mercoledì 20 gennaio 2010

Bernard-Henri Lévy: malafede e disinformazione alla base di una propaganda che fa di Benedetto XVI e Pio XII dei capri espiatori

L’Osservatore Romano fa proprio, pubblicandolo, il commento di Bernard-Henri Lévy, commento scritto dopo l’incontro di Benedetto XVI con la comunità ebraica di Roma, pubblicato oggi sul Corriere della Sera con il titolo “Malafede e disinformazione”. Nell’articolo si parla di Benedetto XVI e Pio XII come “capri espiatori” di una propaganda mediatica basata su “malafede” e “disinformazione”. Quanto al Papa attuale “fin dalla sua elezione, si è intentato un processo al suo ‘ultraconservatorismo’” e “si sono falsificati, puramente e semplicemente, i testi”. Quanto al suo rapporto con gli ebrei “bisogna smettere di ripetere, come somari, che egli è indietro-rispetto-al-suo-predecessore” scrive Lévy. Secondo cui nel giorno della visita alla Sinagoga di Roma “non ha fatto che il suo dovere, ma l’ha fatto” e “ha detto un’evidenza, ma l’ha detta”. A questo Pontefice “si possono fare tutti i processi che si vuole, ma non quello di ‘congelare’ i progressi compiuti da Giovanni XXIII”. Quanto alla vicenda di Pio XII, Lévy scrive: “Tornerò sul caso di Rolf Hochhuth, autore del famoso "Il vicario", che nel 1963 lanciò la polemica sui ‘silenzi di Pio XII’. Questo focoso giustiziere è anche un negazionista patentato”. Inoltre “il terribile Pio XII, nel 1937, quando ancora era soltanto il cardinale Pacelli, fu il coautore con Pio XI dell’Enciclica "Mit brennender Sorge" ("Con viva preoccupazione"), che ancora oggi continua ad essere uno dei manifesti antinazisti più fermi e più eloquenti”, senza contare “per esattezza storica” che “prima di optare per l’azione clandestina, prima di aprire, senza dirlo, i suoi conventi agli ebrei romani braccati dai fascisti, il silenzioso Pio XII pronunciò alcune allocuzioni radiofoniche che gli valsero, dopo la morte, l’omaggio di Golda Meir: "Durante i dieci anni del terrore nazista, mentre il nostro popolo soffriva un martirio spaventoso, la voce del Papa si levò per condannare i carnefici"”. Infine: “E, per ora, ci si meraviglierà soprattutto che, dell’assordante silenzio sceso nel mondo intero sulla Shoah, si faccia portare tutto il peso, o quasi, a colui che, fra i sovrani del momento: a) non aveva cannoni né aerei a disposizione; b) non risparmiò i propri sforzi per condividere, con chi disponeva di aerei e cannoni, le informazioni di cui veniva a conoscenza; c) salvò in prima persona, a Roma ma anche altrove, un grandissimo numero di coloro di cui aveva la responsabilità morale”.

Il Velino