Joseph Ratzinger fu frenato dalle regole stabilite da Giovanni Paolo II in merito alla riduzione allo stato laicale dei sacerdoti, al momento di prendere una decisione in merito al caso di padre Stephen Kiesle, prete pedofilo di Oakland (Usa). In un passaggio della lettera del 1985 resa nota ieri dall'agenzia Associated Press, l'allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede fa implicito riferimento alla prassi seguita all'epoca in Vaticano. Al vescovo che su proposta dello stesso sacerdote domandava l'autorizzazione a non riammettere padre Kiesle al servizio pastorale dopo tre anni di arresti domiciliari, dimettendolo invece dallo stato clericale, l'allora card. Ratzinger sottolineava che ciò avrebbe provocato "danno" nella comunità dei fedeli "in particolare per quanto riguarda la giovane età del richiedente". Nato nel 1947, infatti, il sacerdote aveva allora 'solo' 38 anni. Poco dopo essere salito al Soglio Pontificio nel 1978, Wojtyla aveva impartito alla Curia l'indicazione di non accogliere, di regola, le richieste di sacerdoti che rinunciavano all'abito talare prima dei 40 anni. Pochissime le eccezioni ammesse, come quella della presenza di figli. La prassi, tuttora in vigore, fu voluta da Giovanni Paolo II perché, negli anni precedenti, il Concilio vaticano II (1962-1965) prima e i fermenti sociali del Sessantotto poi indussero molti sacerdoti a chiedere la dispensa del sacerdozio, così come molti seminaristi ad abbandonare la propria formazione sacerdotale. Un'emorragia di vocazioni che preoccupava il Vaticano e indusse Wojtyla a stabilire un giro di vite nell'accettazione delle richieste di 'spretamento'. Contro questa prassi si scontrò l'allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, il futuro Papa Benedetto XVI. Nel 1981 la diocesi di Oakland chiese al Vaticano che padre Kiesle venisse rimosso. A chiedere la riduzione allo stato laicale era lo stesso sacerdote, che poi sarebbe stato condannato a sei anni per lo stupro di una bambina. Già nel 1983 il card. Ratzinger appoggiò questa richiesta presso le istanze superiori vaticane. Ma la richiesta venne rifiutata. Nel 1985, allora, il prefetto dell'ex Sant'Uffizio scrisse al vescovo di Oakland, John Cummins, indicando che bisognava aspettare. Per il "bene della Chiesa universale".