“Una emozione profonda poter visitare la città di Nazareth”, “una grande gioia celebrare colà la liturgia insieme ai fedeli cattolici di molte antiche tradizioni orientali così come della mia stessa tradizione latina”, contentezza “di avere avuto l'opportunità di incontrare alcuni miei fratelli delle altre confessioni cristiane, come pure ebrei, musulmani ed altri capi religiosi”: sono i sentimenti espressi da Benedetto XVI nel discorso a conclusione del pellegrinaggio in Terra Santa. “E’ stato davvero – ha detto il Papa - un pellegrinaggio di fede, fatto in spirito di venerazione per queste terre che hanno avuto un ruolo tanto significativo nella storia della salvezza e in spirito di profondo affetto per i popoli che vivono in questa Terra Santa”. "Tanti Ebrei, madri, padri, mariti, mogli, fratelli, sorelle, amici, furono brutalmente sterminati sotto un regime senza Dio che propagava un'ideologia di antisemitismo e odio" ha detto il Papa ricordando la visita al memoriale dell'Olocausto. "Quello spaventoso capitolo della storia - ha ribadito - non deve essere mai dimenticato o negato. Al contrario, quelle buie memorie devono rafforzare la nostra determinazione ad avvicinarci ancor più gli uni agli altri come rami dello stesso olivo, nutriti dalle stesse radici e uniti da amore fraterno".
"Uno dei momenti più solenni della mia permanenza in Israele è stato - ha sottolineato il Pontefice - la mia visita al memoriale dell'Olocausto a Yad Vashem, dove ho incontrato alcuni dei sopravvissuti ai mali della Shoah. Quegli incontri profondamente commoventi hanno rinnovato ricordi della mia visita di tre anni fa al campo della morte di Auschwitz". "Ci nutriamo - ha continuato il Papa - delle medesime radici spirituali. Ci incontriamo come fratelli, fratelli che in momenti della storia comune hanno avuto un rapporto teso, ma sono adesso fermamente impegnati nella costruzione di ponti di duratura amicizia". “Sono venuto qui – ha chiarito il Pontefice - come amico degli israeliani, così come sono amico del popolo palestinese. Nessun visitatore della Terra Santa può fare a meno di notare con tristezza la tensione che ancora caratterizza le relazioni tra i due popoli”. Anzi, “nessun amico dei vostri popoli può fare a meno di piangere per la sofferenza e la perdita di vite che palestinesi ed israeliani hanno subito negli ultimi sei decenni”. Di qui un “appello a tutte le persone di queste terre: Mai più spargimento di sangue! Mai più combattimenti! Mai più terrorismo! Mai più guerre!”. “Facciamo in modo di spezzare il circolo vizioso della violenza - ha aggiunto Benedetto XVI -. Facciamo in modo che vi sia una pace durevole basata sulla giustizia, che vi sia autentica riconciliazione e risanamento sociale. Venga universalmente riconosciuto che lo Stato di Israele ha il diritto di esistere e di godere pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti. Sia ugualmente riconosciuto che il popolo Palestinese ha il diritto ad una patria indipendente e sovrana, a vivere con dignità e a viaggiare liberamente”. “Fate in modo che la soluzione dei due-stati – ha esortato il Papa - divenga una realtà, non rimanga un sogno. Facciamo in modo che la pace si diffonda da questa terra”.
Il Santo Padre ha quindi ricordato “che la Santa Sede dà grande importanza alle relazioni diplomatiche con lo Stato d’Israele, e ardentemente desidera approfondirle e fortificarle negli anni a venire”; “che cristiani da ogni parte del mondo vengono qui a visitare e a pregare nei luoghi santi associati alla vita e al ministero di Gesù”; “quanto la Chiesa apprezzi il crescente reciproco rispetto e comprensione che caratterizza le relazioni tra cristiani ed ebrei, così come il dialogo fraterno che si sta sviluppando a molti diversi livelli tra cristiani e musulmani”. "Questi – ha concluso - sono i frutti della nostra amicizia. Con il passare degli anni, potranno essercene di più”. "Il muro è stata una delle visioni più tristi" per Benedetto XVI durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa. "Mentre lo costeggiavo - ha confidasto - ho pregato per un futuro in cui i popoli della Terra Santa possano vivere insieme in pace e armonia senza la necessita' di simili strumenti di sicurezza e separazione, ma rispettandosi e fidandosi l'uno dell'altro, nella rinuncia ad ogni forma di violenza e di aggressione". "Signor Presidente - ha aggiunto il Pontefice rivolgendosi a Shimon Peres - so quanto sarà difficile raggiungere quell'obiettivo. So quanto sia difficile il suo compito e quello dell'Autorità Palestinese. Ma Le assicuro che le mie preghiere e le preghiere dei cattolici di tutto il mondo la accompagnano mentre ella prosegue nello sforzo di costruire una pace giusta e duratura in questa regione". "Ho avuto fruttuosi colloqui - ha ricordato - con le autorità civili, sia in Israele, sia nei Territori Palestinesi, e ho constatato i grandi sforzi che entrambi i governi stanno compiendo per assicurare il benessere delle persone". "Mi resta solo - ha poi concluso il Papa - da esprimere il mio sentito ringraziamento a quanti hanno contribuito in modi diversi alla mia visita. Sono profondamente grato al Governo, agli organizzatori, ai volontari, ai media, a quanti hanno dato ospitalità a me e a coloro che mi hanno accompagnato. Siate certi di essere ricordati con affetto nelle mie preghiere. A tutti dico: grazie e che il Signore sia con voi. Shalom!".
Cerimonia di congedo all’Aeroporto Internazionale Ben Gurion (Tel Aviv, 15 maggio 2009) - il testo integrale del discorso del Papa