Un prete sanzionato e uno ammonito; altri due sacerdoti ancora sotto indagine; un teste ritenuto
"incoerente e contraddittorio", quindi inattendibile; e il vescovo dell’epoca, Giuseppe Carraro,
completamente scagionato, tanto che il processo di Beatificazione va avanti. Queste le conclusioni
della Santa Sede sulla base dell’indagine del magistrato Mario Sannite, ex giudice del Tribunale di
Verona, del tutto esterno alla Chiesa, incaricato dalla diocesi di far luce sui presunti abusi sessuali
avvenuti decenni fa all’Istituto Provolo che accoglie persone sorde. Le misure sono state
comunicate a Paolo Tacchi Venturi, legale rappresentante dell’"Associazione Sordi A. Provolo" dal
vicario giudiziale di Verona mons. Giampietro Mazzoni. L’associazione, a suo tempo, aveva
denunciato alcuni sacerdoti per 'rapporti particolari' intrattenuti con gli assistiti. L’inchiesta non è
definitivamente conclusa; la Santa Sede, infatti, ha proposto un approfondimento di alcuni dettagli.
Ma alla luce di quanto emerso, oltre ai provvedimenti del Vaticano, la diocesi scaligera esprime
anzitutto "profonda solidarietà" nei confronti delle vittime di abuso che, "anche in ragione della
loro particolare condizione, hanno portato dentro di sé per lunghi anni in silenzio una sofferenza
difficilmente descrivibile". Di più, il vicario giudiziale rivolge alle vittime e alle loro famiglie "una
umile richiesta di perdono". E questo perché "la vicenda suscita una grande amarezza: alcuni di
coloro che erano chiamati a custodire e proteggere dei ragazzi particolarmente provati dalla vita ne
hanno vergognosamente abusato". Un’indagine "inevitabilmente complessa", quella del Provolo; se
c’è stato qualche ritardo negli accertamenti, questo è avvenuto per le "tardive denunce".
Alcuni religiosi, tra i più pesantemente accusati, erano già stati dimessi dall’Istituto proprio in
ragione dei loro comportamenti; molti nel frattempo erano deceduti. Una complessità resa ancora
più acuta da alcuni fraintendimenti iniziali per il sovrapporsi di denunce. "Ciò non ha impedito, pur
con lentezze forse eccessive – sottolinea mons. Mazzoni – che la Chiesa prendesse in seria
considerazione le accuse, pur essendo stati superati non solo per la giustizia penale vigente in Italia,
ma anche in ambito canonico, i termini della prescrizione".
Il "segno inequivocabile" dell’impegno della Chiesa nel fare piena luce su questa vicenda si
evidenzia dal fatto che, unico caso in Italia, sia stato incaricato dell’indagine, su suggerimento del
vescovo di Verona alla Santa Sede, una persona estranea agli organismi ecclesiastici, il dottor Mario
Sannite, magistrato in quiescenza la cui professionalità e imparzialità è unanimemente riconosciuta.
Sulla base delle conclusioni a cui è pervenuto Sannite, la Santa Sede ha sanzionato con precetto
penale, considerati i suoi 84 anni, don Eligio Piccoli, che dovrà dedicarsi alla preghiera e alla
penitenza e a cui è fatto divieto di qualsiasi contatto con minori. A carico di don Danilo Corradi,
invece, le accuse "non risultano provate" ma, stante il dubbio, la Santa Sede ha formulato nei suoi
confronti una formale "ammonizione canonica", che comporta una stretta vigilanza sui suoi
comportamenti. Supplemento d’indagini per don Agostino Micheloni e don Rino Corradi, che
all’epoca dei fatti forse risiedevano altrove. Nessun provvedimento per fratel Lino Gugole, la cui
posizione non è più accertabile perché "affetto da una grave forma di Alzheimer". Per quanto
riguarda le pesanti accuse formulate da Gianni Bisoli nei confronti sia di ben 29 religiosi
dell’"Istituto Don Provolo", che dell’allora vescovo di Verona Giuseppe Carraro, Sannite ha
concluso, dopo tre udienze, che le affermazioni dell’interessato sono "affette da incoerenze e
contraddizioni", e quindi non attendibili. Con ciò non si esclude che Bisoli abbia subito degli abusi,
ma gli viene contestato che la realtà complessiva da lui descritta corrisponda a verità. Quanto poi
alle "accuse pesantissime e raccapriccianti" rivolte dal Bisoli al vescovo mons. Giuseppe
Carraro, la finalità delle quali permane "oscura e ambigua", dall’indagine risulta evidente
l’assoluta mancanza di ogni fondamento. La stessa Congregazione per la Dottrina della Fede, che
aveva disposto di sospendere il processo di Beatificazione di mons. Carraro in seguito alle
predette accuse, ha quindi concluso: "Questa Congregazione, valutata la documentazione
trasmessale afferente l’espletata investigatio , ritenendo non fondate le predette accuse, invita
codesto dicastero (per le Cause dei Santi, ndr) a procedere al completamento della 'Positio' in
questione".
Francesco Dal Mas, Avvenire
Francesco Dal Mas, Avvenire