Udienza generale questa mattina nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi il Papa ha tenuto una meditazione sul significato del tempo quaresimale, che inizia oggi, Mercoledì delle Ceneri. Benedetto XVI ha ricordato che nei primi secoli il tempo della Quaresima era “il tempo in cui coloro che avevano udito e accolto l’annuncio di Cristo iniziavano, passo dopo passo, il loro cammino di fede e di conversione per giungere a ricevere il sacramento del Battesimo”. Si trattava di “un avvicinamento al Dio vivo e di una iniziazione alla fede da compiersi gradualmente, mediante un cambiamento interiore da parte dei catecumeni, cioè di quanti desideravano diventare cristiani ed essere così incorporati a Cristo e alla Chiesa”. Successivamente, “anche i penitenti e poi tutti i fedeli furono invitati a vivere questo itinerario di rinnovamento spirituale, per conformare sempre più la propria esistenza a quella di Cristo”. “La partecipazione dell’intera comunità ai diversi passaggi del percorso quaresimale – ha affermato il Santo Padre – sottolinea una dimensione importante della spiritualità cristiana: è la redenzione non di alcuni, ma di tutti, ad essere disponibile grazie alla morte e risurrezione di Cristo”. In questa prospettiva, “sia coloro che percorrevano un cammino di fede come catecumeni per ricevere il Battesimo, sia coloro che si erano allontanati da Dio e dalla comunità di fede e cercavano la riconciliazione, sia coloro che vivevano la fede in piena comunione con la Chiesa, tutti insieme sapevano che il tempo che precede la Pasqua è un tempo di 'metanoia', il tempo del cambiamento, del pentimento; il tempo che identifica la nostra vita umana e tutta la nostra storia come un processo di conversione che si mette in movimento ora per incontrare il Signore alla fine dei tempi”. La durata della Quaresima, 40 giorni, si riferisce a un numero simbolico sia nell'Antico che nel Nuovo testamento: "una cifra che esprme il tempo dell'attesa, della purificazione, del ritorno al Signore". "Un tempo cronologicamente non esatto, ma che indica pazienza, perseveranza, una lunga prova, un tempo sufficiente per vedere le opere di Dio, per assumersi le proprie responsabilità, senza ulteriori rimandi". Il Papa ha indicato, tra l'altro, che "il numero appare innanzi tutto a proposito di Noè, questo uomo giusto", che trascorre 40 giorni nell'arca e altri 40 dopo il diluvio, prima di toccare la terraferma. Ugualmente sono 40 i giorni che "mosè trascorre sul monte Siani alla presenza del Signore per accogliere la legge" e gli anni del viaggio del popolo di Israele verso la Terra promessa. Pure 40 sono gli anni di pace che Israele conosce sotto i Giudici e quelli dei regni di Saul e di David. Nel Nuovo testamento, "Gesù prima di iniziare la vita pubblica si ritira nel deserto per 40 giorni, senza mangiare né bere, si nutre della Parola di Dio, che usa come arma per vincere il diavolo" e "40 sono i giorni nei quali Gesù risorto istruisce i suoi, prima di ascendere al cielo e inviare lo Spirito Santo". Con questo ricorrente numero di quaranta, ha proseguito Benedetto XVI, "è descritto un contesto spirituale che resta attuale e valido, e la Chiesa, proprio mediante i giorni del periodo quaresimale intende mantenerne il perdurante valore e renderne a noi presente l'efficacia. La liturgia cristiana della Quaresima ha lo scopo di favorire un cammino di rinnovameno spirituale alla luce di questa lunga esperienza pubblica e soprattuto imparare a imitare Gesù, che nei quaranta giorni trascorsi nel deserto insegnò a vincere la tentazione con la parola di Dio". I quarant’anni della peregrinazione di Israele nel deserto, per il Papa, da una parte sono “la stagione del primo amore tra Dio e il suo popolo”, dall’altra “il tempo delle tentazioni e dei pericoli più grandi, quando Israele mormora contro il suo Dio e vorrebbe tornare al paganesimo e si costruisce i propri idoli”. Questa “ambivalenza”, che caratterizza Israele nel deserto, la ritroviamo “in modo sorprendente nel cammino terreno di Gesù, naturalmente senza alcun compromesso col peccato”. Nella sua vita terrena, “Gesù si reca nel deserto per stare in profonda unione con il Padre”. Una “dinamica”, questa, che “è una costante nella vita terrena di Gesù, che ricerca sempre momenti di solitudine per pregare il Padre suo e rimanere in intima ed esclusiva comunione con Lui, e poi ritornare in mezzo alla gente”. Ma in questo tempo di “deserto” e d’incontro speciale col Padre – ha fatto notare il Papa – Gesù “si trova esposto al pericolo ed è assalito dalla tentazione e dalla seduzione del maligno, il quale gli propone una via messianica lontana dal progetto di Dio, perché passa attraverso il potere, il successo, il dominio e non attraverso il dono totale sulla Croce”. “In questo 'deserto' – ha spiegato Benedetto XVI – noi credenti abbiamo certamente l’opportunità di fare una profonda esperienza di Dio che rende forte lo spirito, conferma la fede, nutre la speranza, anima la carità”. Ma il 'deserto' “è anche l’aspetto negativo della realtà che ci circonda: l’aridità, la povertà di parole di vita e di valori, il secolarismo e la cultura materialista, che rinchiudono la persona nell’orizzonte mondano dell’esistere sottraendolo ad ogni riferimento al trascendente”. “Anche per la Chiesa di oggi il tempo del deserto può trasformarsi in tempo di grazia, poiché abbiamo la certezza che anche dalla roccia più dura Dio può far scaturire l’acqua viva che disseta e ristora”. “In questi quaranta giorni che ci condurranno alla Pasqua di Risurrezione – l’auspicio del Papa - possiamo ritrovare nuovo coraggio per accettare con pazienza e con fede ogni situazione di difficoltà, di afflizione e di prova, nella consapevolezza che dalle tenebre il Signore farà sorgere il giorno nuovo”.
SIR, AsiaNews
L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa