venerdì 3 agosto 2012

Un nuovo presidente per lo IOR, il futuro di Nicora: in arrivo altre scosse. L'operazione di trasparenza voluta dal Papa ha fatto cadere ogni alibi

Pochissimi l'hanno letto e nelle librerie nemmeno è arrivato, con le sue cinquecento pagine di testo e di allegati. Ma il rapporto che Moneyval ha pubblicato a metà luglio su Vaticano e finanza ha segnato uno spartiacque storico. Per la prima volta la Santa Sede ha sottoposto i suoi istituti e le sue leggi al giudizio di un arbitro esterno, internazionale. Per la prima volta si è fatta assegnare un voto e dettare i compiti da un'autorità secolare. In una materia, come Dio e Mammona, nella quale ha tanto peccato. È un evento, quello segnato dal rapporto di Moneyval, che ancora una volta obbliga a riscrivere il profilo convenzionale di Papa Benedetto XVI. Il professore di teologia si è rivelato nel frangente un uomo di governo inflessibile. Ha dato l'ordine che in campo finanziario tutto sia reso trasparente ed esemplare, anche al costo di far esplodere dentro le mura vaticane conflitti di un'asprezza senza precedenti. E così è stato. Moneyval l'ha riconosciuto: il Vaticano "ha fatto una lunga strada in un tempo veramente breve". Si è messo in corsa tra gli ultimi, ma in capo a soli due anni è riuscito a piazzarsi al decimo posto tra i ventinove Stati sottoposti al giudizio periodico della task force del Consiglio d'Europa che misura le capacità di ciascuno Stato nel contrastare la circolazione di denari illeciti. Subito dietro Germania e Italia. E con nove voti positivi su sedici nelle materie “core and key” che decidono il punteggio finale. Sono stati due, in Vaticano, gli osservati speciali, ai quali il rapporto di Moneyval ha dedicato il massimo numero di osservazioni pro e contro: l'Istituto per le Opere di Religione, IOR, la "banca" vaticana, e l'Autorità di Informazione Finanziaria, AIF, il braccio di investigazione e di controllo di cui la Santa Sede ha dovuto dotarsi. Sia per l'uno che per l'altra, alla fine dell'estate, in Vaticano si aspettano dei colpi di scena. Per lo IOR sarà nominato il nuovo presidente, dopo che il suo board, lo scorso 24 maggio, ha rimosso da questa carica Ettore Gotti Tedeschi accusandolo pubblicamente di manifesta incapacità di svolgere il suo ruolo. Gotti Tedeschi attribuisce in realtà la sua brutale cacciata a contrasti insanabili col management della "banca" e più ancora col segretario di Stato card. Tarcisio Bertone riguardo a due questioni. La prima è il tentato acquisto dell'ospedale San Raffaele di Milano, ostinatamente voluto da Bertone e infine mancato anche per la strenua opposizione dell'allora presidente dello IOR. La seconda questione sono le variazioni introdotte lo scorso inverno dalla segreteria di Stato alla legge vaticana n. 127 del 30 dicembre 2010 contro il riciclaggio di denari illeciti: variazioni che secondo il card. Attilio Nicora, presidente dell'AIF, segnavano "un passo indietro" rispetto al testo iniziale e che secondo Gotti Tedeschi avrebbero comportato la bocciatura da parte di Moneyval. In realtà la bocciatura non c'è stata. Anzi, le valutazioni che il rapporto di Moneyval dà dello IOR e dei passaggi della nuova legge 127 che lo riguardano sono in prevalenza positive.Le correzioni principali che lo IOR dovrebbe introdurre, a giudizio di Moneyval, sono una più stringente e selettiva verifica del profilo dei clienti e della correttezza dei flussi "cash", specie da e verso paesi extraeuropei con scarsi controlli sugli illeciti finanziari. Anche la nuova legge 127, nel suo complesso, è stata valutata da Moneyval positivamente. Se un passo indietro c'è stato, si legge nel rapporto, esso riguarda proprio l'Autorità di Informazione Finanziaria, i cui poteri di ispezione su tutti gli uffici vaticani erano più forti con la versione precedente della legge. Ma dopo aver dato ragione su questo al card. Nicora, gli ispettori di Moneyval hanno avanzato contro di lui due critiche. La prima è di non aver finora compiuto alcun atto concreto di investigazione e controllo in suo potere, tanto meno sullo IOR, e quindi di non aver ancora dato prova delle capacità effettive dell'organismo da lui presieduto. La seconda è di incarnare un conflitto di interessi, in quanto presidente dell'AIF e membro della commissione cardinalizia dello IOR, cioè controllore e controllato insieme. Alla fine dell'estate si prevede che Nicora lascerà la seconda delle due cariche. E così Bertone, che di questa commissione cardinalizia è il presidente, avrà lì un avversario in meno.

Sandro Magister, www. chiesa