SIR
mercoledì 7 aprile 2010
Andrea Riccardi: si vuole screditare l’essere cristiani nel mondo contemporaneo. La veemenza contro Benedetto XVI viene da prima del pontificato
“Colpendo con il discredito il Papa, si vuole colpire e screditare un modo di essere, l’essere cristiani e Chiesa nel mondo contemporaneo”. Ne è convinto Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio e docente di storia contemporanea presso l’Università degli Studi Roma Tre, che in un’intervista all'agenzia SIR commenta la campagna diffamatoria scatenata dai media contro Benedetto XVI. “La Chiesa Cattolica – spiega Riccardi - è, per sua natura profonda e per realtà della sua vita, una globalizzazione della gratuità, in un mondo dove la globalizzazione è tutto mercato, solo mercato”. Una “diversità del cattolicesimo rispetto alla realtà del mondo globalizzato” di cui “va tenuto conto” e per la quale, secondo lo storico, “si potrebbe utilizzare la categoria biblica di profezia”. “Affermare questo – precisa - non è vittimismo cattolico o arroccamento, ma una constatazione che lo storico e l’osservatore dei fatti sociali possono fare”. Rammentando le dure contestazioni di cui furono oggetto anche Paolo VI e Giovanni Paolo II, Riccardi ne ravvisa, pur nella diversità, il “fondo comune”: “la Chiesa Cattolica, con il suo messaggio, la sua tradizione, la sua pretesa di cambiare l’uomo, risulta ostica nei confronti della mentalità ‘liberale’, fosse quella rivoluzionaria e antistituzionale del 1968, fosse quella neoliberale o radicale di tempi più recenti”. “La veemenza contro Benedetto XVI – avverte ancora Riccardi - viene da prima del pontificato. Il card. Ratzinger è stato considerato e ritratto dai media come un duro inquisitore, per tutta l’epoca in cui fu alla testa della Congregazione della dottrina della fede”. È proprio questa immagine ad avere preparato “il terreno ad un impatto difficile, ormai quasi sempre critico, nei confronti di questo Papa” che “i cattolici hanno la responsabilità di non isolare”. D’altra parte, sottolinea lo storico, “i media trovano poco di politico (che è quello che li interessa) nel suo messaggio religioso-spirituale, quindi inclinano verso un atteggiamento negativo”. Secondo Riccardi, “la globalizzazione ha cambiato anche la funzione dei media. La grande stampa internazionale e le grandi agenzie hanno un ruolo decisivo” nell’orientare l’informazione, e anche se “non è facile cambiare” questo orientamento, occorre “evitare il panico” nella Chiesa. “E’ vero che certi attacchi formano l’opinione della gente”, constata, “ma non è solo così. C’è una percezione” che “non è dipendente dai media. La gente sa cos’è la Chiesa, perché la conosce e l’ha vissuta”. Bisogna quindi – è il monito conclusivo dello storico - che i cristiani si facciano presenti, personalmente, nella società e nella vita, mostrando in modo diretto e attraente il loro essere cristiani”.