lunedì 16 gennaio 2012

Koch: l’unità dei cristiani un dono di Dio, essere disponibili di accettare questa realtà. Si prospetta un buon futuro nel dialogo, anche se difficile

“Sono comunque convinto che si prospetta un buon futuro nel dialogo e anche se oggi è difficile, sappiamo che la vita non è sempre una strada retta”. Con questa immagine il card. Kurt Koch (nella foto con Benedetto XVI), presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani e della Commissione per i rapporti religiosi con l'ebraismo, delinea il bilancio del dialogo ecumenico a 50 anni dall’inizio del Concilio Vaticano II ad oggi in un’intervista rilasciata all'agenzia SIR in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio). Il cardinale parla dello stato del dialogo con le Chiese della Riforma, gli anglicani, le Chiese ortodosse e conclude: “Negli anni immediatamente successivi al Concilio, l’entusiasmo era molto forte e forse si pensava che l’unità della Chiesa era alla portata di mano. Dopo abbiamo dovuto accorgerci che i problemi erano più grandi di quello che immaginavamo. Che occorreva molto più tempo, pazienza e studio. Abbiamo anche dovuto imparare che non siamo noi a fare l’unità della Chiesa. Che l’unità è un dono di Dio e noi dobbiamo essere disponibili di accettare questa realtà. Il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani di quest’anno ci riporta all’inizio di tutto l’ecumenismo, al potere trasformante della preghiera. Un inizio che non possiamo lasciare al passato ma deve sempre accompagnare ogni impegno ecumenico. Il Concilio Vaticano II ha parlato dell’ecumenismo spirituale come anima del movimento ecumenismo e in questo senso questa Settimana di preghiera deve mostrare il nucleo dell’ecumenismo”. “Sopprimere la vita umana è una violenza contro l’immagine di Dio insita in ogni uomo e contro Dio come creatore della vita. In questo senso è importante che ebrei e cristiani diano la stessa testimonianza nel mondo di oggi”, ha detto ancora il card. Koch, commentando il tema, “La sesta parola: non uccidere”, della Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo fra cattolici ed ebrei che si celebra domani, martedì 17 gennaio. “Questo comandamento è molto attuale. Vedo soprattutto tre sfide: la prima è il terrorismo, i massacri oggi e le persecuzioni contro i cristiani in ragione della loro fede. La seconda sfida è la pena di morte che persiste ancora in alcuni paesi e addirittura in altri si discute per reintrodurla. Sono molto contento che il Santo Padre abbia pronunciato parole chiare contro questa pratica. In terzo luogo direi le sfide bioetiche dell’aborto ma soprattutto dell’eutanasia in Europa”. “Promuovere e sostenere la dignità della vita di ogni uomo dall’inizio alla fine naturale è una grande sfida nelle società secolarizzate e su questi temi ebrei e cristiani hanno la comune tradizione biblica e dunque la comune convinzione che l’uomo è stato creato ad immagine di Dio”.

SIR

La via della pazienza: il card. Kurt Koch su ecumenismo e Giornata ebraismo