domenica 25 marzo 2012

Mezzo milione di fedeli per la Messa nel Parque del Bicentenario. Durante il giro in papamobile Benedetto XVI indossa il tradizionale sombrero

Questa mattina, lasciato il Colegio Miraflores, il Santo Padre si è trasferito in elicottero al Parque del Bicentenario di León per la celebrazione eucaristica. Durante il trasferimento, l’elicottero ha sorvolato il Santuario del "Cristo Rey", costruito sulla cima del "Cerro del Cubilete", centro geografico del territorio messicano. Accolto all’eliporto dal Governatore dello Stato di Guanajuato, Juan Manuel Oliva Ramírez e dal sindaco del Municipio di Silao, Juan Roberto Tovar Torres, che gli ha consegnato le chiavi della città, il Papa ha compiuto un lungo giro panoramico nel Parque del Bicentenario, dove erano presenti ben cinquecentomila persone. Nell'area allestita dallo stato di Guanajuato, culla della lotta nazionale messicana, per commemorare i 200 anni dell'indipendenza del Paese, il Papa ha celebrato la Messa con 250 tra cardinali, vescovi del Messico, presidente delle 22 Conferenze Episcopali latino-americane e dei Caraibi, vescovi di tutto il continente americano, oltre che con tremila sacerdoti. L'arrivo del Pontefice ha suscitato scene di grande entusiasmo tra la popolazione. Entusiasmo che Benedetto XVI ha ulteriormente acceso durante il giro in "papamobile" tra i fedeli in festa, indossando il sombrero, il tradizionale copricapo messicano: tra le centinaia di migliaia di persone che lo hanno acclamato e festeggiato, una è riuscita a fargli arrivare un sombrero che Papa Ratzinger ha subito indossato tra gli applausi dei presenti. Tra le 500mila persone che lo hanno accolto festanti, anche il presidente federale Felipe Calderon, che sta seguendo momento per momento la permanenza del Pontefice nel Paese. L'arcivescovo di Leon, mons. Josè Martin Rabago, nel salutare il Papa prima della Messa, ha denunciato il clima di "violenza e morte" vissuto in Messico negli ultimi anni. Una "drammatica realtà" che "ha origini perverse che la alimentano": "La povertà - ha elencato il presule -, la mancanza di opportunità, la corruzione, l'impunità, la carente applicazione di giustizia e il cambiamento culturale che porta alla convinzione che questa vita ha senso soltanto se permette di accumulare beni e potere velocemente e senza badare alle conseguenze". Rabago ha ricordato anche la "grave crisi di moralità", il fatto che "si è debilitata e relativizzata l'esperienza religiosa in alcuni settori del nostro popolo, con gravi conseguenze nell'esperienza e applicazione dei valori morali".

La Repubblica.it