lunedì 23 luglio 2012

Il Papa: gli Istituti secolari alimentino sguardi capaci di futuro e radici salde in Cristo abbracciando con carità le ferite del mondo e della Chiesa

Gli Istituti secolari alimentino “sguardi capaci di futuro e radici salde in Cristo” abbracciando “con carità le ferite del mondo e della Chiesa”: è questo il cuore del messaggio inviato da Benedetto XVI ai membri degli Istituti secolari, riuniti ad Assisi fino al 26 luglio per il loro Congresso, dedicato al tema “In ascolto di Dio ‘nei solchi della storia’: la secolarità parla alla consacrazione”. “Uomini e donne capaci di uno sguardo profondo e di buona testimonianza dentro la storia”: così Benedetto XVI definisce i consacrati, nel messaggio inviato loro tramite il segretario di Stato, Tarcisio Bertone. In un tempo come quello attuale, che “pone alla vita e alla fede interrogativi profondi”, scrive il Papa, guardando allo Spirito Santo i consacrati possono seguire la propria vocazione, ovvero “stare nel mondo assumendone tutti i pesi e gli aneliti, con uno sguardo umano che coincida sempre più con quello divino”. In questo senso, infatti, sottolinea il Santo Padre, l’identità dei consacrati rivela la loro importante missione nella Chiesa, ovvero “aiutarla a realizzare il suo essere nel mondo”, perché attraverso la “teologia della storia, parte essenziale della nuova evangelizzazione”, gli uomini di oggi possono ritrovare quello sguardo “veramente libero e pacifico sul mondo” di cui hanno bisogno. Di qui, il richiamo centrale che il Papa fa al fatto che “la relazione tra Chiesa e mondo” va vissuta “nel segno della reciprocità”, così che “non è solo la Chiesa a dare al mondo, contribuendo a rendere più umani” gli uomini e la loro storia, ma “è anche il mondo a dare alla Chiesa”, in modo che essa possa “comprendere meglio se stessa” e “vivere meglio la sua missione”. Poi, Benedetto XVI indica tre ambiti specifici in cui gli Istituti secolari devono puntare la loro attenzione: la “donazione totale” all’incontro personale con “l’amore di Dio”; la “vita spirituale”, definita “un punto fermo e irrinunciabile” che implica il “riportare a Cristo ogni cosa”, e che si alimenta nella preghiera e nell’ascolto della Parola di Dio, “per costruire speranza e fiducia”. Infine, il Papa richiama l’importanza della formazione, intesa come l’educazione a “quella saggezza che è sempre consapevole della centralità umana e della grandezza del Creatore”. Questo tipo di cultura, evidenzia Benedetto XVI, rende laici e presbiteri “capaci di lasciarsi interrogare dalle complessità del mondo” di oggi e di “impegnarsi in un discernimento della storia alla luce della Parola di Vita”. Di qui, le esortazioni che il Pontefice lancia agli Istituti secolari, ovvero: essere “disponibili a costruire percorsi di bene comune, senza soluzioni preconfezionate, sempre pronti a mettere in gioco la propria vita”; essere creativi secondo lo Spirito Santo; alimentare “sguardi capaci di futuro e radici salde in Cristo”; “abbracciare con carità le ferite del mondo e della Chiesa”. L’obiettivo, in fondo, è quello di “vivere una vita gioiosa e piena, accogliente e capace di perdono, perché fondata su Gesù Cristo”.

Radio Vaticana