domenica 6 gennaio 2013

Anche il 2013 sarà l’anno della porpora. L’ipotesi è che il sesto Concistoro del Pontificato di Benedetto XVI si possa tenere il 23 novembre, vigilia della Solennità di Cristo Re. Ad aprire la lista dovrebbe essere il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Müller

Un 2013 con la porpora. Dopo i due Concistori dell’anno appena terminato, con i quali il Papa ha creato complessivamente 28 nuovi cardinali, anche il 2013 sarà l’anno della porpora. L’ipotesi è che il Concistoro si possa tenere il 23 novembre, vigilia della Solennità di Cristo Re, con la quale termina l’anno liturgico, e vigilia della chiusura dell'Anno della fede. Nel 2012 Benedetto XVI aveva scelto come date per la creazione dei nuovi cardinali due giorni prossimi alla Festa della Cattedra di San Pietro, che si celebra il 22 febbraio, e alla Solennità di Cristo Re, ricorrenza maggiormente preferita dal Papa, nei suoi quasi otto anni di Pontificato, per i Concistori. Ad aprire la lista dei porporati dovrebbe essere il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, mons. Gerhard Ludwig Müller. Nominato da Giovanni Paolo II nel 2002 vescovo di Ratisbona, dal 2 luglio dello scorso anno Benedetto XVI lo ha scelto per essere il suo secondo successore, dopo il card. William Joseph Levada, dimessosi per raggiunti limiti di età, alla guida del più importante dicastero della Curia romana. Müller è anche il curatore dell’opera omnia di Joseph Ratzinger. Il motto episcopale dell’ex vescovo di Ratisbona, "Dominus Jesus", non a caso è il titolo del documento vaticano più contestato degli ultimi decenni e che porta la firma dal cardinale Joseph Ratzinger. Dire con chiarezza in quale Dio crede oggi la Chiesa di Roma: è stato questo l’obiettivo della dichiarazione "Dominus Iesus", che fu pubblicata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede durante il Grande Giubileo del 2000. Un documento che trovò molta ostilità, anche all’interno della Chiesa, e fu perfino additato da alcuni come fondamentalista e irrispettoso del clima di dialogo tra le religioni del mondo instaurato da Giovanni Paolo II e rafforzato, proprio durante l’Anno Santo, con il mea culpa del Papa polacco per gli errori e le persecuzioni commessi dai cristiani nel corso dei secoli. Lo stesso Joseph Ratzinger nel suo libro "Fede, verità, tolleranza" ricorda che "quando la Congregazione per la Dottrina della Fede pubblicò nel 2000 la dichiarazione 'Dominus Iesus. Sull’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa', un grido di indignazione attraversò la nostra società, ma anche grandi culture non cristiane come quella dell’India: è un documento di un’intolleranza e di un’arroganza religiosa che non dovrebbero più avere alcuno spazio nel mondo di oggi, si disse. Un cattolico avrebbe potuto solo proporre con tutta umiltà la domanda che Martin Buber pose una volta a un ateo: 'E se fosse vero?'". Lo sguardo sul sesto Concistoro del Pontificato ratzingeriano si tinge anche di tricolore. Le polemiche, però, sono sempre alle porte soprattutto dopo che nel penultimo Concistoro di Benedetto XVI, quello del 18 febbraio dello scorso anno, il Papa creò sette cardinali italiani su ventidue nuovi porporati. Da notare che i sette porporati creati nel primo Concistoro del 2012 sono quasi tutti, a eccezione solo di Betori, cardinali della Curia romana. Questo dato sottolinea quanto sia stato influente il ruolo del Segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone, nel definire la lista dei nuovi cardinali e in particolare di quelli italiani. A conferma di ciò c’è un dato che non va trascurato: don Giuseppe Versaldi, dal 1994 al 1995, era stato il vicario generale dell’allora vescovo di Vercelli Tarcisio Bertone, nominato successivamente segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede all’epoca guidata dal card. Ratzinger. Nel Concistoro del 2013 Benedetto XVI dovrebbe imporre la berretta cardinalizia all’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, che la aspetta ormai da tre turni, e al Patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia. Ma in Italia sono sotto osservazione altre due diocesi cardinalizie: Palermo e Bologna. Il 20 febbraio Paolo Romeo compirà settantacinque anni e, così come previsto dal primo paragrafo del canone 401 del Codice di Diritto Canonico, presenterà al Papa le sue dimissioni dalla guida dell’arcidiocesi di Palermo. Stessa cosa avverrà il 1° giugno per l’Arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra. Benedetto XVI dovrà decidere se accettare subito le loro dimissioni e provvedere in tempi rapidi alla nomina dei loro successori, oppure se concedere loro una proroga così come è avvenuto per i cardinali Severino Poletto a Torino e Dionigi Tettamanzi a Milano che rimasero alla guida delle loro diocesi ancora per un biennio dopo il compimento dei settantacinque anni. Nei casi di Palermo e Bologna, al momento, sembra più credibile l’ipotesi che il Papa accetti le loro dimissioni e scelga rapidamente i loro successori che comunque non dovrebbero entrare nella lista dei nuovi cardinali del prossimo concistoro ratzingeriano. A Palermo il successore di Romeo potrebbe arrivare entro il 2013. A Bologna è più facile che il cambio al vertice dell’arcidiocesi avvenga nel 2014 dato che solamente nel mese di giugno il card. Caffarra compirà settantacinque anni. L’ultima parola, però, spetta al Papa. O a Bertone?

Francesco Grana, Orticalab