Il rapporto tra secolarizzazione e fede, la crisi economica e i suoi influssi sull’Europa, il senso dell’imminente pellegrinaggio a Fatima, con una riflessione sulle ferite più recenti patite dalla Chiesa, come quella degli abusi sessuali, che trovano eco nel messaggio stesso di Fatima. Sono i temi affrontati questa mattina da Benedetto XVI nell’incontro con i giornalisti a bordo del volo papale diretto a Lisbona. Le parole di Benedetto XVI echeggiano chiare e incisive all’interno dell’Airbus 320 dell’Alitalia, gremito dai giornalisti come sempre ansiosi di ascoltare le prime considerazioni del Papa all’inizio di un viaggio apostolico. La terza domanda dei cronisti tocca uno dei punti nevralgici: è possibile cogliere nel Messaggio di Fatima, chiedono, oltre a ciò che riguardò Giovanni Paolo II e l’attentato subito, anche il senso delle sofferenze che vive la Chiesa contemporanea, scossa dalle vicende degli abusi sessuali sui minori? La replica di Benedetto XVI è netta. Ciò che di nuovo si può scoprire oggi nel Messaggio di Fatima è che in esso, dice, si vede la “passione” che vive la Chiesa che “si riflette sulla persona del Papa”: “Non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Anche questo si è sempre saputo, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione alla Chiesa non viene dai nemici di fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa, e che la Chiesa quindi ha profondo bisogno di reimparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia”. Detto questo, ha ribadito il Papa, dobbiamo ricordare che “il Signore è più forte del male e la Madonna per noi è la garanzia visibile, materna della bontà di Dio, che è sempre l’ultima parola nella storia”. In precedenza, il Pontefice aveva risposto a una domanda sulla realtà di secolarizzazione del Portogallo, Paese un tempo profondamente cattolico. Benedetto XVI ha riconosciuto anzitutto la presenza lungo i secoli di una “fede coraggiosa, intelligente e creativa”, testimoniata dalla nazione lusitana anche in molte parti del mondo, come in Brasile. Pur notando come “la dialettica tra fede e secolarismo in Portogallo” conti “una lunga storia”, tuttavia non sono mancate persone, ha detto, intenzionate a “creare dei ponti”, a “creare un dialogo” tra le due posizioni. Un compito che non è mai tramontato ed è tuttora attuale: “Penso che proprio il compito, la missione dell’Europa in questa situazione è trovare questo dialogo, integrare fede e razionalità moderna in un'unica visione antropologica che completa l’essere umano e rende così anche comunicabile le culture umane. La presenza del secolarismo è una cosa normale, ma la separazione, la contrapposizione tra secolarismo e cultura della fede è anomala e deve essere superata. La grande sfida di questo momento è che i due si incontrino, così che trovino la loro vera identità. E’ una missione dell’Europa e una necessità umana in questa nostra storia.”Benedetto XVI ha pure risposto a una domanda sulla crisi economica che metterebbe a rischio, per alcuni, la stabilità stessa dell’Europa comunitaria. Prendendo spunto dalla Dottrina sociale della Chiesa, che invita il positivismo economico a entrare in dialogo con una visione etica dell’economia, il Papa ha anche confessato che la fede cattolica ha “spesso” lasciato, in passato, le questioni economiche al mondo pensando solo “alla salvezza individuale”. Ed ha concluso: “Tutta la tradizione della Dottrina sociale della Chiesa va nel senso di allargare l’aspetto etico e della fede, oltre l'individuo, alla responsabilità del mondo, a una razionalità 'performata' dall’etica. E d’altra parte, gli ultimi avvenimenti sul mercato in questi ultimi due-tre anni hanno dimostrato che la dimensione etica è interna e deve entrare nell’interno dell’agire economico...Solo così, l’Europa realizza la sua missione”.