Nell'ultima significativa tappa del pellegrinaggio in Terra Santa, il Papa si è inginocchiato commosso in preghiera per alcuni minuti sulla pietra della tomba di Cristo nel Santo Sepolcro. Al suo arrivo nella Basilica che ricorda la morte e risurrezione di Gesù, accolto dal custode di Terra Santa, Pierbattista Pizzaballa, e dal patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, Benedetto XVI ha baciato e asperso d'incenso la Pietra "dell'Unzione" dove, secondo la tradizione, Cristo sarebbe stato cosparso di olii dopo la deposizione dalla croce. Benedetto XVI, che all'arrivo in basilica è stato. Dopo la preghiera e il discorso, Benedetto XVI si è recato nella Cappella delle Apparizioni per una breve adorazione del Santissimo; quindi è salito al Golgota per raccogliersi in preghiera.
“Trovandoci in questo santo luogo e considerando quel meraviglioso evento, come potremmo non sentirci 'trafiggere il cuore', alla maniera di coloro che per primi udirono la predicazione di Pietro nel giorno di Pentecoste?" si è chiesto Benedetto XVI nel discorso. "Qui Cristo morì e risuscitò, per non morire mai più. Qui la storia dell’umanità fu definitivamente cambiata". “Il lungo dominio del peccato e della morte – ha evidenziato il Papa - venne distrutto dal trionfo dell’obbedienza e della vita; il legno della croce svela la verità circa il bene e il male; il giudizio di Dio fu pronunciato su questo mondo e la grazia dello Spirito Santo venne riversata sull’umanità intera”. Qui, ha aggiunto, “Cristo, il nuovo Adamo, ci ha insegnato che mai il male ha l’ultima parola, che l’amore è più forte della morte, che il nostro futuro e quello dell’umanità sta nelle mani di un Dio provvido e fedele”.
Secondo il Pontefice, “la tomba vuota ci parla di speranza, quella stessa che non ci delude, poiché è dono dello Spirito della vita. Questo è il messaggio che oggi desidero lasciarvi, a conclusione del mio pellegrinaggio nella Terra Santa. Possa la speranza levarsi sempre di nuovo, per la grazia di Dio, nel cuore di ogni persona che vive in queste terre!”. “Possa radicarsi nei vostri cuori, rimanere nelle vostre famiglie e comunità ed ispirare in ciascuno di voi una testimonianza sempre più fedele al Principe della pace. La Chiesa in Terra Santa, che ben spesso ha sperimentato l’oscuro mistero del Golgota, non deve mai cessare di essere un intrepido araldo del luminoso messaggio di speranza che questa tomba vuota proclama”, ha aggiunto Benedetto XVI. “Il Vangelo ci dice – ha sottolineato il Papa - che Dio può far nuove tutte le cose, che la storia non necessariamente si ripete, che le memorie possono essere purificate, che gli amari frutti della recriminazione e dell’ostilità possono essere superati, e che un futuro di giustizia, di pace, di prosperità e di collaborazione può sorgere per ogni uomo e donna, per l’intera famiglia umana, ed in maniera speciale per il popolo che vive in questa terra, così cara al cuore del Salvatore”. Quest’antica chiesa dell’Anastasis, ha ammesso il Pontefice, “reca una sua muta testimonianza sia al peso del nostro passato, con tutte le sue mancanze, incomprensioni e conflitti, sia alla promessa gloriosa che continua ad irradiare dalla tomba vuota di Cristo”. “Anche ora – ha sostenuto Benedetto XVI - la grazia della risurrezione è all’opera in noi! Possa la contemplazione di questo mistero spronare i nostri sforzi, sia come individui che come membri della comunità ecclesiale, a crescere nella vita dello Spirito mediante la conversione, la penitenza e la preghiera”.
“Possa inoltre aiutarci – è stato l'auspicio e l'incoraggiamento del Papa - a superare, con la potenza di quello stesso Spirito, ogni conflitto e tensione nati dalla carne e rimuovere ogni ostacolo, sia dentro che fuori, che si frappone alla nostra comune testimonianza a Cristo ed al potere del suo amore che riconcilia”. Il Pontefice, dunque, prega affinché “la Chiesa in Terra Santa tragga sempre maggiore forza dalla contemplazione della tomba vuota del Redentore. In quella tomba essa è chiamata a seppellire tutte le sue ansie e paure, per risorgere nuovamente ogni giorno e continuare il suo viaggio per le vie di Gerusalemme, della Galilea ed oltre, proclamando il trionfo del perdono di Cristo e la promessa di una vita nuova”. Come cristiani, ha proseguito il Santo Padre, “sappiamo che la pace alla quale anela questa terra lacerata da conflitti ha un nome: Gesù Cristo” e pertanto “nelle sue mani affidiamo tutta la nostra speranza per il futuro, proprio come nell’ora delle tenebre egli affidò il suo spirito nelle mani del Padre”. Infine, Benedetto XVI ha rivolto “una speciale parola di incoraggiamento ai fratelli vescovi e sacerdoti, come pure ai religiosi e alle religiose che servono l’amata Chiesa in Terra Santa”: “Qui, davanti alla tomba vuota, al cuore stesso della Chiesa, vi invito a rinnovare l’entusiasmo della vostra consacrazione a Cristo ed il vostro impegno nell’amorevole servizio al suo mistico Corpo”. Immenso, per il Papa, è il “privilegio di dare testimonianza a Cristo in questa terra che Egli ha santificato mediante la sua presenza terrena e il suo ministero. Con pastorale carità rendete capaci i vostri fratelli e sorelle e tutti gli abitanti di questa terra di percepire la presenza che guarisce e l’amore che riconcilia del Risorto”. In realtà, “Gesù chiede a ciascuno di noi di essere testimone di unità e di pace per tutti coloro che vivono in questa città della pace”. Infatti, come nuovo Adamo, “Cristo è la sorgente dell’unità alla quale l’intera famiglia umana è chiamata, quella stessa unità della quale la Chiesa è segno e sacramento”. Come Agnello di Dio, “egli è la fonte della riconciliazione, che è al contempo dono di Dio e sacro dovere affidato a noi”. Quale Principe della pace, “egli è la sorgente di quella pace che supera ogni comprensione, la pace della nuova Gerusalemme”.
Visita al Santo Sepolcro di Gerusalemme (15 maggio 2009) - il testo integrale del discorso del Papa