giovedì 8 novembre 2012

Nelle Chiese locali della Siria l'accoglienza delle parole di Benedetto XVI: è l'unica voce che parla di pace per il Paese. Lo ringraziamo per la sua vicinanza spirituale e il suo sostegno materiale, non ci ha mai lasciati soli

“Non risparmiare alcuno sforzo nella ricerca della pace e a perseguire, attraverso il dialogo, le strade che portano a una giusta convivenza, in vista di un’adeguata soluzione politica del conflitto. Non è mai troppo tardi per lavorare per la pace! Dobbiamo fare tutto il possibile perché un giorno potrebbe essere troppo tardi”: è l’invito di Benedetto XVI “alle parti in conflitto e a quanti hanno a cuore il bene della Siria” lanciato ieri durante l’Udienza generale. Nel suo appello il Papa, spiegando che “diverse circostanze e sviluppi non hanno reso possibile” l’invio di una delegazione di Padri sinodali a Damasco, ha annunciato che “una missione speciale” guidata dal card. Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio 'Cor Unum': da ieri fino al 10 novembre sarà in Libano per incontrare “pastori e fedeli delle Chiese che sono presenti in Siria”. “Un appello che abbiamo accolto con gioia. Aspettavamo con ansia la delegazione dei Padri sinodali qui in Siria, ma ora questo appello, con la notizia dell’arrivo a Beirut del card. Robert Sarah, di 'Cor Unum', ci riempie di speranza” spiega da Aleppo, città tra le più colpite dal conflitto interno, padre Giorgio Abuhkazan, della parrocchia di San Francesco. “Ringraziamo di cuore il profondo interesse con cui il Santo Padre segue le tristi vicende del nostro Paese che mai come ora ha bisogno di parole di pace e di riconciliazione. Speriamo che siano ascoltate da chi può veramente mettere la parola fine alla violenza. Quella di Benedetto XVI - prosegue il parroco - è l’unica voce che parla di pace per la Siria. Le grandi potenze, che tutto hanno in mano, ascoltino questo invito e si diano da fare per promuovere il dialogo e la soluzione pacifica”. L’appello, fa notare padre Abuhkazan, “giunge nel giorno della rielezione di Barack Obama a presidente degli Usa. Che possa essere proprio lui il primo ad ascoltare Benedetto XVI. Ma ricordo anche che in questi giorni le opposizioni siriane sono in Qatar per loro consultazioni. Spero trovino un accordo per aprire un canale di dialogo con il governo di Assad”. Dal parroco arriva il punto sulla situazione in città: “Drammatica… Quasi tutti hanno perso il lavoro e le condizioni di vita si sono fatte molto dure. Siamo spettatori inermi della sistematica distruzione della città da parte di bande armate, integraliste, composte in buona parte da stranieri. Moltissime fabbriche, vanto di Aleppo, sono state distrutte o rese inutilizzabili. Le strade non sono sicure, si registrano rapimenti, violenze, la popolazione esce lo stretto indispensabile. Cerchiamo di dare aiuto materiale per quello che possiamo a feriti, sfollati, famiglie, ma non è facile. Spero che questo appello risvegli le coscienze di tanti anche per quello che riguarda solidarietà”. Soddisfazione anche a Damasco, la capitale, dove dalla parrocchia di sant’Antonio da Padova, si leva la voce di padre Giuseppe Costantin, siriano con origini della città di Antiochia. “Siamo felici per le parole del Papa. Lo ringraziamo per la sua vicinanza spirituale e il suo sostegno materiale. Non ci ha mai lasciati soli. Abbiamo apprezzato molto la sua visita in Libano e siamo adesso speranzosi che l’arrivo a Beirut della missione Cor Unum possa portare un miglioramento delle condizioni di vita di sfollati, rifugiati, famiglie e persone colpite dal conflitto”. Rispetto ad Aleppo la situazione a Damasco, appare migliore: “In città la vita sembra andare avanti normalmente, ma si sentono spari nelle zone più periferiche ed esterne dove grandi sono le difficoltà. Sappiamo che nel quartiere di Damasco di Bab-Touma, dove il 22 ottobre è stata perpetrata una strage, la parrocchia locale cerca di dare sostegno alla popolazione colpita”. E da Bab-Touma giungono le parole di padre Raimondo Gerges, che invita alla preghiera “affinché ci sia qualcuno che possa ascoltare il Santo Padre. Il suo appello ci dona speranza per il futuro. Preghiamo perché non possiamo fare altro”. “Un appello importante che mi auguro trovi i cuori dei potenti, e delle parti in lotta, pronti ad ascoltarlo”, dichiara dalla parrocchia del Sacro Cuore di Gesù di Lattakia, padre Maroun Younan. “Qui in città e in tutta la zona costiera viviamo lontano dai fatti drammatici e violenti che colpiscono invece le zone interne del Paese e città come Homs, Aleppo, Damasco”. L’assenza di conflitto ha richiamato in questa zona migliaia di sfollati e rifugiati ai quali, spiega il parroco, “cerchiamo di dare assistenza, ma è difficile anche per la scarsità degli aiuti. Diamo quello che abbiamo. L’incontro a Beirut con il card. Sarah spero serva a migliorare l’organizzazione e a raggiungere più persone bisognose. Ascoltiamo le loro lamentele, parlano di promesse di aiuti non mantenute da parte della comunità internazionale”. Fiaccati nel fisico, ma non nel morale, sfollati e rifugiati, dice padre Younan, “accolgono appelli come quelli di Benedetto XVI con speranza. In loro c’è sempre la convinzione che ricostruire la Siria è possibile anche se sul futuro gravano incognite non di poco conto specialmente per quel che riguarda lo Stato. Le bande armate fondamentaliste che imperversano nel Paese minano, infatti, il futuro politico siriano e incutono timore”.

SIR