giovedì 5 luglio 2012

Müller: Dio non può mai essere una questione secondaria. Se lo mettiamo al centro della nostra riflessione possiamo ridurre le tensioni nella Chiesa

I ''gruppi che agiscono ai margini'' della Chiesa devono mettere da parte le loro resistenze a aprirsi ''con fiducia'' alla proposta di riconciliazione del Papa, nella consapevolezza che ''si può essere cattolici, solo se si riconosce pienamente la fede della Chiesa'' che include ''il magistero'' in cui il Concilio Vaticano II ha ''un ruolo particolarmente importante''. Lo afferma, in una intervista al programma tedesco della Radio Vaticana, il nuovo prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, mons. Gerhard Ludwig Müller (nella foto con Benedetto XVI). Interpellato sui negoziati con i tradizionalisti lefebvriani, in cui avrà un ruolo di punta in quanto presidente anche della Pontificia Commissione ''Ecclesia Dei'', l'ex-vescovo di Ratisbona risponde: ''L'obiettivo è sempre l'unità della Chiesa e dei fedeli con la Chiesa. Si può essere cattolici, solo se si riconosce pienamente la fede della Chiesa. Ciò include il magistero e nel magistero ha un ruolo particolarmente importante anche il Concilio Vaticano II''. ''E' importante - aggiunge - superare i blocchi interni presenti in alcuni gruppi ai margini e ci si apra con fiducia al nostro Santo Padre Benedetto XVI e a tutti coloro che agiscono per suo conto. Non si tratta di costringere o obbligare in qualche modo gli altri, ma è importante riconoscere la libertà della fede e la libertà dei figli di Dio, ma anche la pienezza della rivelazione di Dio, affidata alla Chiesa, e quindi al suo magistero, per una fedele interpretazione. Pertanto, esorto di cuore tutti coloro che hanno difficoltà ad avere fiducia e a cercare l'unità della Chiesa e la verità della fede. L'unità della Chiesa e la verità della fede costituiscono due facce della stessa medaglia''. In una intervista con l'agenzia austriaca Kathpress, Müller aggiunge che ''bisogna aprirsi alla tradizione vivente'' ma questa ''non si interrompe a un certo punto - ad esempio nel 1950 - ma prosegue oltre''. Mons. Müller si sofferma anche dei rapporti del dicastero custode dell'ortodossia cattolica con coloro che sono critici verso l'autorità ecclesiastica. Per il neo-prefetto si può dialogare con loro ''solo se consideriamo nella sua totalità la ricerca dell'uomo verso Dio e la verità. Dio non può mai essere una questione secondaria. Se mettiamo al centro della nostra riflessione Dio e Gesù Cristo, allora possiamo ridurre alcune tensioni nella Chiesa. Lo stesso vale per i malintesi''. ''L'unità della Chiesa di Dio - aggiunge - non può essere rotta da ideologie che, in modo settario - sia da destra che da sinistra - collaborano in modi sorprendenti e finiscono per danneggiare la Chiesa. Questi gruppi hanno, purtroppo, una risonanza mediatica maggiore dei molti milioni di credenti che seguono la strada della sequela di Gesù Cristo e fanno molte cose buone perla costruzione della Chiesa''. Mons. Müller ha le idee molto chiaro su quello che sarà il suo nuovo compito: ''Il compito del prefetto è molto chiaro: aiutare il magistero del Papa, che è il maestro della Chiesa universale, affidata a Pietro e agli Apostoli. Stiamo vivendo un tempo non sempre facile e soffriamo un po' tutti a causa del secolarismo, ma non dobbiamo dimenticare la dimensione trascendente, l'orientamento verso Dio, come pure - è molto importante per me - l'impegno a sviluppare un clima di familiarità in tutta la Chiesa e anche qui nella Curia romana, soprattutto nella Chiesa di Roma''. Müller non nasconde l'importanza di parlare la stessa lingua del Papa ma, aggiunge che nella Chiesa non funziona come nel calcio ''dove uno si rallegra se vince uno della propria squadra. Siamo una grande famiglia di Dio''.

Asca

Il nuovo prefetto della Dottrina della Fede, mons Müller: nella Chiesa serve clima di familiarità