venerdì 3 dicembre 2010

Il Papa: nessun sistema teologico sussiste se non permeato dall'amore. Non si può essere teologi nella solitudine, ma solo nella comunione

"Non si può essere teologi nella solitudine": è quanto ha detto il Papa ricevendo questa mattina in Vaticano i membri della Commissione Teologica Internazionale al termine della loro plenaria. La teologia è vera solo a partire dall’incontro col Cristo risorto, perché “nessun sistema teologico può sussistere se non è permeato dall’amore” divino. Infatti, ha affermato il Papa, “chi ha scoperto in Cristo l’amore di Dio, infuso dallo Spirito Santo nei nostri cuori, desidera conoscere meglio Colui da cui è amato e che ama”. “Conoscenza e amore si sostengono a vicenda. Come hanno affermato i Padri della Chiesa, chiunque ama Dio è spinto a diventare in un certo senso teologo, uno che parla con Dio, che pensa di Dio e cerca di pensare con Dio”. La riflessione teologica, ha proseguito il Papa, aiuta il “dialogo con i credenti di altre religioni ed anche con i non credenti” grazie alla sua razionalità. “Possiamo – infatti - pensare a Dio e comunicare ciò che abbiamo pensato perché Egli ci ha dotati di una ragione in armonia con la sua natura”. E’ necessario tuttavia che “la stessa razionalità della teologia” aiuti “a purificare la ragione umana liberandola da certi pregiudizi ed idee che possono esercitare un forte influsso sul pensiero di ogni epoca”. Inoltre, ha spiegato, “conoscere Dio nella sua vera natura”, ovvero come “fonte di perdono”, è anche “il modo sicuro per assicurare la pace” nel mondo. In tutto questo, i teologi, perché il loro metodo sia veramente scientifico, oltre a procedere in modo razionale, devono essere fedeli alla natura della fede ecclesiale, “sempre in continuità e in dialogo con i credenti e i teologi che sono venuti prima di noi” perché “il teologo non incomincia mai da zero”. Quindi il Papa ha sottolineato “l’unità indispensabile che deve regnare fra teologi e Pastori”: “Non si può essere teologi nella solitudine: i teologi hanno bisogno del ministero dei Pastori della Chiesa, come il Magistero ha bisogno di teologi che compiono fino in fondo il loro servizio, con tutta l’ascesi che ciò implica”. “Cristo è morto per tutti, benché non tutti lo sappiano o lo accettino”, ha osservato Benedetto XVI. Questa fede “ci porta al servizio degli altri nel nome di Cristo; in altre parole l’impegno sociale dei cristiani deriva necessariamente dalla manifestazione dell’amore divino. Contemplazione di Dio rivelato e carità per il prossimo – ha concluso il Papa - non si possono separare, anche se si vivono secondo diversi carismi”. “In un mondo che spesso apprezza molti doni del Cristianesimo - come per esempio l’idea di uguaglianza democratica...senza capire la radice dei propri ideali, è particolarmente importante mostrare che i frutti muoiono se viene tagliata la radice dell’albero. Infatti non c’è giustizia senza verità, e la giustizia non si sviluppa pienamente se il suo orizzonte è limitato al mondo materiale. Per noi cristiani la solidarietà sociale ha sempre una prospettiva di eternità”.

Radio Vaticana

UDIENZA AI MEMBRI DELLA COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE - il testo integrale del discorso del Papa