Nel discorso rivolto alle autorità politiche e civili dell'Angola e al Corpo Diplomatico, alla presenza del presidente dello Stato africano Josè Eduardo dos Santo, Il Papa ha parlato dell'Angola come esempio di pace e riconciliazione per tutto il continente africano, e ha esorta il continente a perseguire i "principi indispensabili ad ogni moderna civile democrazia". "Amici miei - ha detto Benedetto XVI - voi siete artefici e testimoni di un'Angola che si sta risollevando. Dopo ventisette anni di guerra civile che ha devastato questo Paese, la pace ha cominciato a mettere radici, portando con sé i frutti della stabilità e della libertà". Il Papa ha elogiato tanto "gli sforzi palpabili del Governo" quanto "diverse iniziative di agenzie multilaterali". "L'Angola sa che è arrivato per l'Africa il tempo della speranza", ha detto il Papa, che ha poi esortato i presenti, "armati di un cuore integro, magnanimo e compassionevole", a "trasformare questo Continente, liberando il vostro popolo dal flagello dell'avidità, della violenza e del disordine, guidandolo sul sentiero segnato dai principi indispensabili ad ogni moderna civile democrazia: il rispetto e la promozione dei diritti umani, un governo trasparente, una magistratura indipendente, una comunicazione sociale libera, un'onesta amministrazione pubblica, una rete di scuole e di ospedali funzionanti in modo adeguato, e la ferma determinazione, radicata nella conversione dei cuori, di stroncare una volta per tutte la corruzione".
Benedetto XVI ha ricordato che a comunità internazionale deve mantenere i propri impegni nei confronti di quelli più poveri, soprattutto di fronte alla odierna ''tempesta finanziaria mondiale''. ''Lo sviluppo economico e sociale in Africa - è stata l'analisi del Pontefice - richiede il coordinamento del Governo nazionale con le iniziative regionali e con le decisioni internazionali. Un simile coordinamento suppone che le nazioni africane siano viste non solo come destinatarie dei piani e delle soluzioni elaborate da altri. Gli stessi africani, lavorando insieme per il bene delle loro comunità, devono essere gli agenti primari del loro sviluppo''. Papa Ratzinger ha citato a questo propostio una serie di iniziative meritevoli, tra cui la New Partnership for Africa's Development (NEPAD), il Patto sulla sicurezza, la stabilità e lo sviluppo nella Regione dei Grandi Laghi, il Kimberley Process, la Publish What You Pay Coalition e l'Extractive Industries Transparency Iniziative, che hanno come obiettivo ''promuovere la trasparenza, l'onesta pratica commerciale e il buon governo''. ''Quanto alla comunità internazionale nel suo insieme - ha proseguito il Pontefice - è di urgente importanza il coordinamento degli sforzi per affrontare la questione dei cambiamenti climatici, la piena e giusta realizzazione degli impegni per lo sviluppo indicati dal Doha round e ugualmente la realizzazione della promessa dei Paesi sviluppati molte volte ripetuta di destinare lo 0,7 % del loro Pil agli aiuti ufficiali per lo sviluppo. Questa assistenza è ancor più necessaria oggi con la tempesta finanziaria mondiale in atto; l'auspicio e' che essa non sia una in piu' delle sue vittime''.
''Amici - ha detto il Papa -, desidero concludere la mia riflessione confidandovi che la mia visita in Camerun e in Angola va suscitando in me quella gioia umana profonda che si prova nel trovarsi tra famiglie. Penso che tale esperienza possa essere il dono comune che l'Africa offre a quanti provengono da altri continenti e giungono qui, dove ''la famiglia è il fondamento sul quale è costruito l'edificio sociale''. ''Eppure - aveva aggiunto - come tutti sappiamo, anche qui numerose pressioni si abbattono sulle famiglie: ansia e umiliazione causate dalla povertà, disoccupazione, malattia, esilio, per menzionarne solo alcune''. Benedetto XVI ha voluto menzionare poi come ''particolarmente sconvolgente, il giogo opprimente della discriminazione sulle donne e ragazze, senza parlare - ha detto - della innominabile pratica della violenza e dello sfruttamento sessuale che causa loro tante umiliazioni e traumi''. ''La Chiesa - ha proseguito il Pontefice -, Signore e Signori, la troverete sempre, per volontà del suo divino Fondatore, accanto ai più poveri di questo continente. Posso assicurarvi che essa, attraverso iniziative diocesane e innumerevoli opere educative, sanitarie e sociali dei diversi Ordini religiosi, programmi di sviluppo delle Caritas e di altre organizzazioni, continuerà a fare tutto cio' che le è possibile per sostenere le famiglie, comprese quelle colpite dai tragici effetti dell'Aids, per promuovere l'uguale dignità di donne e uomini sulla base di un'armoniosa complementarità''. Il Pontefice ha concluso soffermandosi su ''un'ulteriore area di grave preoccupazione'', ovvero ''le politiche di coloro che, col miraggio di far avanzare un ''edificio sociale, minacciano le sue stesse fondamenta''. ''Quanto amara - ha proseguito - è l'ironia di coloro che promuovono l'aborto tra le cure della salute 'materna'! Quanto sconcertante la tesi di coloro secondo i quali la soppressione della vita sarebbe una questione di salute riproduttiva''.
Incontro con le Autorità politiche e civili e con il Corpo Diplomatico nel Salone d’onore del Palazzo Presidenziale di Luanda (20 marzo 2009) - il testo integrale del discorso del Papa