Il Concilio Vaticano II ha mantenuto
la promessa di una nuova Pentecoste
per la Chiesa. Se ne è detto certo
il cappuccino Raniero Cantalamessa,
durante la seconda predica
di Avvento tenuta questa mattina nella cappella Redemptoris
Mater, alla presenza di Benedetto
XVI.
Dopo aver dedicato la settimana
scorsa la prima riflessione all’Anno
della fede, il predicatore della Casa
Pontificia si è soffermato in questa
circostanza sul cinquantesimo
dell’apertura del Vaticano II per
constatare "il compimento da parte
di Dio della promessa fatta alla
Chiesa per bocca di Giovanni
XXIII", che nel discorso di chiusura
della prima sessione, parlò dell’assise
come di "una nuova desiderata
Pentecoste". E se questo può sembrare
un’esagerazione "visti tutti i
problemi e le controversie sorti nella
Chiesa dopo e a causa del Concilio", ha detto il predicatore, basta
andare a rileggere gli Atti degli apostoli
per vedere "come problemi e
controversie non mancarono neppure
dopo la prima Pentecoste. E non
meno accesi di quelli di oggi".
Ecco allora che alla domanda se
ci sia stata una nuova Pentecoste
occorre rispondere affermativamente.
E il segno più convincente è "il
rinnovamento della qualità della vita
cristiana, laddove tale Pentecoste
è stata accolta", ovvero nei movimenti
ecclesiali.
Da questo punto di vista, ha però
fatto notare il predicatore, "movimenti
e parrocchie non vanno visti
in opposizione o in concorrenza, ma
uniti nella realizzazione, in modo
diverso, di uno stesso modello di vita
cristiana". Per questo si "deve insistere
sul corretto nome: movimenti
'ecclesiali', non 'laicali'. La maggioranza
di essi sono formati da tutte
le componenti ecclesiali: laici,
certo, ma anche vescovi, sacerdoti,
religiosi, suore. Rappresentano l’insieme
dei carismi, il 'popolo di
Dio'".
Infine padre Cantalamessa ha notato
che i movimenti ecclesiali e le
nuove comunità non esauriscono
tutte le potenzialità e le attese di
rinnovamento del Concilio, ma comunque
rispondono alla più importante
di esse. Del resto "quale altra
grande novità è apparsa nella storia
della Chiesa senza sbavature umane?
Non avvenne la stessa cosa -
ha ricordato - quando, nel secolo
XIII, apparvero gli ordini mendicanti?
Anche allora furono i Pontefici a
riconoscere ed accogliere per primi
la grazia del momento e a incoraggiare
il resto dell’episcopato a fare
altrettanto".
La predica è stata sostanzialmente
incentrata sulle diverse chiavi di lettura
date dell’avvenimento conciliare:
aggiornamento, rottura, novità
nella continuità. E se nell’annunciare
al mondo il Concilio Papa Roncalli
usò ripetutamente la parola
'aggiornamento', a mano a mano
che i lavori e le sessioni del Concilio
progredivano, si andarono delineando
due schieramenti opposti: la
continuità con il passato e la novità
rispetto a esso? Per i fautori di questa
seconda interpretazione poi la
parola aggiornamento finì per essere
sostituita dalla parola rottura. Ma
con intenti diversi a seconda
dell’orientamento: così per l’ala progressista
si trattava di una conquista;
per il fronte opposto, di una
tragedia. Tra questi due fronti si
colloca la posizione del magistero
papale che parla di novità nella continuità.
Da Paolo VI a Giovanni Paolo II
fino a Benedetto XVI, che pochi mesi
dopo la sua elezione, nel noto discorso
programmatico alla Curia romana
del 22 dicembre 2005, pur
ammettendo una certa discontinuità
e rottura, fece notare che essa non
riguarda i principi e le verità di base
della fede cristiana, bensì alcune decisioni
storiche.
"Per questo - ha commentato il
predicatore - se dal piano assiologico,
cioè dei principi e dei valori,
passiamo al piano cronologico, potremmo
dire che il Concilio rappresenta
una rottura e una discontinuità
rispetto al passato prossimo della
Chiesa e rappresenta invece una
continuità rispetto al suo passato remoto".
Del resto la lettura della novità
nella continuità aveva avuto un precursore
nel Saggio sullo sviluppo della
dottrina cristiana del card. Newman,
definito "il Padre assente del
Vaticano II". Ma per padre Cantalamessa
esso non teneva sufficiente
conto del ruolo che Gesù aveva riservato
al Paraclito.
L'Osservatore Romano
Il Concilio Vaticano II: 50 anni dopo. Una chiave di lettura
L'Osservatore Romano
Il Concilio Vaticano II: 50 anni dopo. Una chiave di lettura