venerdì 3 dicembre 2010

Il Papa all'ambasciatore della Costa Rica: in Cristo si trova la forza per garantire la giustizia sociale, il bene comune e il progresso della persona

La Costa Rica non smetta di insegnare ai propri giovani che il progresso del Paese è possibile solo lottando contro la corruzione e la delinquenza, promuovendo leggi difendano la vita e la famiglia e e l’ambiente naturale. E’ il pensiero di fondo del discorso rivolto questa mattina da Benedetto XVI al nuovo ambasciatore del Paese centroamericano presso la Santa Sede, Fernando Felipe Sánchez Campos (foto), ricevuto in udienza per la presentazione delle Lettere credenziali. Un Paese “dove la bellezza è fatta di montagna e di pianura, di fiumi e mare, di aria e vento che danno impulso a un popolo ospitale, orgoglioso delle sue tradizioni”, un popolo che per secoli ha accolto con favore il seme del Vangelo, germogliato “in molte iniziative educative, sanitarie e si sviluppo umano”. Comincia in modo quasi poetico l’analisi, in verità molto concreta, che Benedetto XVI fa della Costa Rica, una delle tante nazioni di tradizione latinoamericana in cui retaggio cristiano e fughe verso il relativismo dei valori costituiscono un nodo complesso da affrontare. Essere cristiani, ha affermato il Papa, certamente insegna ai giovani costaricensi che “in Cristo, il Figlio di Dio, l'uomo può sempre trovare la forza di lottare contro la povertà, la violenza domestica, la disoccupazione e la corruzione, garantire la giustizia sociale, il bene comune e il progresso di tutta la persona...In questo contesto, l'autorità pubblica deve essere la prima a trovare ciò a va a vantaggio di tutti, lavorando soprattutto come una forza morale che esalta la libertà e il senso di responsabilità di ciascuno”. Quello del Pontefice è un richiamo alto a tutto ciò che di nobile e sacro può esservi nella valori civili e spirituali di uno Stato e, insieme, un’esortazione anzitutto a chi gestisce la cosa pubblica perché dia l’esempio di cosa voglia dire servizio al bene comune. “E importante – ha ripetuto Benedetto XVI - che le autorità non esitino a respingere con fermezza l'impunità, la delinquenza giovanile, il lavoro minorile, l'ingiustizia e il traffico di droga, promuovendo misure importanti come la sicurezza pubblica, una formazione adeguata per i bambini e i giovani, con un’attenta considerazione per i detenuti, un’efficace assistenza sanitaria per tutti, specialmente i più bisognosi e gli anziani, e con programmi che consentano alle persone di ottenere un alloggio e lavoro dignitosi”. Immancabile l’invito del Papa alla difesa dei valori-base, cominciando dalla salvaguardia della vita umana. Benedetto XVI ha accennato alla firma del “Patto di San José”, nel quale, ha ricordato, “si riconosce esplicitamente il valore della vita umana fin dal concepimento. E 'pertanto auspicabile che la Costa Rica non violi i diritti del nascituro con leggi che legittimino la fecondazione in vitro e l'aborto”. La famiglia, ha osservato poi, è “un'istituzione che sta soffrendo, forse come nessun’altra”, i cambiamenti che stanno avvenendo nella società e nella cultura, e tuttavia ciò non deve farle smarrire, ha detto, “la sua identità più autentica” di centro di formazione dei giovani. L’ultimo tema toccato da Benedetto XVI ha riguardato “l’alleanza tra l’uomo e l’ambiente”, quest’ultimo, come aveva riconosciuto all’inizio il Papa, ben rigoglioso in tutta la Costa Rica: “La difesa della pace sarà inoltre agevolata con la cura dell'ambiente naturale, che sono realtà strettamente correlate. A questo proposito, la Costa Rica...ha ottenuto buoni risultati nel preservare l'ambiente e ricercare un equilibrio tra lo sviluppo umano e la conservazione delle risorse...Con questo obiettivo, incoraggio tutti i costaricani nel continuare a sviluppare ciò che promuove il vero sviluppo umano in armonia con il creato, evitando interessi spuri e incomprensioni su un argomento di tale importanza”.

Radio Vaticana