Questa mattina, nella Sala dei Papi del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i membri della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel. Il Santo Padre ha aperto il suo discorso ringraziando il card. Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum” e rappresentante legale della Fondazione. Saluti e ringraziamenti sono stati rivolti dal Papa anche a mons. Bassène, presidente del consiglio d’amministrazione della Fondazione e ai rappresentanti delle Conferenze Episcopali italiana e tedesca “che contribuiscono in maniera importante al funzionamento della Fondazione”. “Dio si è fatto carne – ha detto il Pontefice -. È mai esistito un gesto d’amore e di carità più grande di questo? Tutto quello che accade oggi e che continua a verificarsi dal giorno in cui Dio s’è fatto uomo, ne è il segno”. Un segno di questa “carità cristiana che si incarna e che diventa testimonianza di Cristo” è proprio la Fondazione ricevuta, nata una trentina d’anni fa per desiderio del Beato Giovanni Paolo II. “La Fondazione – ha proseguito Benedetto XVI – intende ugualmente manifestare la presenza del Papa accanto ai fratelli africani che vivono nel Sahel”. L’esistenza della Fondazione, impegnata in progetti contro la desertificazione della regione subsahariana, “dimostra la grande umanità del mio venerato predecessore che ne ebbe l’intuizione. Quest’opera, però, sarà pienamente efficace, solo se alimentata dalla preghiera”, ha aggiunto il Papa. "Sfortunamente - ha osservato il Papa - il Sahel è stato gravemente e nuovamente minacciato in questi ultimi mesi da una importante diminuzione delle risorse alimentari e dalla carestia, provocata dalla siccità e dall’avanzata del deserto”. L’appello alla comunità internazionale è unito “all’incoraggiamento e al sostegno” a “tutti gli organismi ecclesiali che operano in quest’ambito”. “La carità - ha proseguito - deve promuovere ogni nostra azione. Non si tratta di voler fare un mondo ‘su misura’, ma si tratta di amarlo. Per questo la Chiesa non ha come vocazione principale quella di trasformare l’ordine politico o di cambiare il tessuto sociale”, bensì quella di “portare la luce di Cristo, colui che trasformerà tutto e tutti”.Il Papa ha osservato che spesso “l’Africa viene descritta in maniera riduttiva e umiliante, come il continente dei conflitti e dei problemi infiniti e insolubili”. “Al contrario - ha sottolineato - l’Africa che accoglie oggi la Buona novella è per la Chiesa il continente della speranza. Per noi, per voi, l’Africa è il continente del futuro”. Ed ha così ripetuto l’esortazione pronunciata nel suo viaggio in Benin dell’anno scorso: “Africa, diventa Buona Novella per il mondo intero!”. Rivolto ai membri della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, Benedetto XVI ha esortato un “rinnovamento” che dovrà concernere in primo luogo “la formazione cristiana e professionale delle persone che vi operano, essendo essi, in qualche modo, strumenti del Santo Padre in quelle regioni”. Un rinnovamento che, per essere “efficace”, dovrà “cominciare dalla preghiera e della conversione personale”, ha poi concluso il Santo Padre.
Zenit, SIR
Alla Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel - il testo integrale del discorso del Papa