sabato 10 aprile 2010

Iniziata l'Ostensione della Sindone. Il card. Poletto: possa mettere in evidenza le tante sofferenze nascoste, nel silenzio, e quella della Chiesa

Una coppia della provincia di Alessandria, Luciano Saglietta Verri, 65 anni, e la moglie Rosalinda: ecco i primi pellegrini, in coda un'ora prima dell'apertura ai fedeli, della nuova Ostensione della Sindone a Torino, la prima dopo il Giubileo del 2000, cominciata ufficialmente oggi alle 18. Per la giornata inaugurale c'è stata la prenotazione di dodicimila fedeli, tra cui tra tanti stranieri, in particolare tedeschi e francesi. Nel Duomo si è potuto entrare fino alle 22.30. Sono circa due milioni le persone che tramite internet hanno prenotato per vederla, fino a domenica 23 maggio, il sacro lino. La giornata inaugurale è cominciata alle 9.15 con una visita riservata ad alcune autorità, tra cui il presidente della Fiat Luca Cordero di Montezemolo, accompagnato dalla moglie, e l'amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne. Nel gruppo anche il neo presidente regionale Roberto Cota, alla sua prima uscita ufficiale da governatore. L'inaugurazione ufficiale è avvenuta nel pomeriggio con la Messa concelebrata dall'arcivescovo di Torino, card. Severino Poletto (foto), insieme con i vescovi del Piemonte. Nell'omelia, Poletto ha ricordato che la Sindone, "da oggi esposta è un richiamo alle tante sofferenze nascoste, vissute nel silenzio tra lacrime e disperazioni. Davanti alla Sindone come non pensare ai milioni di uomini che muoiono di fame - ha affermato Poletto citando Giovanni Paolo II che contemplò la Sindone nel 1998 - agli orrori perpetrati nelle tante guerre che insanguinano le nazioni, lo sfruttamento brutale di donne e bambini, i milioni di esseri umani che vivono di stenti e di umiliazioni ai margini delle metropoli, specialmente nei paesi in via di sviluppo". Alla fine della Messa è stato dato il via libera ai pellegrini che prima di arrivare in Duomo, compiono un percorso di avvicinamento attraverso i Giardini Reali. Grande attesa per la visita di Papa Benedetto XVI di domenica 2 maggio. "Mi auguro che l'Ostensione metta in evidenza la sofferenza della Chiesa. Che l'Ostensione risolva tutto ciò che i giornali dicono in questi giorni però non è automatico perché dipende dalla vostra volontà", ha detto il card. Poletto rivolgendosi ai giornalisti. "Se c'è una persona che non si può toccare in tutta questa vicenda - ha puntualizzato Poletto - perché è sempre stato inflessibile è sua Santità Benedetto XVI. Solo che vedo questo accanimento sui giornali e mi chiedo ma chi ci sta dietro a questa insistenza? Lascio un punto interrogativo". Il caso mediatico potrebbe quindi essere pilotato da qualcuno? "Potrebbe anche essere una manovra" ha risposto il cardinale. "Perché non si spiega - ha aggiunto - come mai prima il Papa era chiamato il "cardinale di ferro" e ora invece lo coprono di accuse, dicono che sarebbe stato molle, che avrebbe coperto...". "La Chiesa di momenti dolorosi ne ha sempre vissuti nella storia e questo momento è doloroso forse anche per un accanimento eccessivo dei mezzi di comunicazione". "Si punta il dito contro gli errori di qualche persona consacrata, sacerdote o religioso - ha detto Poletto - dimenticando di dire il tanto bene che nella storia la Chiesa ha fatto per l'umanità. Il primo a condannare è stato proprio il Santo Padre, che ha scritto ai cattolici di Irlanda dicendo di provare vergogna. La Chiesa non vuole insabbiare o attenuare, condanna con durezza. Ma continuare da settimane e mesi su questa cosa dimenticando i meriti della Chiesa non è un atto onesto. È come si vede il puntino nero e non il foglio bianco". "L'Ostensione non è collegata a questi temi - ha sottolineato Poletto - ma può contribuire a farci diventare tutti più buoni, anche i giornalisti, a far pensare loro che forse non è il caso di tornare su un argomento di un mese fa se già era stato detto. La finalità di diventare più buoni non è dire 'non parlate più di queste cose' ma di diventare più buoni in generale, nella vostra serietà professionale che è una grande responsabilità".

La Repubblica.it, Apcom