giovedì 10 maggio 2012

Procura di Savona: mons. Dante Lafranconi avrebbe coperto, pur essendone a conoscenza, gli abusi di almeno due sacerdoti. Il reato è prescritto

Non è una sentenza di condanna, ma nelle sei pagine dell’ordinanza con cui il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Savona, Fiorenza Giorgi, ha disposto l’archiviazione del procedimento per concorso in atti sessuali su minori, perché il reato è prescritto, emerge che il vescovo Dante Lafranconi (che dal 2001 è a Cremona) nei 10 anni in cui resse la diocesi di Savona, avrebbe “coperto”, pur essendone a conoscenza, le tendenze pedofile di almeno due sacerdoti. Dunque, non avrebbe impedito "atti che avrebbe avuto il dovere di impedire", come è scritto nel capo di imputazione formulato dal procuratore della Repubblica, Francantonio Granero, e dal sostituto Giovanni Battista Ferro, che al Gip avevano chiesto l’archiviazione, essendo appunto i reati prescritti per il decorso del tempo. "Non avendo ancora avuto ufficialmente notizia dell’ordinanza e quindi non conoscendone l’effettivo contenuto, per il momento mi riservo qualsiasi considerazione", ha detto l’avvocato Michele Tolomini, difensore del vescovo Lafranconi. L’opposizione alla richiesta di archiviazione era stata avanzata dall’associazione della Rete L’abuso, che tutela le vittime di sacerdoti pedofili ed è rappresentata da Francesco Zanardi, che ha raccontato di essere stato a sua volta vittima di abusi da parte dell’ex prete Nello Giraudo. Carla Crosetti, avvocato di Zanardi, aveva chiesto la riapertura delle indagini, evidenziando che la prescrizione non era ancora intervenuta all’epoca della richiesta di archiviazione e sostenendo la tesi dell’aggravante per fatti commessi su minore sotto i 14 anni. Secondo la Procura di Savona, il vescovo Lafranconi avrebbe dunque omesso di segnalare ai suoi diretti superiori le morbose attenzioni nei confronti di ragazzini di almeno due preti, condannati per pedofilia (don Barbacini) e abusi sessuali (don Giraudo) per episodi che risalgono alla fine degli anni novanta. Mons. Domenico Calcagno, successore del vescovo Lafranconi, agì invece diversamente e rimosse i due sacerdoti dagli incarichi in una comunità per minori disagiati di cui erano diretti responsabili. “L’8 maggio 2012 il Gip del Tribunale di Savona ha accolto la richiesta di archiviazione, presentata dal Pubblico Ministero in ordine al procedimento inscritto a carico di mons. Dante Lafranconi, per intervenuta prescrizione”: si apre così la nota diffusa oggi dalla diocesi di Cremona sul procedimento riguardante l’allora vescovo di Savona, oggi alla guida di quella cremonese. I fatti a cui si riferisce riguardano due sospetti casi di pedofilia da parte di altrettanti presbiteri savonesi. “Premesso che nessun processo è mai stato formalmente aperto né tanto meno celebrato a carico dell’attuale vescovo di Cremona, essendo giunta la richiesta di archiviazione da parte del Pubblico Ministero ancor prima di un’eventuale sua richiesta di rinvio a giudizio - prosegue la nota -, non è nostro intendimento discutere ad oggi di fatti e circostanze mai affrontate prima in un’aula giudiziaria”. La nota esprime anche un rammarico: “Destano sorpresa e sconcerto atteggiamenti e commenti giustizialisti recentemente emersi nei confronti di chi, non avendone avuto titolo, non ha potuto svolgere alcuna attività in propria difesa”. Al contrario mons. Lafranconi, “fortemente toccato dalla natura e dalla delicatezza degli argomenti che in qualche modo lo hanno coinvolto, esprime il proprio dispiacere condividendo la sofferenza dei ragazzi segnati da queste dolorose vicende”.

Il Secolo XIX, SIR