“Il cristianesimo, favorendo la diffusione della cultura, promuove il progresso dell’uomo. Sta a noi, ora, essere all’altezza di un così prestigioso patrimonio e farlo fruttificare a vantaggio delle generazioni che verranno”. Con queste parole il Papa, durante la catechesi dell’Udienza generale in Piazza San Pietro, ha attualizzato la figura di Bonifacio, nato nel 675 e morto nel 754, “grande missionario dell’VIII secolo”, che con la sua opera evangelizzatrice divenne “padre di tutti gli abitanti della Germania”. Bonifacio, ha detto Benedetto XVI sempre a braccio, “sapeva che fa parte della missione evangelizzatrice evangelizzare e umanizzare la cultura”. Per merito di Bonifacio, dei suoi monaci e delle sue monache, “fiorì anche quella cultura umana che è inseparabile dalla fede e ne rivela la bellezza”, ha ricordato il Santo Padre, citando le “significative opere intellettuali” lasciateci dal vescovo, a partire dal “suo copioso epistolario, in cui lettere pastorali si alternano a lettere ufficiali e ad altre di carattere privato,che svelano fatti sociali e soprattutto il suo ricco temperamento umano”. “A distanza di secoli, quale messaggio possiamo noi raccogliere dall’insegnamento e dalla prodigiosa attività di questo grande missionario e martire?”, si è chiesto il Papa, per il quale la prima eredità di Bonifacio è “la centralità della Parola di Dio, che egli visse, predicò e testimoniò fino al dono supremo di sé nel martirio”. “Era talmente appassionato della Parola di Dio – le parole del Papa - da sentire l’urgenza e il dovere di portarla agli altri, anche a proprio personale rischio”. Seconda eredità, la “fedele comunione con la sede apostolica”, che Bonifacio “sempre conservò tale comunione come regola della sua missione e la lasciò quasi come suo testamento”. “La testimonianza coraggiosa di Bonifacio è un invito per tutti noi ad accogliere nella nostra vita la parola di Dio come punto di riferimento essenziale, ad amare appassionatamente la Chiesa, a sentirci corresponsabili del suo futuro, a cercarne l’unità attorno al successore di Pietro”. “Frutto di questo impegno – ha proseguito Benedetto XVI - fu il saldo spirito di coesione intorno al Successore di Pietro che Bonifacio trasmise alle Chiese del suo territorio di missione, congiungendo con Roma l’Inghilterra, la Germania, la Francia e contribuendo così in misura determinante a porre quelle radici cristiane dell’Europa che avrebbero prodotto fecondi frutti nei secoli successivi”. Infine, Bonifacio “promosse l’incontro tra la cultura romano-cristiana e la cultura germanica”. “Trasmettendo l’antico patrimonio di valori cristiani – ha detto il Papa - egli innestò nelle popolazioni che evangelizzava un nuovo stile di vita più umano, grazie al quale venivano meglio rispettati i diritti inalienabili della persona. Da autentico figlio di san Benedetto, egli seppe unire preghiera e lavoro manuale e intellettuale, penna e aratro”. “Mi stupisce – ha detto Benedetto XVI a braccio, al termine della catechesi - il suo zelo ardente per il Vangelo: in 40 anni, esce da una vita monastica bella e fruttuosa per annunciare il Vangelo ai semplici, ai barbari. E a 80 anni ancora una volta va,in Frisia dove aveva cominciato la sua opera evangelizzatrice, e prevede il suo martirio per annunciare il Vangelo”. Il Papa ha concluso la catechesi dell’Udienza, davanti a più di 20 mila fedeli radunati in una Piazza San Pietro assolata, paragonando la fede di Bonifacio con “la nostra fede, così spesso tiepida e burocratizzata”, l’ha definita sempre fuori testo, invitando i fedeli a guardare a questa figura per “vedere come dobbiamo rinnovare la nostra fede, per dare il dono prezioso del Vangelo all’uomo del nostro tempo”.“Non stancatevi di affidarvi a Cristo e di diffondere il Vangelo in ogni ambiente”. Con queste parole il Papa ha poi salutato i fedeli di lingua italiana. “Questo nostro tempo, del quale si sottolineano spesso le ombre che lo segnano – l’analisi di Benedetto XVI riguardo allo scenario attuale – deve essere illuminato dal sole vivo della speranza, da Cristo nostra speranza. Egli ha promesso di restare sempre con noi e in molti modi manifesta la sua presenza”. “A voi il compito di annunciarne e testimoniarne l’indefettibile amore che ci accompagna in ogni situazione”. Poi un’aggiunta speciale per i giovani: “Il cammino quaresimale che stiamo percorrendo – l’augurio di Benedetto XVI rivolto a loro – sia occasione di autentica conversione perché possiate giungere alla maturità della fede in Cristo”.