"Il Papa ha avuto bisogno di qualcuno che indicasse dove doveva premere per far partire il tweet perchè non ha grande dimestichezza con le nuove tecnologie. Quello che è importante è la disponibilità del Papa e la sua apertura a questo nuovo mondo comunicativo". Lo ha detto mons. Carlo Maria Celli, presidente del pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, che ha curato l’approdo del Papa su Twitter, parlando con l’agenzia Ansa a margine del convegno “Le notizie ad alta velocità” organizzato da Stampa Romana.
"Ci ha stupito la risonanza mediatica mondiale, siamo quasi arrivati a 2 milioni di follower - ha aggiunto Celli -. I primi sono gli inglesi, poi ci sono gli spagnoli e gli italiani. È vero che i tedeschi sono in numero minore, mentre ci ha stupito che ci siano tanti arabi a seguirlo. Quando spiegavo al Santo Padre cosa significasse avere tanti follower e l’effetto del ritwittaggio nel mondo, il Papa ha capito perfettamente ed era consapevole che ciò aveva una possibilità comunicativa eccezionale".
"In questo momento non riteniamo necessario aprire una pagina Facebook del Papa, perchè Facebook ha una dimensione molto più personale mentre YouTube e Twitter hanno una dimensione più istituzionale - ha proseguito -. Non è vero come ha detto qualcuno che il Papa neanche vede i tweet perché li deve approvare. La Segreteria di Stato manda i testi insieme agli altri documenti per l’approvazione. Se così non fosse non si tratterebbe di tweet del Papa. Tecnicamente li scrive qualcun altro ma possiamo dire che si tratta a tutto tondo di un messaggio del Papa".
Vatican Insider
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