sabato 10 aprile 2010

Presunte coperture da esponenti diocesani e vaticani sugli abusi di un prete canadese, amico di Wojtyla, ridotto allo stato laicale da Benedetto XVI

Un altro caso di un prete pedofilo arriva dal Canada e lo ha portata alla luce il quotidiano Globe and Mail. Protagonista della vicenda è padre Bernard Prince, di origine polacca, amico intimo di Papa Giovanni Paolo II, che è stato per molti anni in Vaticano come segretario generale della Pontificia Opera Missionaria della Propagazione della Fede, un organismo collegato alla Congregazione vaticana per l'Evangelizzazione dei Popoli. Documenti pubblicati dal quotidiano canadese mostrerebbero che diversi vescovi canadesi, alti funzionari vaticani e un nunzio apostolico coprirono i suoi abusi. Prince è risultato poi colpevole di abusi su 13 minori e per questo condannato a 4 anni di carcere dalla giustizia canadese. In particolare, il Globe and Mail pubblica la lettera inviata nel 1993 da mons. Jospeh Widle vescovo di Pembroke, la diocesi dove si erano svolti i fatti, al nunzio apostolico mons. Carlo Curis, in carica dal 1990 al 1999, nella quale si fa esplicito riferimento alle strategie da mettere in atto per coprire e insabbiare la storia che avrebbe potuto danneggiare gravemente la Chiesa. Dalla lettera emerge che informato almeno in parte dei fatti era anche l'allora prefetto della Congregazione per il clero, card. Josè Sanchez. ''Dato che le accuse sono molto serie - si legge nella missiva - io non vedrei alcun inconveniente al fatto che gli sia data una seconda chance allontanandolo dalla scena canadese''. Il vescovo, oggi deceduto, sconsigliava però di promuovere all'episcopato Prince o di dargli altri onori troppo visibili , in quanto questo avrebbe potuto risvegliare la collera delle vittime, e portare a un processo che ''potrebbe avere conseguenze disastrose non solo per la Chiesa canadese ma anche tutta la Santa Sede''. Prince mantenne il suo incarico in Vaticano dal 1991 al 2004. Venne ridotto allo stato laicale da Papa Benedetto XVI nel 2009, quando era già in carcere.

Asca