della nostra debolezza e ci renda capaci di credere e di pregare in ogni angoscia, nelle notti dolorose del dubbio e nei lunghi giorni del dolore, abbandonandoci con fiducia a Lui, nostro ‘scudo’ e nostra ‘gloria’”, ha concluso Benedetto XVI.
Nelle catechesi in sintesi, pronunciate in varie lingue, il Papa ha ricordato in polacco i funerali del card. Andrzej Maria Deskur, celebrati ieri. Riferendosi alla stretta amicizia che il porporato mantenne in vita con il Beato Giovanni Paolo II, Benedetto XVI ha concluso: “Con la preghiera e con le sofferenze, egli ha sostenuto il suo servizio papale, affidando sempre la propria vita all’Immacolata”.
SIR, AsiaNews, Radio Vaticana
L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa